lunedì 22 luglio 2013

Non è il mio anno. Decisamente no!

Non è come quando cambi il pc che ti ritrovi a travasare immagini e cartelle da un disco fisso all'altro. E questo travaso è quella goccia, leggera ed impercettibile, che fa la differenza. Il vaso, il fatidico vaso, quello che era lì, pieno fino all'orlo ma che riusciva ancora a contenere il liquame dei pensieri rimossi, comincia a riversare il suo contenuto inondando quel mondo la cui vita continua, comunque, come se nulla fosse. Immagini che virtualmente saltellano dal vecchio pc, alla chiavetta e al nuovo. E rivedi tutte le vie, le belle vie fatte negli scorsi tre anni. Riaffiorano in superficie i ricordi, le emozioni. Accarezzano la mente certi ricordi, perché ti stanno dentro. Dolci, tanto dolci, e nel contempo amari. Insieme ai ricordi anche la consapevolezza che quest'anno, di tante belle salite che avrei voluto fare, non ho portato a termine nulla. Un ottimo, ottimo motore il mio. Buone potenzialità, forse... Solo quello però. Un vero peccato che la carrozzeria lasci piuttosto a desiderare e si ammacchi tanto facilmente... Ho tanta voglia di guarire e di ripartire.

Lyskamm Orientale, alba

lunedì 15 luglio 2013

16/07 Redorta, Canale Ovest

Pizzo Redorta (3038 mt) dal Canalone Ovest
Diff: PD, pendenze 40° il canale, 45° (ma tutti secondo me!) in uscita
Sono 4 anni che lo vedo lì. La finestra della cucina del Brunone è un quadro sul Redorta. Da lì lo vedi per bene: i due gendarmi, la normale, il canalone ovest dal quale, a sinistra, si distacca il centrale, può stretto e tortuoso. Ogni anno lo vedo e dico “domani salgo anche io”. Tanto lo dico quanto, puntualmente, non lo faccio: c’è sempre un piatto di pasta da fare, un cliente da ascoltare, una coperta da piegare.
E invece, finalmente, questo fine settimana si è presentata l’occasione. Fuori dal rifugio il suono del corno riempie di note la vallata. C’è il gruppo di Orobie, che sta concludendo il suo tour itinerante per i rifugi. E lo concludono proprio qui, in quello che Moro definisce il più rifugio tra i rifugi, insieme al Coca.
Tornare qui mi regala il sorriso, sempre. La sera servo ai tavoli e zompetto tra la cucina e la sala da pranzo. Le gambe, nonostante la salita (incredibile!), non mi fanno male. Domani, alle sei, parto e stavolta salgo per davvero!
I bei sogni vengono stroncati alle 5 invece, dal gruppetto orobico che ha deciso di salire per la normale. Si alzano, preparano gli zaini, fanno colazione. Nelle mie orecchie risuonano i tintinnio dei cucchiai, le cerniere degli zaini…  tre due uno mi alzo.
Entro in sala da pranzo che sembro un fantasmino (da come mi osservano), lego i capelli ad arte spettinati, metto gli scarponi e bevo una tazza di the con tanto zucchero. Parto.
Il gruppo capitanato dal Valoti, che di roccia orobica ne sa parecchio, sta a dieci minuti di distanza da me. Ci ricongiungiamo sul limite del nevaio, per calzare i ramponi (acci, ma cosa è che quando li metti non sono mai della misura corretta e li devi regolare? Ci litigo 5 minuti, ma poi i ramponi sono ai piedi).
Partiamo insieme, loro per la normale, io per quel canalone ovest che vedevo sempre dalla finestra della cucina… Essere qua, ora, è proprio bello. Respiro, finalmente respiro. La notte ha piovuto, per cui la neve è dura, un paio di calci ogni volta per far entrare bene le punte dei ramponi. L’aria è fredda, non gelida. Si sta bene. Fotografo per ‘ultima volta il manipolo che, in fila indiana, sale per la normale, prima che si infilino dietro il versante.
Salgo salgo. Tengo la destra e passo proprio sotto i gendarmi dove c’è il risalto roccioso (che non tocco neanche perché sfrutto una lingua di neve). Nella seconda parte il canale spiana e poi, gli ultimo 50-60 metri, impenna. La neve è dura dura e tiene benissimo. Picchio giù la becca, sento le dita che fanno male e sorrido di me stessa nel chiedermi perché non ho portato la picca col manico leggermente ricurvo…
Dalla sommità del canale guardo verso il basso, hiiii non bisogna mica cadere qua. La cresta rocciosa… ci sono. La cornice si è ritirata e lascia un crepaccio tra la distesa nevosa e la cresta di sfasciumi. Poi c’è qualche passaggio su roccette, ma sai, coi ramponi, devo comunque fare attenzione. La guardo un minuto…Mmmmm… Decido di rimettere via la picca per avere libere le mani e, naturalmente, anche la Reflex deve entrare nello zaino (e fu così che vidi il copri obiettivo rotolare giù… Ffff!!!). La cresta è affilata, qualche passaggio su roccia, una lingua di neve, ancora un risalto su roccia di qualche metro ed eccomi col naso attaccato alla croce di vetta. Uno dei tremila orobici… mi piaaace!!! Dall’altra vedo giungere il Valoti e il gruppone…  A mettersi d’accordo non saremmo arrivati insieme in vetta.
Sono stanca ma contenta, tante strette di mano e tante foto (anche una bellissima e inaspettata, by Matteo Zanga, dove… dove sono proprio io, con quella faccia stanca e svarionata, ma FELICE,  tipica di quando vado in montagna).
Scendiamo insieme per la normale, fino al rifugio, dove riesco persino a farmi scattare una foto con il mitico Mario Curnis. Poche ore, tante, troppe emozioni.
Ta’

domenica 7 luglio 2013

07/07/2013 Periplo della Presolana? No, quasi...

Itinerario: P.sso della Presolana, bivacco Città di Clusone, Rif. Rino Olmo, Rif. Albani, Colere (Carbonera) Bar Nevada

Venerdì. Tante cose per la testa, forse troppe. Allora? Allora si parte per una tranquilla, silente gita in solitaria. Meta? La solita, bellissima Presolana.. che tanto il venerdì sera al bivacco non sale nessuno!
Zaino, sacco a pelo, la cena dei campioni (Insalatissima di tonno Rio Mare e Tennet's Super... recupererò un panino strada facendo), frontale e macchina fotografica: voglio immortalare il tramonto e poi l'alba, il rosso ed il giallo che si sciolgono melliflui sulle pareti della Regina...
Sono le 7 passate quando attraverso il bosco che contraddistingue la prima parte di avvicinamento e, tra i raggi obliqui del sole, si apre lo spettacolo dei maggiociondoli (quest'anno lugliociondoli!!!) fioriti...
Salendo mi fermo alla Baita Cassinelli a fare scorta di acqua e faccio due parole col rifugista.
Alle 8 e mezza sono al bivacco arancione. Vuoto. Splendido. Mi cambio, autoscatto per ricordare questa esperienza e, ispirata, scrivo pure una dedica ad Alberto sul quadrenetto nel bivacco. Ceno e con la birra in mano, seduta fuori, aspetto con ansia la stellata.
Mi sembra di sentire delle voci in lontananza. Nooooo... sbaglio. Invece sono sempre più vicine. Sì sì, tre ombre si stagliano sul sentiero. Non ci credo. E fu così che la mia volontà di trascorrere due giorni in solitudine riflettendo venne rapidamente disattesa dall'arrivo di tre pisciasotto capitanati dall'adulto Giacomo Rovida (Jack per gli amici, Pietro e Simone gli altri )... :)
Giungono trafelati, carichi di corde e di buoni propositi arrampicatori per l'indomani...
Tirano fuori schifezze e merendine di vario genere e si dichiarono tutti fidanzati con la stessa tipa di Colere, quella della prima porta a destra (alias canotta scollatina e occhiali da profe, ma di quelle un po'...).
Bona, finita la pace. Ma in fondo non sono neppure antipatici e li si ascolta volentieri. :)
Ben presto (verso le 11) decidono di andare a letto perchè sai, l'indomani eroiche imprese attendono i nostri baldi giovini...
Passa mezz'ora e uno dei tre (Simone o Pietro? Pietro mi pare...) dichiara di avere una certa necessità (finemente: devo andare a pisciare). Esce dal bivacchino ma, alla velocità della luce "ribatte" (qua il dialetto bergamasco rende meglio) immediatamente indietro urlando: "Caxxo Caxxo c'è una luce a sei led, qua, qua fuori...". "Piantala cretino sono i lampi". "Sì, no, davvero, caxxo io non esco più che qua ci scappa il morto!".
Escono in due (per farsi coraggio?) ma non c'è verso, la luce si è spostata verso il ghiaione e loro, la pipì, fuori non la fanno più.
"E se la faccio nella bottiglia?". "Nooo, non nella bottiglia che schifo!". Delirio totale.
Suona il mio telefono. Dall'altra parte una voce che va e viene. "Tatyyyy, ma dove caxxo sta il bivacco!?! Mi sono perso!". E' il Manenti che, a sorpresa, è salito anche lui. E che sorpresa!! Corro fuori e accendo la mia frontale, per indicargli la direzione. Non ci credo. E' in mezzo al ghiaione, sotto la Grotta dei Pagani. Corre giù lui, gli corro incontro io, ridendo a crepapelle. Pietro finalmente esce a "evacuare". E col Renzì arriva anche il prosecco e, olè, fiesta!
Insomma, la tranquilla serata è diventata quasi un party.

L'indomani mi sveglio, l'alba proprio non la vedo, faccio colazione col Renzì sulla piazzola dell'elicottero a the e tortine alle carote. Poi il Renzì scende di nuovo al Passo, gli altri (un po' per le nebbie della Presolana, ma io credo anche per la nottata) decidono di scendere e di andare in falesia (o a trovare la fidanzata comune? Quella della prima porta a destra?)... Io mi ricarico lo zaino e mi dirigo verso il Rif. Olmo. Lì cafferino e il mio giro continua verso il Passo dello Scagnello, per poi scendere all'Albani, sotto la nord.
Strada facendo trovo anche un compagno di viaggio, gran camminatore e amante della fotografia (www. conlatestatralenuvole.org)... La solitaria, 'sto fine settimana, davvero non fa per me. E allora godiamocela così come è venuta...un sacco di gente nuova.
All'Albani mi concedo un piatto di polenta e funghi, e... mi trovo accanto ad un signore di Robbiate (Lc) che mi racconta del più e del meno... i casi della vita...
Scendo a Colere (la meta era Colere...io oggi dovevo proprio passare al Nevada!!!) dove sono accolta da due sorrisi splendenti!
Bene, missione compiuta, ora ho tutto, anche la foto della Croce sopra l'Albani... vero Roby? :)
POCA SOLITUDINE... ma che bell anche così!
Un saluto ed un ringraziamento al Trio Rovida, al Renzì e all'immancabile gruppo milf Colere.
Ta'