lunedì 31 dicembre 2012

30/12/2012 Monte Aralalta e Pizzo Baciamorti

Trekking piacevole e poco impegnativo, adatto a concludere in bellezza il 2012. Il cielo è blu più del blu. La neve di un bianco alla Omino Bianco Smacchia Facile... il sentiero che porta al Rif. Gherardi una lastra di ghiaccio, che nel pomeriggio diventerà fango e imbratterà tutti gli scarponi.
Tic-tic-tac... il rumore delle bacchette, che diventa sempre più sottile, quasi inesistente, quando incontriamo la neve soffice.
Cammina... cammina... e come sempre si parla del più e del meno.
Luca: "Baciamorti o Sodadura... quale ho fatto l'altra volta?!"
Io: "Certo... con due nomi così simili... beh dai sono antrambi due composti Bacia-morti e Soda-dura......."
Silenzio.....
Luca: "dai che lo sai che io coi nomi sono negato"
Io: "Appunto..."
Luca: "Ho fatto il Sodadura, perchè il Baciamorti ha un nome che mi sta sul cxxo..."
Io: "Ah beh..."
Dal silenzio emerge la voce di Raffo : "Posso fare il saccente e dirvi perchè si chiama così?"
Io: "Fai sfoggio del tuo sapere e illuminaci"
Raffo: "Sai che una volta si scomunicavano... e insomma è finito che gli abitanti di Cassiglio, che si trova sotto l'attuale Baciamorti, avessero la parrocchia a Pizzino, al di là della valle. Quindi questi (quelli di Cassiglio) una volta all'anno si caricavano le bare in spalla e le portavano di qua e nei pressi del Pizzo davano l'ultimo saluto ai loro cari (il bacio ai morti) e le consegnavano nelle mani (o meglio sulle spalle) di quelli di Pizzino che le portavano nel loro cimitero... Da qua il nome di Pizzo Baciamorti..."
Io: "Ahhhh!"
Silenzio...
Io: "Cioè, ma che vasca si facevano questi una volta all'anno?"
Conclusione: ALLENARSI.

Ta'

sabato 29 dicembre 2012

29/12/2012 Via degli Istruttori, Antimedale (Lc)

Diff: 6a (5a obbl)
Lungh: 220 mt

Via facile e divertente, dalle difficoltà moderate, che si snoda in 7 lunghezze piacevoli, soprattutto se accompagnati (come nel nostro caso), dal tepore del sole decembrino.
Con le temperature della stagione invernale anche il tanto temuto "unto" si è fatto sentire pochissimo.
La via è interamente a spit (non troppo ravvicinati, tuttavia e possibile integrare con friend... e un paio li ho anche "picchiati dentro"). Le soste sono comode, a spit e collegate da catena.
Considerato che non scalavo in via da settembre, non è andata poi malissimo!!!
Molto carino ed estetico il diedro del penultimo tiro.
Ta'


27/12/2012 Rf. Albani, Colere



Neve... Neve... Neve...
Ta'

lunedì 24 dicembre 2012

MIB11 A Seriate



Tantissimi, oltre 120, gli “uomini in nero” che nella serata di giovedì hanno partecipato all’undicesima edizione del Men in Block, il boulder contest made in Seriate che è ormai diventato una classica occasione di incontro e di scambio di auguri natalizi tra gli arrampicatori appassionati di “blocchi”. Diciotto tracciati differenti che, in un crescendo di difficoltà, hanno dato del filo da torcere a tutti: dai neofiti di questa specialità ai più esperti.


Alla serata, che ha avuto luogo presso la sala boulder del Centro Sportivo Comunale di Corso Roma, hanno partecipato principalmente gli appassionati della bergamasca, ma non sono mancati arrampicatori provenienti da Lecco, Milano e Brescia.

Una piccola grande famiglia, quella dei boulderisti, che ogni anno ama ritrovarsi e sfidarsi, mettendosi alla prova sui blocchi proposti da Paolo Cattaneo, storico organizzatore di questo evento che dalla primissima edizione del 2002 attira un numero sempre maggiore di persone.

Gli ingredienti di questo successo, che cresce di anno in anno attraverso il passa-parola e senza bisogno di troppa pubblicità, sono anzitutto la qualità della tracciatura, l’ottima organizzazione, la passione che ruota attorno a questa disciplina abbinate ad un pizzico di sana competizione. La serata è proseguita fino alle23, quando la pelle delle mani, consumata dalle ruvide prese, non ha iniziato a far male. Quel dolore che per il patito dell’arrampicata coincide con la parola “soddisfazione”. Il tutto accompagnato dal rock scatenato della band bergamasca “Unti e bisunti”.
Novità di questa edizione è stata una slackline lunga 15 metri circa, tesa a fine serata all’esterno della palestra. La pioggia sottile non ha scoraggiato i più intraprendenti, che hanno avuto l’occasione di improvvisarsi funamboli, provando a muovere qualche passo cercando di non cadere oppure facendo giochi di equilibrio e dimostrando quanto quest’arte, vicina all’ambito dell’arrampicata sportiva, si stia diffondendo sempre di più anche in Italia.
Ta'


domenica 16 dicembre 2012

Monte Campioncino (2100 mt)

Un giretto in zona panoramicissima in una giornata in cui, in pianura, la nebbia regna sovrana.
Lo sviluppo è piuttosto lungo, anche se il dislivello non è molto. Gita tranquilla, soprattutto quando il rischio slavine è a "tre" e non si può pretendere di fare molto di più.
In compagnia di Raffo, Alex e Marchino (con tavola e sci).
Ta'



domenica 9 dicembre 2012

08/12/2012 Alben (2019 mt)... dalle parti del canale Ilaria

Alè rigidi!! E questa volta, a causa del freddo, rigidi lo si è stati per davvero!
Con Mauro Mario Contro (aiuto rifugista Brunone) e Raffo siamo saliti all'Alben da Cornalba, imboccando quell'evidente canale che taglia a metà la parete.
A causa della nevicata della sera precedente il manto bianco non si è ancora indurito ed è tutta farina, powder direbbero gli sciatori.

Ilaria in rosso, la discesa in verde
Dopo un avvicinamento "ravanoso" tra i sassi, sfondando fino alla coscia, puntiamo quella che ci sembra la via di salita un po' meno evidente ma più divertente. Sarà l'Ilaria Beh...è l'unico così evidente. Ma abbiamo puntato la parete troppo presto e ci tocca fare tutto un pezzo in mezza costa... sfondiamo... e mettiamo i ramponi. Quando ci sembra di essere sotto il canale cominciamo a salire. La neve non è dura, ma si sale abbastanza bene ora che abbiamo indossato i ramponi. L'attacco (almeno quello che per noi dovrebbe essere l'attacco) è un bel tratto sui 40-45 gradi con un paio di risalti più ripidi (muretti di 60-65 gradi, un paio di passi). Si continua a salire poi su pendenze più limitate (30 gradi). Arrivati nella parte terminale, un bel canalino incassato che dovrebbe sbucare proprio sotto la croce, la neve è davvero troppo alta e andare avanti diventa davvero faticoso. Tagliamo allora per roccette a crestine sulla destra (qualche risalto come nella parte iniziale), sotto i raggi di un bel sole quasi tiepido.
L'aria in vetta è piacevolmente frizzante, strepitosa la discesa passando dalle creste e su neve soffice e ancora priva di impronte. Già, siamo i primi. Bello. E' l'unica parola che mi viene, anche se ben poco rende il concetto. Guardando la foto scaricata da internet, la sera, posso dire che tutto sommato l'abbiamo fatto... deviando un po' l'attacco (che sicuramente non era l'originale) e l'uscita ( a destra su roccette).
Ta'

Le nostre impronte di salita


Una ravanata... ma il gioco vale la candela!!!

Raffo in cima al "nostro attacco"

Grazie a Raffo e al grande Mario Mauro Contro

giovedì 6 dicembre 2012

06/12/2012 Gli imbecilli sono intorno a noi... :(


Stazione di Bergamo. Treno direzione Calusco. Ore 19,23.
Sulla banchina, durante l'attesa, l'aria è pungente. C'è uno strano odore, come quando deve nevicare. Lo si sente con il naso e non semplicemente perchè le previsioni abbiano decretato tempo infausto per il venerdì tanto caro ai milanesi. Il buon Ambrogio porterà il gelo, pare.
Le porte dello sbiadito convoglio emettono un suono metallico, rotto dall'altoparlante della stazione, da cui una voce stridula annuncia la sua imminente partenza. I passeggeri si affrettano a salire e a cercare posto sui sedili in pelle logora. Dopo una certa ora (non ci si spiega il perchè) le carrozze, che pur non sono il cocchio di Cenerentola, si trasformano in zucche ed i topi li trovi dentro!
La maggior parte dei passeggeri è di colore, ridono in maniera rumorosa ma solare, allegra, piacevole e fanno sembrare il luogo assai meno triste. Le bocche larghe e le labbra carnose. Ridono di una rista contagiosa.
Rumori di ferraglia, un tonfo, schiamazzi... tre ragazzi salgono di corsa i gradini che portano al piano rialzato della carrozza e corrono lungo tutto il corridoio, sghignazzando e girandosi a guardare indietro di tanto in tanto.
Guardando nella direzione da cui arrivano si vede una carrozzella per paraplegici carica di borse di plastica stracolme di "roba", e di sicuro non trattasi della roba del Decamerone... questa roba puzza di povertà e sudiciume, non solo in senso figurato. Tra le borse da supermarket vi sono incastrate persino un paio di stampelle. Dietro a questa casa su due ruote, curvo e con due occhi che farebbero invidia a Caron occhi di bragia, arrotolato su se stesso quasi a toccare terra, un barbone.
Come una lumaca sta traslocando da Bergamo e Milano Porta Garibaldi, forse più calda visto l'ondata di gelo in arrivo.
I tre, quelli degli schiamazzi, tornano e siedono in modo da essere visti dal barbone, sul primo sedile ma al piano rialzato, forse certi di trovare in questi pochi gradini una barriera che il vecchio non sarà mai in grado di oltrepassare.
Solo uno parla italiano, ogni tanto. Gli altri parlano una lingua che potrebbere essere dell'est Europa.
Lo provocano. E' evidente. Insulti, oscenità. Dal canto suo il vecchio è fuori di se', vaneggiava prima di salire e ancora di più ora. Urla e li minaccia a sua volta, ma la lingua è evidentemente impastata, sbiascica e non si sa cosa.
Certo è che è arrabbiato. I tre disgraziati fanno per allontanarsi e ritornano tre volte, spintonando le persone sui sedili. Solo quandono lo vedono esasperato, schiumante di rabbia, si dileguano, sempre ridendo.
Che schifo. Idioti. Il problema è, credo, che il mondo è pieno di idioti strasicuri di sè e convinti di esserne i padroni, mentre sono gli intelligenti quelli insicuri e che si pongono mille domande.
Si richiede urgentemente un'inversione di tendenza, affinchè l'idiozia non rimanga il centro di gravità permanente...
Ta'

lunedì 3 dicembre 2012

01/12/2012 Prima neve sulla Regina

Se mi fosse dato di vivere senza la possibilità di sognare e di lottare per un sogno, bello quanto inutile, sarei un uomo finito

Giusto Gervasutti




Non si può vivere senza un sogno. Mangi, respiri, cammini. Ma è come se fossi morto.

Dopo una settimana di lavoro intenso, nella quale ti sei fatta in quattro per arrivare dappertutto, senza poi, alla fine, neppure arrivarci, desideri solo un sabato mattina di sonno, intenso almeno quanto la tua settimana.
Ma certo che no, perchè chi ama la montagna ama anche un po' soffrire... per cui la sveglia trilla impietosa alle sei e mezza. Con un occhio chiuso ed uno aperto solo per metà ti avvicini alla finestra, mentre una vocina che viene da dentro ti ripete "magari piove, magari piove...".
L'occhio aperto solo per metà mette a fuoco, l'immagine che ti si presenta penetra la pupilla, risale per il nervo ottico, arriva al cervello (lentamente perchè anche i neuroni stanno ancora dormendo!) e... nuvole grigie, ma non piove (quasi). Ok, in  piedi che si va... Ops, sono già in piedi...
Ma la testa continua a dormire, quello che dovrebbe essere il tuo socio continua a rigirarsi nel letto anche mentre tu lotti con il dentifricio, le cose da mangiare rimangono sul tavolo della cucina e, morale della favola, arrivi in Presolana, apri il baule della macchina, e scopri che lo zaino con dentro i ramponi è rimasto nel box, per terra. Me lo immagino, povero zaino, solo e desolato, mentre mi urla di non andarmene così, e io che non sento e mi allontano, con sguardo altero!!!
Però gli scarponi ci sono, come lo zaino di Raffo (e Raffo come appendice dello zaino!!!), con all'interno le ciaspole... che come sempre si portano solo per far peso...


Nuvole dense e basse, qualche fiocco di neve. Il tempo non invita. Partiamo e come ogni volta mi gusto quel tratto che fa da raccordo tra i prati e la roccia nuda della Regina.
Alla baita Cassinelli la neve supera la caviglia e appena oltrepasso la staccionata in legno scopro delle "peste". Qualcuno ci precede. Bello... magari lui il mangiare non l'ha dimenticato sul tavolo della cucina...
Seguo quei passi come un cane da tartufo, gioco a tenere lo stesso passo (e non mi pesa, dunque lui o lei hanno la mia stessa falcata), misuro l'impronta (ha il piede più grande del mio), penso che faccia potrebbe associarsi a questo piede... utopia... immagino un piede con la faccia che sorridente, mi saluta. Fantastico e intanto cammino, quasi dimenticandomi di quel povero grande uomo che mi segue (e che alla fine questa mattina, per farmi felice, si è alzato).
Inutile alzare lo sguardo verso le imponenti pareti, sono coperte da una coltre bianca.
Un rumore sordo, uno scalpiccio dall'alto... è lui!! Il piede misterioso! Scende saltellando, spegnendo in me la speranza di avere qualcosa da mangiare al bivacco. Però cavolo... è già salito e ridisceso!
Lo incrocio, a malapena mi saluta. Continuo a salire e quando la neve inizia a superare la metà del polpaggio, le orme si interrompono.... aahh!! Non voleva annaspare nella neve LUI...


Ad un tratto tutto diventa bianco, di un bianco accecante. Il cielo, la terra, tutto bianco. La neve è consistente sotto, leggera sopra. Pesto con  movimenti meccanici e ritmici. Spengo il cervello e lo riaccendo solo a spot, quando per un qualche motivo "sfondo" e allora devo decidere se spostarmi a destra oppure a sinistra. Bello. Bello spegnere la testa, liberare la mente. Il bianco inganna e i miei occhi calcolano male le distanze. Sono convinta di avere il piede a terra e invece manca ancora un pezzetto, e finisco giù nella neve.
Raffo mi dice che con le ciaspole farei meno fatica... ma sono quasi alla fine e poi, le ciaspole, non le so usare e continuerei ad inciampare nei miei stessi piedi.
Vedo il bivacco per metà ricoperto di neve ghiacciata. Tolgo un po' di neve che blocca l'ingresso e mi infilo dentro. Trovo alcune candele, qualche pacchetto di creck, una bottiglia d'acqua, la guida della Presolana e un quadernone lasciato da chissà chi... resti di umanità..

Ta'






domenica 2 dicembre 2012

Francesco, Damiano e Luca. Ma è davvero finita?

Tre come tanti, tre come noi, tre di noi. Per una settimana intera le famiglie, gli amici e tutti gli appassionati di montagna hanno seguito la vicenda. Il cuore in gola quando, ogni giorno, aprivi la finestra di internet nella speranze di leggere qualcosa che desse una ragione valida per continuare a dire “Forza ragazzi…”.


Si teme, purtroppo, che finisca così: con una dichiarazione del comandante del Pghm di Briançon Stephane Bozon che, il pomeriggio del primo dicembre, convoca le famiglie dei dispersi spiegando loro che ormai le speranze di ritrovarli vivi sono pari a zero.
Ma come? Zero? Davvero si interrompono le ricerche? Gli amici sono senza parole, per non parlare dello stato emotivo delle famiglie. Impensabile, inimmaginabile.

Francesco, Damiano e Luca. I tre nomi che, da una settimana, passano di bocca in bocca, affollano le pagine dei giornali e del web.
Dici: erano quasi alla fine, avevano terminato la serie di doppie. Cosa diamine è successo? Niente. La risposta non arriva. E non arriverà mai. Mi chiedo cosa possa essere, a livello mentale, elaborare la morte di un fantasma. Sì, perché la situazione è irreale. Ti hanno detto che non ci sono più speranze, di tornare a casa. A casa? A casa dove? Senza di lui? Senza un figlio, senza un marito, senza neanche il loro corpo.
Ti hanno detto che bisogna sperare nel disgelo primaverile per ritrovarli, se sono caduti vittime di qualche valanga. Sai che non verranno ritrovati più neppure i corpi, se inghiottiti da qualche crepaccio.

Le parole non potranno mai esprimere la bufera mediatica che si è scatenata sul web, tra il popolo degli appassionati di montagna, a partire da un paio di giorni dopo la scomparsa. Se all’inizio tutti credevano in un veloce ritrovamento perché, lo ripeto, erano quasi arrivati (sebbene il tratto da percorrere non fosse dei più semplici e sicuri), col passare dei giorni ognuno ha voluto dire la sua. Si è assistito ad un crescendo di emozioni, traducibili in comportamenti molto diversi. Giovedì si potevano ancora leggere commenti pieni di speranza: “Nessuno sa cosa sia accaduto, ne parleremo ad un tavolo, con loro, di fronte ad una birra…”. “Ma con la prima vera perturbazione in arrivo, non è stato forse un azzardo?”. “Perché? Non venirmi a dire che tu non vai il weekend in montagna anche quando danno perturbazione in arrivo!”. Qualche botta e risposta, perché i commenti circa quello che sarebbe stato consigliabile fare o non fare e le critiche, sono superflui in situazioni come questa.
Notizie che rischiano di accavallarsi e di contraddirsi quando internet viaggia a velocità doppia rispetto a dichiarazioni di carta e televisioni. E’ accaduto infatti che le notizie arrivassero prima su Facebook o sui forum di montagna, attraverso il passaparola di amici, soccorritori impegnati nelle ricerche e conoscenti. E’ comparso il commento, sulla rete, che uno degli elicotteri che più e più volte ha sorvolato la zona del Dome Des Ecrins, fosse stato finanziato dagli amici. “Grandi!” è stato il commento.
Anche su On Ice.it, noto portale tra gli alpinisti della bergamasca, si stava scatenando l’inferno dei botta e risposta, sottolineando l’inattendibilità e la fretta nel diffondere le notizie da parte di siti di informazione come, tanto per citarne uno, Montagnatv. Ha detto stop a questo inutile battibecco il moderatore dello stesso On Ice che ha “chiuso a lucchetto” il post sottolineando di “evitare di continuare una conversazione del genere proprio su quel sito mentre ci sono persone che soffrono”. Ave a lui, perché in queste situazioni tatto e buon senso, lo si dovrebbe sapere, sono d’obbligo!
Tanto più che sia Luca che Francesco sono ben conosciuti tra i frequentatori del forum OnIce. Nick name: il Ganja ed il Barbarossa. Sono… perché erano non si riesce ancora ad utilizzare.
Tante le candele che in questi giorni sono state messe a bruciare sul davanzale delle finestre, in segno di speranza. L’iniziativa era partita dal forum di On Ice diffondendosi poi anche su Facebook.
Tanti gli amici che si sono recati a Briancon, nella speranza che fosse il giorno giusto, quello del ritrovamento, ma anche per guardare negli occhi i familiari, stringere loro la mano e sostenerli in questa drammatica situazione.

Sono partecipe del drammatico momento. Non ho fatto montagna con lui. Mi ha solo chiamato al cell tempo fa, leggendo il mio report qui in on-ice, che riportava del mio infarto in montagna. Mi ha invitato da lui, ai Riuniti di Bergamo,mi ha visitato e seguito. Mi sono sdebitato,( a fatica) regalandogli un libro di montagna prezioso per me, in quanto introvabile. E' stato felicissimo, e abbiamo cominciato a parlare di salite e montagne.

Un forte, un grande.

Aspettiamo.

Come tutti quelli che conoscevano seppur per qualche ,poche gite effettuate assieme al ganja e barbarossa soffrono al pensiero di questa immane tragedia. Nella mia mente ho nitide due singole immagini di loro . il sorriso del ganja sulla cima d'Emet , e il fine gita in quel di Pila con il barbarossa in mezzo a tanti di noi che passeggiava nel piazzale della funivia con ai piedi ciabatte tipo crocks e un sigaro in bocca. Mi sento di esprimere a loro questo dolce pensiero . che la soffice neve che ancor cade sulle amate montagne , vi conservi sereni nell'animo e in volto, così , che la primavera vi possa mostrare a chi casualmente vi potrà ritrovare. ciao Luca, Francesco e Damiano ovunque voi siate.

(Commenti di alcuni utenti di On Ice)

Ta'