Trekking piacevole e poco impegnativo, adatto a concludere in bellezza il 2012. Il cielo è blu più del blu. La neve di un bianco alla Omino Bianco Smacchia Facile... il sentiero che porta al Rif. Gherardi una lastra di ghiaccio, che nel pomeriggio diventerà fango e imbratterà tutti gli scarponi.
Tic-tic-tac... il rumore delle bacchette, che diventa sempre più sottile, quasi inesistente, quando incontriamo la neve soffice.
Cammina... cammina... e come sempre si parla del più e del meno.
Luca: "Baciamorti o Sodadura... quale ho fatto l'altra volta?!"
Io: "Certo... con due nomi così simili... beh dai sono antrambi due composti Bacia-morti e Soda-dura......."
Silenzio.....
Luca: "dai che lo sai che io coi nomi sono negato"
Io: "Appunto..."
Luca: "Ho fatto il Sodadura, perchè il Baciamorti ha un nome che mi sta sul cxxo..."
Io: "Ah beh..."
Dal silenzio emerge la voce di Raffo : "Posso fare il saccente e dirvi perchè si chiama così?"
Io: "Fai sfoggio del tuo sapere e illuminaci"
Raffo: "Sai che una volta si scomunicavano... e insomma è finito che gli abitanti di Cassiglio, che si trova sotto l'attuale Baciamorti, avessero la parrocchia a Pizzino, al di là della valle. Quindi questi (quelli di Cassiglio) una volta all'anno si caricavano le bare in spalla e le portavano di qua e nei pressi del Pizzo davano l'ultimo saluto ai loro cari (il bacio ai morti) e le consegnavano nelle mani (o meglio sulle spalle) di quelli di Pizzino che le portavano nel loro cimitero... Da qua il nome di Pizzo Baciamorti..."
Io: "Ahhhh!"
Silenzio...
Io: "Cioè, ma che vasca si facevano questi una volta all'anno?"
Conclusione: ALLENARSI.
Ta'
lunedì 31 dicembre 2012
sabato 29 dicembre 2012
29/12/2012 Via degli Istruttori, Antimedale (Lc)
Diff: 6a (5a obbl)
Lungh: 220 mt
Via facile e divertente, dalle difficoltà moderate, che si snoda in 7 lunghezze piacevoli, soprattutto se accompagnati (come nel nostro caso), dal tepore del sole decembrino.
Con le temperature della stagione invernale anche il tanto temuto "unto" si è fatto sentire pochissimo.
La via è interamente a spit (non troppo ravvicinati, tuttavia e possibile integrare con friend... e un paio li ho anche "picchiati dentro"). Le soste sono comode, a spit e collegate da catena.
Considerato che non scalavo in via da settembre, non è andata poi malissimo!!!
Molto carino ed estetico il diedro del penultimo tiro.
Ta'
Lungh: 220 mt
Via facile e divertente, dalle difficoltà moderate, che si snoda in 7 lunghezze piacevoli, soprattutto se accompagnati (come nel nostro caso), dal tepore del sole decembrino.
Con le temperature della stagione invernale anche il tanto temuto "unto" si è fatto sentire pochissimo.
La via è interamente a spit (non troppo ravvicinati, tuttavia e possibile integrare con friend... e un paio li ho anche "picchiati dentro"). Le soste sono comode, a spit e collegate da catena.
Considerato che non scalavo in via da settembre, non è andata poi malissimo!!!
Molto carino ed estetico il diedro del penultimo tiro.
Ta'
lunedì 24 dicembre 2012
MIB11 A Seriate
Tantissimi, oltre 120, gli “uomini in nero” che nella serata di giovedì hanno partecipato all’undicesima edizione del Men in Block, il boulder contest made in Seriate che è ormai diventato una classica occasione di incontro e di scambio di auguri natalizi tra gli arrampicatori appassionati di “blocchi”. Diciotto tracciati differenti che, in un crescendo di difficoltà, hanno dato del filo da torcere a tutti: dai neofiti di questa specialità ai più esperti.
Alla serata, che ha avuto luogo presso la sala boulder del Centro Sportivo Comunale di Corso Roma, hanno partecipato principalmente gli appassionati della bergamasca, ma non sono mancati arrampicatori provenienti da Lecco, Milano e Brescia.
Una piccola grande famiglia, quella dei boulderisti, che ogni anno ama ritrovarsi e sfidarsi, mettendosi alla prova sui blocchi proposti da Paolo Cattaneo, storico organizzatore di questo evento che dalla primissima edizione del 2002 attira un numero sempre maggiore di persone.
Gli ingredienti di questo successo, che cresce di anno in anno attraverso il passa-parola e senza bisogno di troppa pubblicità, sono anzitutto la qualità della tracciatura, l’ottima organizzazione, la passione che ruota attorno a questa disciplina abbinate ad un pizzico di sana competizione. La serata è proseguita fino alle23, quando la pelle delle mani, consumata dalle ruvide prese, non ha iniziato a far male. Quel dolore che per il patito dell’arrampicata coincide con la parola “soddisfazione”. Il tutto accompagnato dal rock scatenato della band bergamasca “Unti e bisunti”.
Novità di questa edizione è stata una slackline lunga 15 metri circa, tesa a fine serata all’esterno della palestra. La pioggia sottile non ha scoraggiato i più intraprendenti, che hanno avuto l’occasione di improvvisarsi funamboli, provando a muovere qualche passo cercando di non cadere oppure facendo giochi di equilibrio e dimostrando quanto quest’arte, vicina all’ambito dell’arrampicata sportiva, si stia diffondendo sempre di più anche in Italia.
Ta'
domenica 16 dicembre 2012
Monte Campioncino (2100 mt)
Un giretto in zona panoramicissima in una giornata in cui, in pianura, la nebbia regna sovrana.
Lo sviluppo è piuttosto lungo, anche se il dislivello non è molto. Gita tranquilla, soprattutto quando il rischio slavine è a "tre" e non si può pretendere di fare molto di più.
In compagnia di Raffo, Alex e Marchino (con tavola e sci).
Ta'
Lo sviluppo è piuttosto lungo, anche se il dislivello non è molto. Gita tranquilla, soprattutto quando il rischio slavine è a "tre" e non si può pretendere di fare molto di più.
In compagnia di Raffo, Alex e Marchino (con tavola e sci).
Ta'
domenica 9 dicembre 2012
08/12/2012 Alben (2019 mt)... dalle parti del canale Ilaria
Alè rigidi!! E questa volta, a causa del freddo, rigidi lo si è stati per davvero!
Con Mauro Mario Contro (aiuto rifugista Brunone) e Raffo siamo saliti all'Alben da Cornalba, imboccando quell'evidente canale che taglia a metà la parete.
A causa della nevicata della sera precedente il manto bianco non si è ancora indurito ed è tutta farina, powder direbbero gli sciatori.
Dopo un avvicinamento "ravanoso" tra i sassi, sfondando fino alla coscia, puntiamo quella che ci sembra la via di salita un po' meno evidente ma più divertente. Sarà l'Ilaria Beh...è l'unico così evidente. Ma abbiamo puntato la parete troppo presto e ci tocca fare tutto un pezzo in mezza costa... sfondiamo... e mettiamo i ramponi. Quando ci sembra di essere sotto il canale cominciamo a salire. La neve non è dura, ma si sale abbastanza bene ora che abbiamo indossato i ramponi. L'attacco (almeno quello che per noi dovrebbe essere l'attacco) è un bel tratto sui 40-45 gradi con un paio di risalti più ripidi (muretti di 60-65 gradi, un paio di passi). Si continua a salire poi su pendenze più limitate (30 gradi). Arrivati nella parte terminale, un bel canalino incassato che dovrebbe sbucare proprio sotto la croce, la neve è davvero troppo alta e andare avanti diventa davvero faticoso. Tagliamo allora per roccette a crestine sulla destra (qualche risalto come nella parte iniziale), sotto i raggi di un bel sole quasi tiepido.
L'aria in vetta è piacevolmente frizzante, strepitosa la discesa passando dalle creste e su neve soffice e ancora priva di impronte. Già, siamo i primi. Bello. E' l'unica parola che mi viene, anche se ben poco rende il concetto. Guardando la foto scaricata da internet, la sera, posso dire che tutto sommato l'abbiamo fatto... deviando un po' l'attacco (che sicuramente non era l'originale) e l'uscita ( a destra su roccette).
Ta'
Con Mauro Mario Contro (aiuto rifugista Brunone) e Raffo siamo saliti all'Alben da Cornalba, imboccando quell'evidente canale che taglia a metà la parete.
A causa della nevicata della sera precedente il manto bianco non si è ancora indurito ed è tutta farina, powder direbbero gli sciatori.
Ilaria in rosso, la discesa in verde |
L'aria in vetta è piacevolmente frizzante, strepitosa la discesa passando dalle creste e su neve soffice e ancora priva di impronte. Già, siamo i primi. Bello. E' l'unica parola che mi viene, anche se ben poco rende il concetto. Guardando la foto scaricata da internet, la sera, posso dire che tutto sommato l'abbiamo fatto... deviando un po' l'attacco (che sicuramente non era l'originale) e l'uscita ( a destra su roccette).
Ta'
Le nostre impronte di salita |
Una ravanata... ma il gioco vale la candela!!! |
Raffo in cima al "nostro attacco" |
Grazie a Raffo e al grande Mario Mauro Contro |
giovedì 6 dicembre 2012
06/12/2012 Gli imbecilli sono intorno a noi... :(
Stazione di Bergamo. Treno direzione Calusco. Ore 19,23.
Sulla banchina, durante l'attesa, l'aria è pungente. C'è uno strano odore, come quando deve nevicare. Lo si sente con il naso e non semplicemente perchè le previsioni abbiano decretato tempo infausto per il venerdì tanto caro ai milanesi. Il buon Ambrogio porterà il gelo, pare.
Le porte dello sbiadito convoglio emettono un suono metallico, rotto dall'altoparlante della stazione, da cui una voce stridula annuncia la sua imminente partenza. I passeggeri si affrettano a salire e a cercare posto sui sedili in pelle logora. Dopo una certa ora (non ci si spiega il perchè) le carrozze, che pur non sono il cocchio di Cenerentola, si trasformano in zucche ed i topi li trovi dentro!
La maggior parte dei passeggeri è di colore, ridono in maniera rumorosa ma solare, allegra, piacevole e fanno sembrare il luogo assai meno triste. Le bocche larghe e le labbra carnose. Ridono di una rista contagiosa.
Rumori di ferraglia, un tonfo, schiamazzi... tre ragazzi salgono di corsa i gradini che portano al piano rialzato della carrozza e corrono lungo tutto il corridoio, sghignazzando e girandosi a guardare indietro di tanto in tanto.
Guardando nella direzione da cui arrivano si vede una carrozzella per paraplegici carica di borse di plastica stracolme di "roba", e di sicuro non trattasi della roba del Decamerone... questa roba puzza di povertà e sudiciume, non solo in senso figurato. Tra le borse da supermarket vi sono incastrate persino un paio di stampelle. Dietro a questa casa su due ruote, curvo e con due occhi che farebbero invidia a Caron occhi di bragia, arrotolato su se stesso quasi a toccare terra, un barbone.
Come una lumaca sta traslocando da Bergamo e Milano Porta Garibaldi, forse più calda visto l'ondata di gelo in arrivo.
I tre, quelli degli schiamazzi, tornano e siedono in modo da essere visti dal barbone, sul primo sedile ma al piano rialzato, forse certi di trovare in questi pochi gradini una barriera che il vecchio non sarà mai in grado di oltrepassare.
Solo uno parla italiano, ogni tanto. Gli altri parlano una lingua che potrebbere essere dell'est Europa.
Lo provocano. E' evidente. Insulti, oscenità. Dal canto suo il vecchio è fuori di se', vaneggiava prima di salire e ancora di più ora. Urla e li minaccia a sua volta, ma la lingua è evidentemente impastata, sbiascica e non si sa cosa.
Certo è che è arrabbiato. I tre disgraziati fanno per allontanarsi e ritornano tre volte, spintonando le persone sui sedili. Solo quandono lo vedono esasperato, schiumante di rabbia, si dileguano, sempre ridendo.
Che schifo. Idioti. Il problema è, credo, che il mondo è pieno di idioti strasicuri di sè e convinti di esserne i padroni, mentre sono gli intelligenti quelli insicuri e che si pongono mille domande.
Si richiede urgentemente un'inversione di tendenza, affinchè l'idiozia non rimanga il centro di gravità permanente...
Ta'
lunedì 3 dicembre 2012
01/12/2012 Prima neve sulla Regina
Se mi fosse dato di vivere senza la possibilità di sognare e di lottare per un sogno, bello quanto inutile, sarei un uomo finito
Giusto Gervasutti
Giusto Gervasutti
Non si può vivere senza un sogno. Mangi, respiri, cammini. Ma è come se fossi morto.
Dopo una settimana di lavoro intenso, nella quale ti sei fatta in quattro per arrivare dappertutto, senza poi, alla fine, neppure arrivarci, desideri solo un sabato mattina di sonno, intenso almeno quanto la tua settimana.
Ma certo che no, perchè chi ama la montagna ama anche un po' soffrire... per cui la sveglia trilla impietosa alle sei e mezza. Con un occhio chiuso ed uno aperto solo per metà ti avvicini alla finestra, mentre una vocina che viene da dentro ti ripete "magari piove, magari piove...".
L'occhio aperto solo per metà mette a fuoco, l'immagine che ti si presenta penetra la pupilla, risale per il nervo ottico, arriva al cervello (lentamente perchè anche i neuroni stanno ancora dormendo!) e... nuvole grigie, ma non piove (quasi). Ok, in piedi che si va... Ops, sono già in piedi...
Ma la testa continua a dormire, quello che dovrebbe essere il tuo socio continua a rigirarsi nel letto anche mentre tu lotti con il dentifricio, le cose da mangiare rimangono sul tavolo della cucina e, morale della favola, arrivi in Presolana, apri il baule della macchina, e scopri che lo zaino con dentro i ramponi è rimasto nel box, per terra. Me lo immagino, povero zaino, solo e desolato, mentre mi urla di non andarmene così, e io che non sento e mi allontano, con sguardo altero!!!
Però gli scarponi ci sono, come lo zaino di Raffo (e Raffo come appendice dello zaino!!!), con all'interno le ciaspole... che come sempre si portano solo per far peso...
Nuvole dense e basse, qualche fiocco di neve. Il tempo non invita. Partiamo e come ogni volta mi gusto quel tratto che fa da raccordo tra i prati e la roccia nuda della Regina.
Alla baita Cassinelli la neve supera la caviglia e appena oltrepasso la staccionata in legno scopro delle "peste". Qualcuno ci precede. Bello... magari lui il mangiare non l'ha dimenticato sul tavolo della cucina...
Seguo quei passi come un cane da tartufo, gioco a tenere lo stesso passo (e non mi pesa, dunque lui o lei hanno la mia stessa falcata), misuro l'impronta (ha il piede più grande del mio), penso che faccia potrebbe associarsi a questo piede... utopia... immagino un piede con la faccia che sorridente, mi saluta. Fantastico e intanto cammino, quasi dimenticandomi di quel povero grande uomo che mi segue (e che alla fine questa mattina, per farmi felice, si è alzato).
Inutile alzare lo sguardo verso le imponenti pareti, sono coperte da una coltre bianca.
Un rumore sordo, uno scalpiccio dall'alto... è lui!! Il piede misterioso! Scende saltellando, spegnendo in me la speranza di avere qualcosa da mangiare al bivacco. Però cavolo... è già salito e ridisceso!
Lo incrocio, a malapena mi saluta. Continuo a salire e quando la neve inizia a superare la metà del polpaggio, le orme si interrompono.... aahh!! Non voleva annaspare nella neve LUI...
Ad un tratto tutto diventa bianco, di un bianco accecante. Il cielo, la terra, tutto bianco. La neve è consistente sotto, leggera sopra. Pesto con movimenti meccanici e ritmici. Spengo il cervello e lo riaccendo solo a spot, quando per un qualche motivo "sfondo" e allora devo decidere se spostarmi a destra oppure a sinistra. Bello. Bello spegnere la testa, liberare la mente. Il bianco inganna e i miei occhi calcolano male le distanze. Sono convinta di avere il piede a terra e invece manca ancora un pezzetto, e finisco giù nella neve.
Raffo mi dice che con le ciaspole farei meno fatica... ma sono quasi alla fine e poi, le ciaspole, non le so usare e continuerei ad inciampare nei miei stessi piedi.
Vedo il bivacco per metà ricoperto di neve ghiacciata. Tolgo un po' di neve che blocca l'ingresso e mi infilo dentro. Trovo alcune candele, qualche pacchetto di creck, una bottiglia d'acqua, la guida della Presolana e un quadernone lasciato da chissà chi... resti di umanità..
Ta'
domenica 2 dicembre 2012
Francesco, Damiano e Luca. Ma è davvero finita?
Tre come tanti, tre come noi, tre di noi. Per una settimana intera le famiglie, gli amici e tutti gli appassionati di montagna hanno seguito la vicenda. Il cuore in gola quando, ogni giorno, aprivi la finestra di internet nella speranze di leggere qualcosa che desse una ragione valida per continuare a dire “Forza ragazzi…”.
Si teme, purtroppo, che finisca così: con una dichiarazione del comandante del Pghm di Briançon Stephane Bozon che, il pomeriggio del primo dicembre, convoca le famiglie dei dispersi spiegando loro che ormai le speranze di ritrovarli vivi sono pari a zero.
Ma come? Zero? Davvero si interrompono le ricerche? Gli amici sono senza parole, per non parlare dello stato emotivo delle famiglie. Impensabile, inimmaginabile.
Francesco, Damiano e Luca. I tre nomi che, da una settimana, passano di bocca in bocca, affollano le pagine dei giornali e del web.
Dici: erano quasi alla fine, avevano terminato la serie di doppie. Cosa diamine è successo? Niente. La risposta non arriva. E non arriverà mai. Mi chiedo cosa possa essere, a livello mentale, elaborare la morte di un fantasma. Sì, perché la situazione è irreale. Ti hanno detto che non ci sono più speranze, di tornare a casa. A casa? A casa dove? Senza di lui? Senza un figlio, senza un marito, senza neanche il loro corpo.
Ti hanno detto che bisogna sperare nel disgelo primaverile per ritrovarli, se sono caduti vittime di qualche valanga. Sai che non verranno ritrovati più neppure i corpi, se inghiottiti da qualche crepaccio.
Le parole non potranno mai esprimere la bufera mediatica che si è scatenata sul web, tra il popolo degli appassionati di montagna, a partire da un paio di giorni dopo la scomparsa. Se all’inizio tutti credevano in un veloce ritrovamento perché, lo ripeto, erano quasi arrivati (sebbene il tratto da percorrere non fosse dei più semplici e sicuri), col passare dei giorni ognuno ha voluto dire la sua. Si è assistito ad un crescendo di emozioni, traducibili in comportamenti molto diversi. Giovedì si potevano ancora leggere commenti pieni di speranza: “Nessuno sa cosa sia accaduto, ne parleremo ad un tavolo, con loro, di fronte ad una birra…”. “Ma con la prima vera perturbazione in arrivo, non è stato forse un azzardo?”. “Perché? Non venirmi a dire che tu non vai il weekend in montagna anche quando danno perturbazione in arrivo!”. Qualche botta e risposta, perché i commenti circa quello che sarebbe stato consigliabile fare o non fare e le critiche, sono superflui in situazioni come questa.
Notizie che rischiano di accavallarsi e di contraddirsi quando internet viaggia a velocità doppia rispetto a dichiarazioni di carta e televisioni. E’ accaduto infatti che le notizie arrivassero prima su Facebook o sui forum di montagna, attraverso il passaparola di amici, soccorritori impegnati nelle ricerche e conoscenti. E’ comparso il commento, sulla rete, che uno degli elicotteri che più e più volte ha sorvolato la zona del Dome Des Ecrins, fosse stato finanziato dagli amici. “Grandi!” è stato il commento.
Anche su On Ice.it, noto portale tra gli alpinisti della bergamasca, si stava scatenando l’inferno dei botta e risposta, sottolineando l’inattendibilità e la fretta nel diffondere le notizie da parte di siti di informazione come, tanto per citarne uno, Montagnatv. Ha detto stop a questo inutile battibecco il moderatore dello stesso On Ice che ha “chiuso a lucchetto” il post sottolineando di “evitare di continuare una conversazione del genere proprio su quel sito mentre ci sono persone che soffrono”. Ave a lui, perché in queste situazioni tatto e buon senso, lo si dovrebbe sapere, sono d’obbligo!
Tanto più che sia Luca che Francesco sono ben conosciuti tra i frequentatori del forum OnIce. Nick name: il Ganja ed il Barbarossa. Sono… perché erano non si riesce ancora ad utilizzare.
Tante le candele che in questi giorni sono state messe a bruciare sul davanzale delle finestre, in segno di speranza. L’iniziativa era partita dal forum di On Ice diffondendosi poi anche su Facebook.
Tanti gli amici che si sono recati a Briancon, nella speranza che fosse il giorno giusto, quello del ritrovamento, ma anche per guardare negli occhi i familiari, stringere loro la mano e sostenerli in questa drammatica situazione.
Sono partecipe del drammatico momento. Non ho fatto montagna con lui. Mi ha solo chiamato al cell tempo fa, leggendo il mio report qui in on-ice, che riportava del mio infarto in montagna. Mi ha invitato da lui, ai Riuniti di Bergamo,mi ha visitato e seguito. Mi sono sdebitato,( a fatica) regalandogli un libro di montagna prezioso per me, in quanto introvabile. E' stato felicissimo, e abbiamo cominciato a parlare di salite e montagne.
Un forte, un grande.
Aspettiamo.
Come tutti quelli che conoscevano seppur per qualche ,poche gite effettuate assieme al ganja e barbarossa soffrono al pensiero di questa immane tragedia. Nella mia mente ho nitide due singole immagini di loro . il sorriso del ganja sulla cima d'Emet , e il fine gita in quel di Pila con il barbarossa in mezzo a tanti di noi che passeggiava nel piazzale della funivia con ai piedi ciabatte tipo crocks e un sigaro in bocca. Mi sento di esprimere a loro questo dolce pensiero . che la soffice neve che ancor cade sulle amate montagne , vi conservi sereni nell'animo e in volto, così , che la primavera vi possa mostrare a chi casualmente vi potrà ritrovare. ciao Luca, Francesco e Damiano ovunque voi siate.
(Commenti di alcuni utenti di On Ice)
Ta'
Si teme, purtroppo, che finisca così: con una dichiarazione del comandante del Pghm di Briançon Stephane Bozon che, il pomeriggio del primo dicembre, convoca le famiglie dei dispersi spiegando loro che ormai le speranze di ritrovarli vivi sono pari a zero.
Ma come? Zero? Davvero si interrompono le ricerche? Gli amici sono senza parole, per non parlare dello stato emotivo delle famiglie. Impensabile, inimmaginabile.
Francesco, Damiano e Luca. I tre nomi che, da una settimana, passano di bocca in bocca, affollano le pagine dei giornali e del web.
Dici: erano quasi alla fine, avevano terminato la serie di doppie. Cosa diamine è successo? Niente. La risposta non arriva. E non arriverà mai. Mi chiedo cosa possa essere, a livello mentale, elaborare la morte di un fantasma. Sì, perché la situazione è irreale. Ti hanno detto che non ci sono più speranze, di tornare a casa. A casa? A casa dove? Senza di lui? Senza un figlio, senza un marito, senza neanche il loro corpo.
Ti hanno detto che bisogna sperare nel disgelo primaverile per ritrovarli, se sono caduti vittime di qualche valanga. Sai che non verranno ritrovati più neppure i corpi, se inghiottiti da qualche crepaccio.
Le parole non potranno mai esprimere la bufera mediatica che si è scatenata sul web, tra il popolo degli appassionati di montagna, a partire da un paio di giorni dopo la scomparsa. Se all’inizio tutti credevano in un veloce ritrovamento perché, lo ripeto, erano quasi arrivati (sebbene il tratto da percorrere non fosse dei più semplici e sicuri), col passare dei giorni ognuno ha voluto dire la sua. Si è assistito ad un crescendo di emozioni, traducibili in comportamenti molto diversi. Giovedì si potevano ancora leggere commenti pieni di speranza: “Nessuno sa cosa sia accaduto, ne parleremo ad un tavolo, con loro, di fronte ad una birra…”. “Ma con la prima vera perturbazione in arrivo, non è stato forse un azzardo?”. “Perché? Non venirmi a dire che tu non vai il weekend in montagna anche quando danno perturbazione in arrivo!”. Qualche botta e risposta, perché i commenti circa quello che sarebbe stato consigliabile fare o non fare e le critiche, sono superflui in situazioni come questa.
Notizie che rischiano di accavallarsi e di contraddirsi quando internet viaggia a velocità doppia rispetto a dichiarazioni di carta e televisioni. E’ accaduto infatti che le notizie arrivassero prima su Facebook o sui forum di montagna, attraverso il passaparola di amici, soccorritori impegnati nelle ricerche e conoscenti. E’ comparso il commento, sulla rete, che uno degli elicotteri che più e più volte ha sorvolato la zona del Dome Des Ecrins, fosse stato finanziato dagli amici. “Grandi!” è stato il commento.
Anche su On Ice.it, noto portale tra gli alpinisti della bergamasca, si stava scatenando l’inferno dei botta e risposta, sottolineando l’inattendibilità e la fretta nel diffondere le notizie da parte di siti di informazione come, tanto per citarne uno, Montagnatv. Ha detto stop a questo inutile battibecco il moderatore dello stesso On Ice che ha “chiuso a lucchetto” il post sottolineando di “evitare di continuare una conversazione del genere proprio su quel sito mentre ci sono persone che soffrono”. Ave a lui, perché in queste situazioni tatto e buon senso, lo si dovrebbe sapere, sono d’obbligo!
Tanto più che sia Luca che Francesco sono ben conosciuti tra i frequentatori del forum OnIce. Nick name: il Ganja ed il Barbarossa. Sono… perché erano non si riesce ancora ad utilizzare.
Tante le candele che in questi giorni sono state messe a bruciare sul davanzale delle finestre, in segno di speranza. L’iniziativa era partita dal forum di On Ice diffondendosi poi anche su Facebook.
Tanti gli amici che si sono recati a Briancon, nella speranza che fosse il giorno giusto, quello del ritrovamento, ma anche per guardare negli occhi i familiari, stringere loro la mano e sostenerli in questa drammatica situazione.
Sono partecipe del drammatico momento. Non ho fatto montagna con lui. Mi ha solo chiamato al cell tempo fa, leggendo il mio report qui in on-ice, che riportava del mio infarto in montagna. Mi ha invitato da lui, ai Riuniti di Bergamo,mi ha visitato e seguito. Mi sono sdebitato,( a fatica) regalandogli un libro di montagna prezioso per me, in quanto introvabile. E' stato felicissimo, e abbiamo cominciato a parlare di salite e montagne.
Un forte, un grande.
Aspettiamo.
Come tutti quelli che conoscevano seppur per qualche ,poche gite effettuate assieme al ganja e barbarossa soffrono al pensiero di questa immane tragedia. Nella mia mente ho nitide due singole immagini di loro . il sorriso del ganja sulla cima d'Emet , e il fine gita in quel di Pila con il barbarossa in mezzo a tanti di noi che passeggiava nel piazzale della funivia con ai piedi ciabatte tipo crocks e un sigaro in bocca. Mi sento di esprimere a loro questo dolce pensiero . che la soffice neve che ancor cade sulle amate montagne , vi conservi sereni nell'animo e in volto, così , che la primavera vi possa mostrare a chi casualmente vi potrà ritrovare. ciao Luca, Francesco e Damiano ovunque voi siate.
(Commenti di alcuni utenti di On Ice)
Ta'
lunedì 19 novembre 2012
18/11/2012 Rif. Coca e Lago di Coca (Alta Val Seriana)
Domenica, complice il cielo azzurro ondulato di nuvole, sono salita in zona Coca. Nonostante le previsioni avessero malignato sull’intero week end, alla fine un sole debole e a tratti malato mi ha scortata, spiandomi timido, per l’intera giornata, dal velo grigiastro del cielo sopra le cime.
Una di quelle giornate in cui prevale la voglia di camminare, faticare, sudare, sentire il cuore che ti scoppia in petto e il sangue che pulsa nelle vene, prepotente. Una di quelle giornate in cui pensi che, anche morissi, i miei occhi contemplerebbero ciò che vorrei serbare come ultimo ricordo.
Il silenzio che si fa penetrante. Un silenzio assordante a tal punto che un urlo, gettato al vento, ti rincuora, e il suo eco ti tiene compagnia.
Seduta sul terrazzino del Coca, avvolta in una coperta dell’invernale, ho chiacchierato amabilmente con un ragno che zampettava tranquillo sul muro, diretto chissà dove. Questo fino a che non sono arrivate le prime persone.
I “Ciao”, le voci, le risa… troppo rumore per una domenica in cui si cerca il silenzio.
Abbandonato lo zaino sono salita fino al lago, per metà coperto da un sottilissimo strato argentato, calpestando le prime, ultime lingue di neve, romanticamente accarezzate dai tiepidi raggi del sole.
Ta’
domenica 18 novembre 2012
17/11/2012 Falesia del Lariosauro (Lc)
La falesia del Lariosauro, splendida serie di settori (le foto sopra fanno riferimento solo al Settore Centrale o Principale) con vista sul lago di Lecco, è costituita da una successione di muri grigio-gialli, verticali e poco strapiombanti. Si tratta di un'arrampicata piuttosto tecnica e continua, con itinerari lunghi fino a 35m, su tacche, reglettes e qualche canna . La roccia è ottima, con qualche tratto delicato a scaglie.
Si scala in tutte le stagioni, ma soprattutto in autunno e in Primavera. Nella stagione invernale il sole arriva a partire dalle 13,00.
per immagini e info vedi anche il sito http://larioclimb.paolo-sonja.net/falesie_lecco/lariosauro/index.html
Ta'
Mick Fowler
Un esattore delle tasse!! Ma hai presente? Uno di quelli che se per caso lo incontri vai a recuperare copia della dichiarazione dei redditi, pregando che il commercialista non abbia "toppato"...
E invece Mick Fowler (classe 1956) è un alpinista di tutto rispetto, che con le sue imprese tiene alto il nome della sua nazione, l'Inghilterra.
In occasione della pubblicazione italiana del suo ultimo libro Su ghiaccio sottile, lo "scalatore tra gli scalatori" ha presentato una delle sue più recenti imprese nepalesi ai numerosi amanti della montagna che non si sono lasciati scappare la serata di sabato, tenutasi all'auditorium in Piazza Libertà in Bergamo.
Non starò certo a soffermarmi sui particolari della salita, rintracciabili sulle riviste di montagna o su Planetmountain.
Senza nulla togliere ad essa, è simile in tutto e per tutto, a quelle compiute dagli alpinisti di ogni parte del pianeta...
Diverso però è l'approccio alpinistico del suo artefice.
Scorrendo da una diapositiva all'altra, Mick ha esposto al pubblico le ragioni profonde che lo portano a tornare ogni anno sulle montagne del Nepal. Andare in Nepal è evidentemente per lui qualcosa che va oltre il semplice "scalare".
Si legge dai suoi occhi l'adorazione che ha per questo Paese, per la sua cultura, per gli aspetti antropologoci (oltre che naturalistici) di questi territori. Le diapositive proiettate lo dimostrano: non solo montagne, ma strade, case, villaggi e soprattutto volti. E poi sempre quegli occhi... che a me piacciono così tanto! Glio occhi dei bambini, gli stessi delle foto di Roby Piantoni, gli occhi di chi trova tutto nel nulla... Bambini così diversi da quelli occidentali...
Mick pratica un alpinismo esplorativo e di ricerca. Le sue salite sono completamente in stile alpino (è inglese, e questo la dice lunga...). Sembra affascinato dalla solitudine di quei luoghi, dalle montagne vergini e dalle grandissime possibilità che ad oggi il Nepal offre. Luoghi e montagne ancora del tutto inesplorati dall'uomo, quale fascino...
Ultimo particolare che fa di Fowler un grande personaggio è la sua capacità di vivere l'alpinismo, il grande alpinismo, e la quotidianità senza che questi due universi paralleli entrino in contrasto. Complimenti Mick, scalatore tra gli scalatori, per averci regalato un sogno così ancorato a terra, quello che in un'ipotesi remota, ognuno di noi potrebbe rincorrere...
Ta'
venerdì 16 novembre 2012
16/11/2012 Morta l'anima del Verdon
http://www.ledauphine.com/france-monde/2012/11/16/escalade-patrick-edlinger-est-mort
Patrick Edlinger (Dax, 15 giugno 1960 – 16 novembre 2012) è stato un arrampicatore francese, celebre in tutto il mondo, considerato una delle leggende viventi dell'arrampicata libera.
Praticava l'arrampicata in falesia, il bouldering e le vie lunghe.
Nel 1982, (quando non ero ancora nata...), questo atleta del mondo verticale, già faceva conoscere l'arrampicata al grande pubblico, grazie ai documentari di Jean-Paul Janssen La Vie aux Bout de Doigts e Opéra Vertical, diffusi in tutto il mondo.
Nei filmati egli scala in free solo a Buoux e nelle vertiginose falesie del Verdon, ove lo si trovava di sovente. Edlinger ha saputo esprimersi ad alto livello su tutti i terreni, dalla falesia alle gare.
(fonte info:Wikipedia).
E' con dolore vero che ci diciamo che Patrick Edlinger è morto il 16 Novembre 2012.
Aveva appena finito di girare un lungo film in giro per il mondo, e lo avevamo invitato per la prossima Primavera. Chi scrive lo ha incontrato per una lunga intervista, nel 2000, e la sua voce gentile, quasi effeminata, era stata l'eco della voce dell'altro Patrick, Berhault, col quale aveva rivoluzionato la scalata in Francia prima e nel mondo poi.
Con Moffat, Manolo, Gullich e Berhault era stato uno dei cinque cardini dell'esplosione del free climbing agli inizi degli anni '80. E più di tutti aveva contribuito alla diffusione mediatica dell'arrampicata grazie al film che lo ritraeva in Verdon, film che lo consacrò sportivo dell'anno in Francia davanti a Prost e Platini (!!). Era uno scalatore elegantissimo, in questo molto simile a Manolo per la bellezza del gesto. Partecipò alle prime gare di arrampicata sportiva, vincendole. Negli Stati Uniti Jeff Lowe scrisse...che "ho visto molte cose strabilianti in alpinismo e sulle montagne, ma lo stupore più grande lo ebbi nel vedere salire, dominando, Edlinger, nella prima gara di arrampicata americana, che io avevo organizzato".
E' stata una delle figura di cui vantarsi, se capite cosa voglio dire. Come nel nuoto uno si può vantare di praticare lo sport di Phelps o nel mezzofondo di correre come Gebrselassie, così un qualsiasi scalatore, di qualunque livello, può dire, io faccio quello che faceva Edlinger, ed essere orgoglioso. E' un qualcosa che trascende il livello tecnico personale, il proprio carattere, ed entra in quel mondo nebuloso in cui compaiono i termini idea, archetipo, modello. Sono migliaia i ragazzini che hanno cominciato a scalare dopo aver visto in televisione, tanti anni fa, Patrick. Un ragazzo biondo, dal fisico scultoreo, con gli occhi profondi e acuti, sciolto come in un ideale di movimento tridimensionale, forte come nell'immaginazione di un bambino. Se qualcuno vi dovesse prendere in giro perchè avete degli idoli, sbattetegli in faccia la storia di Edlinger, e guardatelo con disprezzo.(fonte: Stile Alpino, il mensile dei Ragni di Lecco)
Praticava l'arrampicata in falesia, il bouldering e le vie lunghe.
Nel 1982, (quando non ero ancora nata...), questo atleta del mondo verticale, già faceva conoscere l'arrampicata al grande pubblico, grazie ai documentari di Jean-Paul Janssen La Vie aux Bout de Doigts e Opéra Vertical, diffusi in tutto il mondo.
Nei filmati egli scala in free solo a Buoux e nelle vertiginose falesie del Verdon, ove lo si trovava di sovente. Edlinger ha saputo esprimersi ad alto livello su tutti i terreni, dalla falesia alle gare.
(fonte info:Wikipedia).
E' con dolore vero che ci diciamo che Patrick Edlinger è morto il 16 Novembre 2012.
Aveva appena finito di girare un lungo film in giro per il mondo, e lo avevamo invitato per la prossima Primavera. Chi scrive lo ha incontrato per una lunga intervista, nel 2000, e la sua voce gentile, quasi effeminata, era stata l'eco della voce dell'altro Patrick, Berhault, col quale aveva rivoluzionato la scalata in Francia prima e nel mondo poi.
Con Moffat, Manolo, Gullich e Berhault era stato uno dei cinque cardini dell'esplosione del free climbing agli inizi degli anni '80. E più di tutti aveva contribuito alla diffusione mediatica dell'arrampicata grazie al film che lo ritraeva in Verdon, film che lo consacrò sportivo dell'anno in Francia davanti a Prost e Platini (!!). Era uno scalatore elegantissimo, in questo molto simile a Manolo per la bellezza del gesto. Partecipò alle prime gare di arrampicata sportiva, vincendole. Negli Stati Uniti Jeff Lowe scrisse...che "ho visto molte cose strabilianti in alpinismo e sulle montagne, ma lo stupore più grande lo ebbi nel vedere salire, dominando, Edlinger, nella prima gara di arrampicata americana, che io avevo organizzato".
E' stata una delle figura di cui vantarsi, se capite cosa voglio dire. Come nel nuoto uno si può vantare di praticare lo sport di Phelps o nel mezzofondo di correre come Gebrselassie, così un qualsiasi scalatore, di qualunque livello, può dire, io faccio quello che faceva Edlinger, ed essere orgoglioso. E' un qualcosa che trascende il livello tecnico personale, il proprio carattere, ed entra in quel mondo nebuloso in cui compaiono i termini idea, archetipo, modello. Sono migliaia i ragazzini che hanno cominciato a scalare dopo aver visto in televisione, tanti anni fa, Patrick. Un ragazzo biondo, dal fisico scultoreo, con gli occhi profondi e acuti, sciolto come in un ideale di movimento tridimensionale, forte come nell'immaginazione di un bambino. Se qualcuno vi dovesse prendere in giro perchè avete degli idoli, sbattetegli in faccia la storia di Edlinger, e guardatelo con disprezzo.(fonte: Stile Alpino, il mensile dei Ragni di Lecco)
martedì 6 novembre 2012
Orobic Junior Climbing 2012 su L'Eco di Bergamo
La manifestazione ha riscosso un certo successo e siamo riusciti a piazzarci su L'eco e su BergamoNews: http://www.bergamonews.it/sport/la-gara-di-arrampicata-piace-ai-giovanissimi-166914
Ta'
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domenica 4 novembre 2012
02/11/2012 Falesia di vecchiano (Toscana)
Facilmente e comodamente raggiungibile attraversando la frazione di Avane, l'omonima falesia, forse meglio conosciuta come Vecchiano, è la storica palestra ‘outdoor’ dei climber del triangolo Pisa-Viareggio-Lucca. La guida racconta di quanti studenti universitari pisani, lontani dalla roccia di casa, siano passati da questo punto fermo dell'arrampicata toscana. Più facile del Camaiorese, presenta tiri più alla portata di tutti.
Alla base delle pareti, alle spalle di un'antica torre di avvistamento dell'eta' medioevale (X-XI secolo circa), che divide la falesia nei settori detta "a destra (Baccannella) e a sinistra (Valle dei Porci) della torre", corre il sentiro che si staglia tra le piante di ulivo.
La roccia è costituita da un bel calcare compatto, grigio-giallo. Vi si trovano tutte le caratteristiche del calcare: gocce, buchetti, svasi, piatti, pinze, reglette.
A dispetto di quello che dice la guida, che asserisce a un'enorme quantità di tiri piuttosto facili, mi sono ritrovata a calarmi su un 6a (molto molto unto, con prese piuttosto intenibili) nel primo settore a sinistra della torretta; a salire da seconda un 6a il cui grado si avvicinava piuttosto al 6c e a fare resting sul 5c!!!
I tiri, lo devo molto riconoscere, sono molto belli ma... vuoi il contenuto tecnico dei tiri e lo stile un po' diverso (ma non troppo) da quello di casa, misti alla roccia decisamente unta, ne fanno una falesia che richiede siciuramente un po' di praticantato.
La chiodatura è ottima o comunque piuttosto buona (nel settore Placche Grigie un po' lunghetta per i paramentri bergamaschi), catene con ghiera al top, sole tutto l'anno.
Dal mio punto di vista non mi sentirei di consigliarla, però essendo di passaggio, un scappatella, ci sta sempre...
I Locals, infine, hanno accennato ad una parete verticale a gocce, con tiri di 30 mt, molto bella, a nei settori ubicati a destra della torretta.
Ta'
lunedì 22 ottobre 2012
20-21/10/2012 Momenti
Il sorriso largo di Bandi, gli occhi teneri della Princi e quel senso di sentirsi per l’ennesima volta completamente, inaspettatamente a casa.
Il tiepido clima ligure ci ha accompagnati per entrambe le giornate, consentendoci di scalare e di passeggiare a piedi nudi sulla sabbia, ripercorrendo le orme di un’amicizia consolidata che necessita però, di tanto in tanto, di rinnovarsi.
Attimi di allegria e spensieratezza. Un passo indietro, crogiuolandosi nei ricordi, e uno in avanti, verso nuove consapevolezze.
Come ogni volta un pizzico di magia. E come sempre un po’ di commozione quando qualcuno, salutandoti con un abbraccio e un arrivederci , ti guarda con occhi radiosi e ti dice “dammi ancora un bacio te…”!
Sono le piccole cose, i piccoli gesti, che riempiono il cuore. E ringrazio Dio di conoscere gente che di questi gesti si fa ancora artefice.
Inshallah, a dio piacendo, in questo posto ritorneremo.
« Non dire mai di nessuna cosa: "Sicuramente domani farò questo", senza dire: "se Allah vuole". Ricordati del tuo Signore quando avrai dimenticato di dirlo e dì: "Spero che il mio Signore mi guidi su una direzione ancora migliore".»
(sura XVIII, 23-24[1])
Ta'
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