Continua il mio personale viaggio spirituale, la mia ricerca, nel complesso panorama che la montagna e le discipline ad essa connessa offrono.
Perché per me è un viaggio, una ricerca interiore che scaturisce dal desiderio di vivere emozioni nuove e intense. Emozioni che ti fanno sentire che vivi, che respiri, che soffri, che sperimenti sentimenti.
Cammino perché ogni passo è un protrarsi verso il nuovo e lo sconosciuto (sconosciuto a me ovviamente non ad altri, ma tanto mi basta per motivarmi). Non amo ripetere gli stessi percorsi, in genere… Il bello sta nell’andare senza ben sapere quanto manca alla fine o cosa ci si troverà di fronte.
Corro per la soddisfazione finale che il senso di fatica mi procura, per sentire il respiro più affannoso e le goccioline che mi rigano la fronte.
Scalo, e questa è la vera scoperta, perché mi piace il movimento in se’, l’eleganza della scalata e del “gesto arrampicatorio”. Mi piace perché in quei movimenti la mia mente si perde completamente e la concentrazione sale a livelli altissimi. La testa non riflette se non sul passo, sulla presa, sull’appoggio. Il movimento, elegante o goffo che sia, viene percepito da tutto il corpo.
Lo scalatore si muove come un ballerino sulla roccia. Padroneggia con eleganza e disinvoltura una dimensione, la verticalità, che non è la sua. Un complesso gioco di tacche, buchi, svasi, lame…
Nel gesto arrampicatorio sento di poter esprimere tutto quello che nella vita quotidiana non sono.
E lo sento dentro… è questa la cosa che mi sorprende e affascina al tempo stesso. E’ la mia scoperta. Con nessun altro sport mi è mai capitato di rapportarmi così tanto con il mio corpo. Il corpo si fonde con la mente. La tecnica, molto lentamente, cresce. Ma non basta. Dopo la crescita tecnica deve seguire quella mentale. Perché se per la falesia può bastare tanta tecnica e non necessariamente tantissima testa, per la montagna serve la seconda, non più della prima, ma vanno di pari passo.
L’assoluta serenità e calma che mi regala la scalata… non li saprei neppure descrivere. Amo il movimento lento, tranquillo, preciso: occhio, piede e piede, occhio, mano e appiglio, occhio… e così di seguito. In maniera ripetitiva, ma creativa. Cercare nel movimento il bello, la precisione, la semplicità, il risparmio energetico…
La bellezza e il fascino della via. Guardarla dal basso, contemplarla, studiarla, desiderarla, allenarsi perché senza il grado non avrebbe senso salirla, e infine provarci.
Ci sono vie che le guardi dal basso e rimani a bocca aperta. Per quanto sono belle. E diventano obiettivi…
Perché per me è un viaggio, una ricerca interiore che scaturisce dal desiderio di vivere emozioni nuove e intense. Emozioni che ti fanno sentire che vivi, che respiri, che soffri, che sperimenti sentimenti.
Cammino perché ogni passo è un protrarsi verso il nuovo e lo sconosciuto (sconosciuto a me ovviamente non ad altri, ma tanto mi basta per motivarmi). Non amo ripetere gli stessi percorsi, in genere… Il bello sta nell’andare senza ben sapere quanto manca alla fine o cosa ci si troverà di fronte.
Corro per la soddisfazione finale che il senso di fatica mi procura, per sentire il respiro più affannoso e le goccioline che mi rigano la fronte.
Scalo, e questa è la vera scoperta, perché mi piace il movimento in se’, l’eleganza della scalata e del “gesto arrampicatorio”. Mi piace perché in quei movimenti la mia mente si perde completamente e la concentrazione sale a livelli altissimi. La testa non riflette se non sul passo, sulla presa, sull’appoggio. Il movimento, elegante o goffo che sia, viene percepito da tutto il corpo.
Lo scalatore si muove come un ballerino sulla roccia. Padroneggia con eleganza e disinvoltura una dimensione, la verticalità, che non è la sua. Un complesso gioco di tacche, buchi, svasi, lame…
Nel gesto arrampicatorio sento di poter esprimere tutto quello che nella vita quotidiana non sono.
E lo sento dentro… è questa la cosa che mi sorprende e affascina al tempo stesso. E’ la mia scoperta. Con nessun altro sport mi è mai capitato di rapportarmi così tanto con il mio corpo. Il corpo si fonde con la mente. La tecnica, molto lentamente, cresce. Ma non basta. Dopo la crescita tecnica deve seguire quella mentale. Perché se per la falesia può bastare tanta tecnica e non necessariamente tantissima testa, per la montagna serve la seconda, non più della prima, ma vanno di pari passo.
L’assoluta serenità e calma che mi regala la scalata… non li saprei neppure descrivere. Amo il movimento lento, tranquillo, preciso: occhio, piede e piede, occhio, mano e appiglio, occhio… e così di seguito. In maniera ripetitiva, ma creativa. Cercare nel movimento il bello, la precisione, la semplicità, il risparmio energetico…
La bellezza e il fascino della via. Guardarla dal basso, contemplarla, studiarla, desiderarla, allenarsi perché senza il grado non avrebbe senso salirla, e infine provarci.
Ci sono vie che le guardi dal basso e rimani a bocca aperta. Per quanto sono belle. E diventano obiettivi…
...e poi ti trovi lì, appeso ad una delle mille soste, delle mille vie, delle mille pareti; hai buttato l'anima per quel tiro, e in quel tiro ci sono tutti i tiri che hai alle spalle; ti senti grande ma minuscolo nell'immensità di quell'abisso...abbassi lo sguardo e i due nodi ti ricordano che dall'altra parte della corda c'è un altro come te, senza di lui non potresti essere qui, e lui non potrebbe esserlo senza di te, un altro cuore che pulsa di emozione e di fatica, che arranca lungo questi posti che in realtà non esistono, luoghi verticali conosciuti solo da chi, per un motivo o per l'altro, ci è finito in mezzo, si cazzo! ci è caduto in quella trappola che ti fa vivere ogni settimana con il chiodo fisso della prossima meta...il bisogno di sentire la roccia sotto le mani, il vuoto dietro le spalle; sai che il tuo compagno ti seguirà sempre, e tu seguirai lui... Gli occhi fissi nel vuoto, ancora una volta, la fatica negli avambracci sfiniti, la tranquillità del facile, il terrore puro nell'ignoto, si! "se ne esco domenica prossima me ne vado al lago!"...poi arrivi all'auto, sei contento si sapere che il mondo non è fatto solamente di protezioni precarie, di dubbi sulla linea da seguire, di fatica... ma poi spunta quel libro, un'occhiata all'indice... Ok!!! qual'è la prossima via?!?!...
RispondiEliminauna settimana passa veloce...
sei di nuovo lì:
MOLLA TUTTO!!!
Emozionata.. sono emozionata.. non ci sono parole...
RispondiEliminaTa'
dai le parole escono...:)
RispondiEliminai tuoi racconti sono affascinanti!
"C"
beh.. grazie :)
RispondiEliminaprego! :)...che sia un inizio di anno positivo almeno il tuo!
RispondiEliminabuone scalate!
Perchè? per te non lo è? mi dispiace..
RispondiEliminanon particolarmente... però la montagna è sempre quella cosa che ti può risollevare!... quando poi vedo blog come questi fatte da ragazze come te :-)...
RispondiEliminaDai che ci conosciamo di sicuro.. dai chi sei!!??
RispondiEliminano non ci conosciamo... ho trovato il sito per caso, cercavo informazioni su come si fanno le calate in doppia :)... e mi sono imbattuto nel Tuo blog :)... magari ci si vede in giro appena decide di smetterla di piovere incessantemente...
RispondiEliminaper ora rimango un tuo ammiratore :)
hi hi secondo me mi stai prend in giro!! quando ti becco vedi che fine fai!! ciaooooo!!
RispondiEliminazaino pesante?...scarponi?...neve?... cosa succede?... la settimana scorsa non eravamo a scalare al sole di Arco?!
RispondiEliminaIncredibile, sembriamo catapultati in un mondo parallelo...via le scarpette, fuori le picche, sembra che il ghiaccio si sia materializzato anche quest'anno nelle sue conformazioni più assurde e incomprensibili alla mente umana. Fatico sotto il peso di quell'inusuale attrezzatura e mi addentro in questa forra con gli occhi in allerta, pronti a scorgere ogni nastro argentato che incrosta la roccia nera e inospitale di questa valle. Freddo intenso, mi fermo un attimo e il respiro è puro vapore. Siamo sotto al miracolo, e ci apprestiamo a scalarlo. In realtà le lame delle nostre picche affondano in qualcosa che per la maggior parte dell'anno non è che roccia umida, al massimo un ruscello insignificante; posti frequentati da cercatori di funghi diventano di colpo luoghi verticali, paradisi del ghiaccio; le sensazioni sono subito strane: siamo alla ricerca della fiducia di quella materia viva, delicata e allo stesso tempo così maestosa nelle sue forme...ci sentiamo un pò cavalieri sì, armati di tutto punto, e ci troviamo su cattedrali fantastiche, sconosciute ai più, anzi, conosciute da pochi, collocate in angoli di mondo popolati da folletti e spiriti del bosco; queste creature ti osservano mentre entri nel loro mondo, ti seguono, nascondendosi dietro abeti secolari dai rami piegati dalla neve; A volte alcuni di questi si divertono con i nostri zaini abbandonati quà e là, ci rovistano dentro ma nulla di più. Il sole sta calando, a fine dicembre le giornate sono proprio corte: l’ultima doppia all’imbrunire; adesso sono di nuovo sotto la cascata, ginocchia umide e braccia affaticate; mi siedo nella neve, perfetta, una neve che non conosce i raggi del sole: svito il tappo del mio thermos, nessun thè sarà mai più buono di questo, nessuno!
magari chavessi 'no zaino pesante solo d'inverno :)
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