giovedì 26 novembre 2015

18/11/2015 Carona - Rif. Longo - Il valore del saper guardare

Dislivello: 900D+

Un giro piuttosto corto, probabilmente scontato e da boy-scout o da famiglia col nonno anziano. Una roba da anziani, mi dicevo. Ci sarà tempo per andare al Longo, dicevo. Quando sarò vecchia, per esempio.
Settimana scorsa sono salita al Longo.
Sono vecchia? No, mai stata così viva, così piena di voglia di fare e così aperta alle novità. Qualcosa sta cambiando, dentro di me. Comincio a vedere con occhi diversi qualsiasi cosa: persone, luoghi, situazioni. Un giorno uno dei miei professori (uno di quelli delle scuole superiori che, mentre lui spiega, tu pensi al moroso che non hai!) disse che c'era una bella differenza tra vedere e guardare. "Vedere è superficiale, tutti vediamo. Guardare è altra cosa: richiede concentrazione e forse anche passione, richiede di entrare dentro le cose". Aveva detto proprio così e, alzando gli occhi dal foglio su cui scarabocchiavo cuoricini in un mix di appunti, pensai che effettivamente io, in quel momento, lo stavo solo vedendo. Se avessi avuto di fronte il fantomatico moroso che non avevo....quello sì che l'avrei guardato! Per tornare a noi, era per dire che ora mi pare (e sottolineo mi pare) di iniziare a guardare quello che fino a qualche anno fa semplicemente vedevo. Quello che prima non avrei mai fatto, ora diventa una piacevole scoperta. Sto lentamente imparando a gustarmi quei luoghi che prima snobbavo. Le montagne sopra casa, così vicine, mi fanno sentire come Alice nel Paese delle Meraviglie. Mi sono accorta che ci sono tantissime cime su cui non ho mai messo piede, perchè troppo vicine! Che cretina. Lì a fare centinaia di chilometri (che non smetterò comunque di fare) e poi capire che anche qui c'è parte di quello che voglio. Non dico e non dirò mai frasi del tipo "Tutto quello che desidero è dietro l'angolo", "Non bisogna andare lontano per trovare quello che vuoi". Andare lontano, viaggiare, vedere e conoscere, rimane il mio sogno. Lo farò. Lo farò. Però ho scoperto che basta fare il passo dal vedere al guardare, e guardare le cose con occhi diversi, per fare anche di quanto visto e rivisto, una scoperta.





martedì 24 novembre 2015

22/11/2015 Pico Trail 2015 (Valle Imagna)

Lunghezza: 18k circa
Dislivello: 1400D+ circa


E niente. Per me la stagione inizia...a fine stagione. Quando le gare stanno per finire! Strana io, vero? Strana tanto direi. E se non avessi trovato quel bel gruppo di matti della Carvico Skyrunning probabilmente non avrei mai partecipato. Che poi partecipato è una parola grossa, dal momento che non avendo una visita medica per attività sportiva agonistica ho corso come "fuori gara". Niente pettorale, niente chip per misurare gli intermedi e il passaggio al traguardo, ma questo non mi ha tolto la voglia di godermi fino in fondo quelle 2 ore e 53 minuti di sali-scendi per i boschi che fanno da cornice al comune di Strozza. Il fatto è che dopo il Valtellina Wine Trail mi è venuta un'improvvisa voglia di mettermi alla prova e di vedere fino a che punto le mie gambette (che poi tanto "ette" non sono!!!) potessero arrivare. In settimana, tra un giro al Rifugio Longo e un'altro al Passo del Branchino, mi è balenata per la testa una pazza idea, che però per il momento rimane ancora top secret. Fatto sta che, galvanizzata dalla follia che nella mia testa galoppa veloce, ho contattato Ale Chiappa, presidente della squadra di "runner a fil di cielo" di Carvico.
"Voglio venire a correre con voi una sera in settimana". "Benissimo, noi ci troviamo il giovedì. Se ti va domenica c'è una gara". "Va bene, ci sono, ma non ho il certificato per iscrivermi". "Al massimo non ti iscrivi e la fai lo stesso". "Affare fatto".
E' andata così. Dopo aver dato la mia conferma sono corsa su internet per verificare di che morte dovessi o potessi morire. Trovo quindi questa Pico Trail: 18k circa, 1400D+, ultima tappa del circuito Lombardia Skyrunning by Valetudo.  Scopro che è la finale del challenge, che si compone di 5 appuntamenti per un totale di 116k e 8230D+. Ne deduco che troverò gente che corre, mica scherza. Mi accorgerò durante la gara che, per me che mi sto avvicinando a questo affascinante sport, il livello è alto. Quindi pronti, partenza, via. Alle 7,15 di domenica mattina mi ritrovo al punto di incontro, in mezzo a una marea (anzi una montagna mi pare più a tema!) di gente che non conosco ma che si presenta simpaticamente, senza lasciarsi scappare l'occasione di accogliermi con la zeligghiana battuta "Chi è Tatianaaaa!?!?...".
Si parte. A Strozza il clima è abbastanza polare ma a riscaldare l'atmosfera ci sono le risate dei 250 runner che, oggi, si sentono un po' come se fosse l'ultimo giorno di scuola e vogliono fare festa. I miei nuovi "soci" non mancano di farmi sentire a casa e, proprio per farmi sentire dei loro, mi fanno indossare una maglietta, che mi fa un po' da camicia da notte, ma d'altra parte sono io che sono un bonsai e pertanto non posso certo fargliene una colpa!!!




Foto di gruppo, qualche giro di corsa nel campo sportivo e, dopo il doveroso minuto di silenzio in memoria della strage di Parigi, si parte. Il percorso, lo si capisce da subito, è abbastanza impegnativo: dopo aver corso i primi quattro chilometri circa si arriva alla salita al monte Ubione. In 700 metri di sviluppo si sale di 230m, per arrivare ad una prima cresta con alcuni passaggi su roccette e ad una mini vertical di quasi 200 metri che porta alla croce di vetta. I cartelli mi dicono che non siamo neanche a metà, ma la salita è una cosa che mi viene abbastanza bene e non mi spaventa. Quando si inizia a scendere, su gradini di roccia e su sterrato, mi accorgo di essere, rispetto agli altri che mi passano in volata, una vera lumaca. I miei piedini saltellano da un sasso all'altro e, sebbene a me sembrino veloci, non lo sono per niente. Comincio a desiderare di nuovo la salita, che non tarda ad arrivare. Tra salite e discese, arrivo a 12k, poi a 13 e a questo punto penso che sia finita. invece no! Una mulattiera preannuncia una nuova salita in un bosco che... "ma da dove diavolo spunta questo bosco???". Si sente la voce dello speaker che annuncia i primi arrivi... La voce si allontana sempre di più, o meglio sono io che mi allontano, inerpicandomi per il bosco. Incontro un paio di runner e nel sorpassarli scambio due parole. "Ma ci sarà prima o poi la discesa? Siamo già a 16 chilometri e stiamo salendo nel nulla!". Uno mi guarda sconsolato e, con la goccia di sudore che gli avvelena l'occhio, mi risponde "Guarda, non ne ho idea".
E si va. Le gambe spingono ancora e questa volta niente crampi. Passo un ponticello, salgo e poi scendo di nuovo e finalmente becco il cartello "Ultimo chilometro". Figo, sono arrivata. Le gambe rinascono sotto l'influsso dell'euforia, mi guardo attorno e vedo che non c'è nessuno, lancio un urlo e cerco di spingere il più possibile. E finalmente eccolo lì, il gonfiabile del traguardo, accompagnato da un profumo di casoncelli che, in questo momento, non ha eguali. comincio a sognare di tuffarmi in una vasca di casoncelli e, con questa immagine ancora negli occhi e nella testa, taglio il traguardo!
E' stato bello, bellissimo. Aria fresca, il mio respiro, i miei piedi, e un'altra esperienza da raccontare.
Grazie agli amici della Carvico, che mi hanno permesso di vivere questa bella esperienza e che, matti un po' come lo sono io, continuerò sicuramente a frequentare. La prossima volta però, lo prometto, avrò il certificato medico.


lunedì 16 novembre 2015

16/11/2015 Laghetti dell'Albergian (To) - Il punto di vista di un cane (con Michele Evangelisti - Ultratrailer)

località partenza: Laux (Usseaux , TO )
quota partenza (m): 1350
quota vetta (m): 2710
dislivello complessivo (m): 1360




Ciao. Mi chiamo Nepal. No, Nepal è riduttivo. Io sono NepalOne. Non Nepalone (tipo comparativo di maggioranza di Nepal) come spesso la gente tende a chiamarmi. Il mio padrone, che si chiama Michele, mi ha chiamato Nepal-One (come "uno" in inglese, come Air Force One... probabilmente perchè crede che io sia, come cane, il numero Uno!). Ed effettivamente, lo devo dire, io il numero uno lo sono per davvero! Il mio padrone mi dice sempre che, quando mi ha scelto al canile, ero lì che giocavo e "ridevo" con gli altri cani. E allora io mi chiedo come possa una cane ridere... Beh, io sono talmente speciale, pare, che ridevo. E poi sono super-bravo perchè, nonostante la taglia "importante", so essere sia un cane da casa che da outdoor. Infine, non per vantarmi, ma sono anche una specie di Vip, o meglio Vid (Very importat dog): ho persino un hashtag su Instagram (#nepalOne).


Il mio padrone corre. Non ho ancora ben capito se per lui sia un lavoro oppure un divertimento. Fatto sta che corre un sacco e io, probabilmente perchè gli voglio bene, probabilmente perchè Lui è la mia famiglia ed io sono la sua, mi sono adattato a questo stile di vita. E mi diverto un sacco. Ma questo fine settimana mi ha proprio "battezzato" (dovevo immaginarlo... con uno che di cognome fa Evangelisti, che cosa potevo pretendere?). A dargli man forte è pure arrivata un'altra folle. Un mezzo incrocio tra Heidi e Pippi Calzelunghe che, appena ha sentito che saremmo andati in montagna ha detto "Bello, portiamo anche Nepal!".

E niente. Mi caricano in macchina e, da Torino, arriviamo al borgo di Laux. Dalla piazzetta, proprio accanto ad un curioso murales, prende il via una strada sterrata (S/314) che sale verso il Vallone. Il sentiero risale un bosco di larici che, vista la stagione, sono tinti dei colori dell'autunno. Incontriamo un sacco di curiose sculture e fontane, nelle quali "puccio" sia il muso che le zampe, ci fermiamo a mangiare un boccone e discutiamo (anzi, gli umani discutono) circa la differenza tra bovidi e cervidi. La rossa non sa come sia fatto un muflone e io, sotto i baffi, me la rido. Come si fa a non sapere come è fatto un muflone?!


Tutto procede alla grande fino a che, dopo aver imboccato il sentiero 313, non arriviamo ad una vecchia caserma abbandonata. Bella. Il paesaggio qua si apre. Dopo aver esplorato un po' la vecchia caserma scopriamo, appena sotto di noi, il primo dei due laghi. 


E qua inizia il bello, almeno per me. Nel vederlo ghiacciato i due (il mio padrone e la Pippi) sono presi da un'indescrivibile euforia. E la "peggio cosa" è che contagiano anche me. Per farla breve, ci ritroviamo in tre a pattinare e a farci "selfie" sulla superficie gelata. Io, con le unghiette dritte tipo ramponi, un po' scivolo e un po' pattino.






Non contenti, dopo essersi congelati sul ghiaccio, i due guardano verso l'alto. Sopra di noi, un bel pendio pieno di neve. Sopra ancora, a naso, c'è il secondo lago. Io sono quasi pronto a tornare verso la macchina quando il mio padrone dice "Ma secondo te ce la facciamo ad arrivare anche al lago sopra o ci ammazziamo?". E l'altra (con fare da grande alpinista), "Ma certo che sì!".
E niente. ricominciamo a salire in mezza costa, tra neve e roccette sempre più ripide. Io li seguo, anche se a tratti mi fermo dubbioso. Saliamo e saliamo ancora una buona mezz'ora, fino a che non vediamo il secondo lago. 
Spettacolo.... anche se è meglio tornare subito, prima che arrivi il buio. Il bello però arriva ora. Loro scendono lungo la traccia di salita, con le mani nella neve. Io li guardo. Su un traverso un po' esposto "mi prendo male" e... decido si non scendere più! Hanno così da urlare "Dai Nepal, bravo, bello, vieni qua!"... Bello un cavolo! Adesso, come minimo, tornano su, mi mettono il collare e mi portano giù in sicurezza. Va proprio così e, un passo alla volta, siamo fuori dalla zona neve. Sì, ma insomma, quel traverso... una paura: mica ho i ramponi io!
Però, il mio padrone continua a dirmelo, sono stato bravissimo oggi.
Siamo già a metà pomeriggio e allora decidiamo tornare fino alla macchina correndo. 
Insomma, il pericolo è scampato, ma arrivo alla macchina schiantato e barcollante. Sono stanchissimo. Giuro che se tocco il divano, questa sera, neanche mangio e mi metto subito a ronfare.


Ecco, ultima foto della giornata (non ne posso più di foto), e poi tutti a casa.
Ecco, ma dico io, va bene outdoor ma così mi pare troppo.... però sono stato un eroe. Eh sì, ha proprio ragione il mio padrone a chiamarmi #NepalOne !!! Lo aveva capito lui che già da piccolo, quando ero lì nel canile a "ridere" con gli altri cani, ero il migliore....

sabato 7 novembre 2015

07/11/2015 Tre due uno ...trail! Si parte dalle montagne di casa con il Valtellina Wine Trail

Questa è la storia di un'idea, di un sogno, di una grande manifestazione. E' una storia di passione e di voglia di fare, e di fare bene! E' una storia vera che più vera non si può. Questa è la MIA esperienza al Valtellina Wine Trail.

il mio pettorale... con il mio nome. Insomma, il MIO!
Al traguardo, con la medaglia da Finisher
 Quando si racconta qualcosa è bene partire dall'inizio. Le regole del buon giornalismo impongono che, quando si scrive un articolo, emergano fin da subito il Chi, il Che cosa, il Dove, il Quando, il Perchè e il Come di un evento o situazione. Perchè si tratta di cronaca: pura, sterile, oggettiva. Ma questo è un blog, il mio. Questa è la narrazione di una esperienza vissuta e pertanto carica di emozioni. Per questo, a volte, si può decidere anche di stravolgere un  po' l'ordine e partire dalla fine, dalle parte esperienziale, dalle emozioni.
Passaggio in cantina
La partenza
Il serpentone si snoda tra i vigneti


E allora decidi di partire dai colori: dal rosso, dal giallo, dal verde e dall'azzurro del cielo. Dagli odori: di terra, di sottobosco, di erba e di vino in fermetazione. Dai sapori: acqua e sali, Coca Cola, cioccolato, datteri e biscotti, e ancora pizzoccheri, bresaola, crostata di marmellata e vino. Dai rumori: la voce dello speaker al via e all'arrivo, quella voce amica che, a un chilometro dal traguardo, suona come il richiamo delle sirene per il naufrago Ulisse. Ancora, se di suoni vogliamo parlare, la voce dei compagni di "viaggio", i "Brava", i "Forza" degli sconosciuti che, a lato strada, fanno il tifo per te. Lo scalpiccìo dei piedi sulle foglie, sullo sterrato, e il tonfo secco degli stessi sull'asfalto. Le sensazioni, che la fanno da padrona per quasi tutto il tempo. Nei pochi minuti che precedono lo start, quasi schiacciata in quel marasma di persone che attendono tutte di partire, cerchi lo sguardo amico di qualcuno. La tensione cresce, cresce, cresce, fino a che partono tutti. E sei lì, in quel fiume di gente, che ti porta e ti trasporta. Il fiume diventa poi un serpentone, si allunga e si ricompatta, a seconda dei tratti più o meno impegnativi. All'inizio cerchi forse di "calibrare il passo sulla distanza, elevato alla fatica, sottraendo lo sforzo fisico, aggiungendo il mentale...tutto sotto radice quadrata", poi, non appena le gambe iniziano a fare da sole, non appena i movimenti si automatizzano, capisci che i calcoli euclidei non sono necessari. Tanto non va mai come avevi preventivato: corri, cammini, corri di nuovo. Su certe salite pensi di non farcela, ma poi arriva il piano, e la discesa, e ti accorgi che nelle gambe hai ancora tanta energia. Fino a che, tra vigneti, cantine, chiese e castelli, arrivi a un chilometro dal traguardo e, come per miracolo, le gambe iniziano ad aumentare il ritmo. La falcata si allunga fino ad incontrare quel bellissimo tappeto verde (quello che porta al traguardo), che quasi non ti viene da salirci, su quel "green carpet" da notte degli Oscar, per il timore di non essere all'altezza. Ma è lì, davanti a te e per te. E allora ci sali e ci corri sopra, col sorriso stampato in faccia, con un marasma di gente attorno che ti grida "Brava" e allunga le mani verso di te... e tu, come se fosse la cosa più naturale del mondo, le tocchi quelle mani, batti il cinque. E' il tuo personale attimo di gloria. Non sei arrivata prima, ma neppure ultima. Ma nella tua testa, semplicemente, hai vinto.

Tra i colori dell'autunno valtellinese
Ecco, è stato più o meno questo per me, oggi, il Valtellina Wine Trail. La cattiva giornalista, finalmente, è arrivata al Che cosa, e ora può procedere con ordine. Si è svolta oggi, in una giornata dal clima decisamente primaverile, la terza edizione del Valtellina Wine Trail. 1600 iscritti, 3 gare e tre differenti percorsi, 11 Comuni toccati e oltre 200 volontari, paesaggi da cartolina ed un unico traguardo nel cuore della città di Sondrio. Cinque i capofila di questa splendida manifestazione (Marco de Gasperi, Emanuele Manzi, Fabio Cometti, Michele Rigamonti e Giorgio Bianchi), che mixa la gara con la festa, lo sport con il divertimento. Perchè credo sia proprio questo il giusto spirito con cui affrontare questa competizione. Se non ti vuoi divertire, se non vuoi prima di ogni altra cosa godere del paesaggio, così come delle persone... se non ti piace l'idea di berti un buon bicchiere di rosso, insieme alla bresaola e ai pizzoccheri... beh, allora forse hai sbagliato gara! Perchè chi partecipa al VWT lo fa per il gusto della corsa, certamente, ma anche per tutto quello che ci sta attorno.

Con Marco, al quale devo il mio GRAZIE
Il mio primo trail, al quale ho partecipato seguendo il tracciato della Half Marathon (Da Chiuro fino a Sondrio): 21,7k di su e giù per i vigneti valtellinesi, poco meno di 800m D+, tanto sterrato e un po' di asfalto, affrontato in 2 ore e 43 minuti. Oltre a questo, la gara propone altri due tracciati: la Marathon, per i più esperti, e il Sassella Trail, per i neofiti.



lunedì 2 novembre 2015

01/11/2015 Laghi Gemelli: buona la prima... o l'ultima!




Lago Marcio
Prima salita di stagione ai Laghi Gemelli. Anche se la stagione volge ormai al termine. Anche se ieri, effettivamente, coincideva con la festa di chiusura del rifugio. Anche, anche, anche. Tutte scuse. E poi cosa sarà mai "la stagione"? Non c'è stagione che tenga se hai voglia di andare, di fare, di vedere. La mia stagione si è aperta ieri, in realtà. Parlo di "stagione mentale", quella che sta nella mia testa. La stagione ricomincia quando ti torna la voglia, o forse il bisogno, di andare. Io di voglia di andare, in fondo, ne ho sempre... Solo che il più delle volte, semplicemente, non so dove andare. Penso e progetto viaggioni, per i quali poi mi rendo conto di non avere quel tot di sghei necessari per partire. Oppure il tempo, manca il tempo. Allora comincio a figurarmi nella mente mete più vicine e abbordabili, perchè i soliti posti stancano. E infine capita che ti ritrovi, senza averlo programmato, in una giornata a dir poco spaziale, praticamente a due passi da casa e a riflettere (ancora una volta!) su quanto poco conosca le mie montagne. Quelle Orobie che dico di conoscere, no, non le conosco affatto! Altrimenti non sarei rimasta incantata ieri dinanzi alle tinte giallo-rosse di quell'Autunno che fino ad un mese fa definivo "stagione inutile e senza senso".
Carona, ore 9:25, temperatura - 5 gradi alla macchina. L'intento è quello di fare un po' di gamba, in vista del trail di sabato prossimo, e di recuperare quell'allenamento non fatto (ma che avrei dovuto fare per affrontare la competizione al meglio). Ma che volete che vi dica... Non so essere costante come vorrei, sul lato sportivo, e mi ritrovo a dare il tutto e per tutto all'ultimo momento. Volontà, dieci. Entusiasmo, mille. Costanza, ehm! Fascia calcata sulle orecchie, in pantaloncini corti e maglietta, Adidas ai piedi, gli altri (al parcheggio) mi guardano come una marziana. Che c'è che non va? Sarà mica perchè voi indossate, nell'ordine e dal basso verso l'alto, scarponcini da montagna, pantaloni lunghi, pile tecnico, giacca e uno o due altri strati sotto al pile forse?... E niente. A volte mi chiedo se sia io la strana, oppure se siano TUTTI gli altri ad esserlo. Parto. Il sentiero scorre veloce sotto ai miei piedi e io me li guardo bene tutti quei sassetti, che uno dopo l'altro accolgono il mio piede, lo sostengono, per poi rimanere alle mie spalle. Ascolto il respiro, che si fa più affannoso. Sbuffo, come una piccola locomotiva. Con le nuvolette bianche che si materializzano dinanzi alle mie labbra. Sbuffo e penso chi diavolo me l'abbia fatto fare. Avrei potuto essere in falesia ora, al sole. Oppure a passeggiare sul lago, mano nella mano con qualcuno, e invece sono qui, a fare fatica, pestare sassi e a "creare" nuvole di vapore acqueo. Salgo e salgo, cerco di correre un po' ma la salita mi spezza le gambe. Il suolo è ancora abbastanza gelato e ricoperto, a tratti, dal bianco della brina. Sono sudata, ora. La maglia mi si appiccica alla schiena, fredda. Che schifezza. Ma ormai sono in ballo. Io che ieri sera ero al compleanno di un amico. Io che ho mangiato gnocco fritto, pizza, tiramisù e quello stupido Beylis finale, del quale ho sentito il sapore sulla lingua fino a questa mattina! Cosa ci faccio qui?
Il bosco è quasi finito. Una coppia ferma, con la borraccia di the caldo in mano (dal profumo è tisana...), mi guarda passare. Ci salutiamo. Ci si saluta tutti in montagna, come se ci si volesse tutti bene, e in quel momento, anche se per poco, probabilmente è davvero così. Il bosco termina.


Ore 10:27, Lago Morto - temperatura boh. Ora capisco perchè sono qua. Perchè ho abbandonato le coperte calde. Ora, che il sole mi scalda la pelle, che mi entra dentro, che la montagna si riflette nelle acque gelide, ora capisco. Ne valeva la pena? Dio, se ne valeva la pena! Il sentiero si distende lungo la riva e procede in piano. Ora sì che posso correre. Respiro. Respiro a pieni polmoni, come se tra qualche secondo l'aria finisse e io dovessi farne scorta. Respiro e sono felice...


Ore 10:45, Rif. Laghi Gemelli - temperatura "fantastica". E sono qua. Seduta sui gradini che precedono l'ingresso, con una birra in mano (perchè i sali minerali vanno sempre reintegrati e se c'è una cosa che ho imparato da Orobie Ultra Trail è che, se hai corso, una birra non fa certo male). Sono qua che me li godo questi colori unici. Poco distante, "stravaccato al sole stile lucertola", il Vezz (per alcuni il Vezz, per altri il Nano), anche lui reduce dalla sera precedente, anche lui con la mia stessa idea. Il compleanno di Riki, lo gnocco fritto, il tiramisù e "chissà cos'altro" hanno provato un po' tutti. Ma noi, stamane, siamo i veri eroi...
Grazie anche a Klaus e Marion, perchè senza di loro non sarei mai stata qui :)

GRAZIE RAGAZZI!!!!!!
Ci sentiamo degli eroi, oggi...