Attenzione attenzione! Sto per dare una notizia, fare un annuncio sconvolgente! Dopo anni di studi e approfondite ricerche, fatte in collaborazione con il Cnr, si è giunti ad una sensazionale scoperta: LE MONTAGNE SONO SEMPRE LI’. Non si spostano, non crollano (per lo meno non in toto), cambiano sì, ma di pochissimo e la loro morfologia rimane la stessa per millenni.
E’ importante che la scoperta venga resa pubblica quanto prima, al fine di salvare la vita a tutti quegli ignoranti (nel senso che ignorano, ovvio!) pseudo alpinisti e climber improvvisati della domenica che, una volta arrivati all’attacco della via , pur essendo le condizioni proibitive, si ostinano ad “appendersi” in parete.
Se tutto va bene nessuno saprà mai nulla e diranno, in uscita, di aver rubato una via al cattivo tempo.
Se le cose vanno un po’ meno bene, ma non malissimo, li salverà l’elisoccorso e verranno considerati alla stregua di incoscienti (termine assolutamente carino, non offensivo e colloquiale) da amici e conoscenti.
Se le cose vanno male vengono ritrovati il giorno dopo e il tutto si conclude con un bell’ amava tanto i suoi monti, tanto da dare la vita.
In montagna, lo sappiamo tutti, l’incidente e la fatalità sono dietro l’angolo. A volte succede, e nessuno lo può evitare. E’ una consapevolezza con la quale si convive, anche con una certa serenità.
Il ruolo del buon scalatore è, quindi, di ridurre al minimo la possibilità di incorrere in un incidente mortale.
Con ciò intendo: conoscenza delle manovre ma non solo.
La montagna parla. A volte non vuole essere scalata. La montagna avverte. E quando parla è bene ascoltarla.
La cosa più difficile, spesso, è arrivare all’attacco della via e rinunciare. I motivi possono essere molteplici. Anzitutto le condizioni meteo (il classico temporale in arrivo, nuvole nere all’orizzonte…), ma anche lo stato della roccia e la quantità di cordate che precedono la nostra, oppure semplicemente si fa il primo tiro e ci si accorge che (nonostante il sole che splende e il cielo terso) “non è giornata per scalare”…
Battere in ritirata, saper rinunciare è un gesto difficile, pieno di coraggio e segno di maturità.
Lo fanno i grandi alpinisti, quelli per cui una vetta corrisponde a gloria (e sponsor!!!)… perché non dovremmo farlo anche noi comuni mortali e “montagnofili” del fine settimana?
La montagna, comunque, è sempre lì ad attenderci, solo che magari un giorno decide di non voler essere scalata, mentre il giorno seguente è pronta a spalancare le sue braccia e ad accoglierci.
QUESTO BISOGNEREBBE TRASMETTERE E INSEGNARE A CHI SI AVVICINA ALLA MONTAGNA! QUESTO! NON A PAROLE, MA CON I FATTI.
SAPER RINUNCIARE ALLA MONTAGNA, SAPERLA RISPETTARE.
E’ importante che la scoperta venga resa pubblica quanto prima, al fine di salvare la vita a tutti quegli ignoranti (nel senso che ignorano, ovvio!) pseudo alpinisti e climber improvvisati della domenica che, una volta arrivati all’attacco della via , pur essendo le condizioni proibitive, si ostinano ad “appendersi” in parete.
Se tutto va bene nessuno saprà mai nulla e diranno, in uscita, di aver rubato una via al cattivo tempo.
Se le cose vanno un po’ meno bene, ma non malissimo, li salverà l’elisoccorso e verranno considerati alla stregua di incoscienti (termine assolutamente carino, non offensivo e colloquiale) da amici e conoscenti.
Se le cose vanno male vengono ritrovati il giorno dopo e il tutto si conclude con un bell’ amava tanto i suoi monti, tanto da dare la vita.
In montagna, lo sappiamo tutti, l’incidente e la fatalità sono dietro l’angolo. A volte succede, e nessuno lo può evitare. E’ una consapevolezza con la quale si convive, anche con una certa serenità.
Il ruolo del buon scalatore è, quindi, di ridurre al minimo la possibilità di incorrere in un incidente mortale.
Con ciò intendo: conoscenza delle manovre ma non solo.
La montagna parla. A volte non vuole essere scalata. La montagna avverte. E quando parla è bene ascoltarla.
La cosa più difficile, spesso, è arrivare all’attacco della via e rinunciare. I motivi possono essere molteplici. Anzitutto le condizioni meteo (il classico temporale in arrivo, nuvole nere all’orizzonte…), ma anche lo stato della roccia e la quantità di cordate che precedono la nostra, oppure semplicemente si fa il primo tiro e ci si accorge che (nonostante il sole che splende e il cielo terso) “non è giornata per scalare”…
Battere in ritirata, saper rinunciare è un gesto difficile, pieno di coraggio e segno di maturità.
Lo fanno i grandi alpinisti, quelli per cui una vetta corrisponde a gloria (e sponsor!!!)… perché non dovremmo farlo anche noi comuni mortali e “montagnofili” del fine settimana?
La montagna, comunque, è sempre lì ad attenderci, solo che magari un giorno decide di non voler essere scalata, mentre il giorno seguente è pronta a spalancare le sue braccia e ad accoglierci.
QUESTO BISOGNEREBBE TRASMETTERE E INSEGNARE A CHI SI AVVICINA ALLA MONTAGNA! QUESTO! NON A PAROLE, MA CON I FATTI.
SAPER RINUNCIARE ALLA MONTAGNA, SAPERLA RISPETTARE.
Come sempre un'ottimo e intelligente articolo.
RispondiEliminaBrava Tatiana, continua così :-)
Alberto
grazie!! davvero troppo gentile.
RispondiEliminama sul tuo non si può commentare?
ciao TA'!!sono SArah...ti scrivo dal mio blog di gioielli ehehe...non si vive di sola arrampicata..bello questo post,e bello il blog in generale...ovviamente non posso che quotare tutto quello che hai scritto qui....
RispondiEliminaSai quante volte ho rinunciato io al primo tentativo su grandi vie...e puntualmente dopo averle portate a casa successivamente mi sono sempre detto:"per fortuna l'altra volta sono andato a casa..."
RispondiEliminaCiao
Silvi
D'accordo, assolutamente d'accordo. E, se posso aggiungere, vale anche per il ghiacciaio, anche se sei a mezz'ora dalla cima ma è l'una e fa caldo perchè sei andato più piano del previsto, anche se per quella estate è l'ultima gita..
RispondiEliminae poi, tutti quelli che amano davvero la montagna e l'arrampicata, di solito sanno apprezzare anche la salita in sè, i luoghi, l'avvicinamento, la preparazione, non solo l'arrivo in cima, che a volte è solo la ciliegina su una torta hià buonissima!
D'accordo! Grazie per i bei commenti e per l'apprezzamento
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