martedì 25 novembre 2014

Angelika Rainer, la regina dei ghiacci

Buongiorno a tutti. voglio riportare di seguito un paio di articoli che ho pubblicato (Prima su Stile Alpino e poi su L'Eco di Bergamo) sull'amica (questo termine mi rende orgogliosa) Angelika. Atleta che spero di poter aver modo di seguire anche in futuro :)




STILE ALPINO - LA RIVISTA DEI RAGNI DI LECCO

Quando vedi le foto invernali di Helmcken Fall (Canada), non puoi che rimanere a bocca aperta e pensare chi mai possa essere in grado di salire quelle enormi, mostruose stalattiti di ghiaccio che, con fare minaccioso e fascino indescrivibile, incorniciano l’enorme cono di neve e ghiaccio che si trova alla base della cascata e dentro il quale l’acqua, cadendo dall’alto, vi si getta con un fragore assordante. Te lo immagini, quel frastuono, e quasi ti pare di sentirlo. Le figure di ghiaccio che si formano sulle pareti della grotta, alta 150 metri, non sono altro che gli spruzzi della cascata che, complici le rigidissime temperature dell’inverno canadese, solidificano contro la parete. Una meraviglia della natura e un sogno per i migliori iceclimber.
Pensare poi di intervistare l’altoatesina Angelika Rainer, prima donna che nel 2014 si è messa alla prova su questo terreno, è estremamente emozionante.
Angelika, se non la conosci, finisci con l’immaginartela come una donnona grossa e forzuta (come quelle che vedi alle Olimpiadi nel lancio del peso o del giavellotto) perché, per fare quello che fa, ci vuole forza.
Poi la vedi e ti accorgi che è esattamente il contrario. Al nostro incontro si è presentata in pantalone bianco, sandalo non troppo alto e magliettina nera ricamata. Sul metro e sessantacinque e decisamente magra, mai e poi mai te la immagineresti appesa nel vuoto, a diversi gradi sotto lo zero, tra colonne di ghiaccio che potrebbero cadere da un momento all’altro. Questo fino a che non ti trovi davanti alle fotografie e non ascolti la sua storia. Le si illuminano gli occhi quando comincia a raccontare , davanti ad un Martini bevuto in Bergamo, della spedizione che a febbraio del 2014 l’ha portata, insieme al compagno Marco Servalli e al fotografo Klaus Dell’Orto, oltre oceano per provare la cascata.
Una spedizione da “toccata e fuga”: quattro giorni per portarsi a casa una via, dopo un volo di venti ore e un viaggio in macchina di dieci (sotto una nevicata fittissima), per arrivare nella zona delle Rockymountains a nordest di Vancouver (British Columbia).
Il luogo è stato “scoperto” nel 2009 dal canadese Will Gadd e dall’inglese Tim Emmett che hanno effettuato la prima salita della linea Spry On, provvisoriamente gradata WI10.
“L’idea di essere la prima donna al mondo a provare queste vie, una volta viste le immagini e letto i commenti dei due top iceclimbers, mi ha subito galvanizzata. Il muro della cascata, largo almeno 300 metri, è molto più grande di come lo si possa immaginare ed ha un potenziale altissimo. Quando parcheggi l’auto su quello che nel periodo estivo è il belvedere dal quale i turisti si affacciamo ad ammirare la cascata, non riesci a vederla in tutta la sua maestosità. Da lì cominci a scendere in un bosco ripido e infine, per ovviare ad un salto, sei costretto ad una calata di una quindicina di metri. Insomma, arrivi giù, giri l’angolo e te la trovi davanti. E’ colossale e incute anche un certo timore. Verso mezzogiorno, nella settimana in cui siamo stati ad Helmcken, la temperatura saliva intorno agli zero gradi e le stalattiti (le più grosse erano dei veri e propri camion che pendevano dal soffitto) cominciavano a sciogliersi e a staccarsi”.

Angelika racconta concitata, quasi stesse rivivendo quei momenti, davanti al bicchiere che rimane pieno. Le parole scorrono come un fiume in piena e ci spiega che, nel comunicato stampa fatto girare prima della spedizione (sponsorizzata da Berghaus), annunciava la salita di Wolverine, via aperta da Emmett insieme allo sloveno Klemen Premrl nel febbraio 2012 e gradata WI11. Se su questa linea non avesse trovato le condizioni idonee alla salita avrebbe optato per salire Spray On. Per prepararsi a questa impresa, sempre insieme a Servalli, si è recata nel dicembre 2013 nella regione di Alberta (sempre in Canada) e ha scalato Steel Koan nella celeberrima Cineplex Cave, vicino al Lake Luise. (ndr. Per i non addetti ai lavori Steel Koan è la via di misto più dura del Canada).





ECO DI BERGAMO

Nome: Angelika. Cognome: Rainer. Professione: alpinista, arrampicatrice, iceclimber. Residenza: sulle carte è ancora altoatesina ma di fatto si è trasferita,  da un paio d’anni, nel comune di Gandino, in Valle Seriana, dove vive insieme al compagno Marco Servalli.
Succede qui, in provincia di Bergamo, che vai a fare benzina oppure la spesa al supermarket e ti ritrovi lei, la campionessa del mondo di arrampicata su ghiaccio, in coda per pagare alla cassa.
Il suo viso, facendo capolino su siti e riviste di settore, è ben noto agli appassionati di montagna. Ma se non te ne intendi di queste cose, e quindi non la conosci, la campionessa potrebbe passare inosservata. Perché lei, Angelika, è una tipetta semplice e riservata. Parla a bassa voce, chiede “per favore” e ha il sorriso facile. Veste come qualsiasi altra ragazza e a tradirla, forse, è solo l’accento piuttosto marcato.
Atleta di fama internazionale, la sua vita si svolge tra Gandino (dove vive con il compagno Marco), Merano (dove risiede la famiglia d’origine) e i luoghi magici che fanno da cornice alle sue spedizioni e che spaziano da un lato all’altro del mondo. Questo non le impedisce di essere attiva anche nel territorio in cui vive. Ieri sera, per esempio, ha partecipato ad uno speciale allenamento organizzato dal gruppo di arrampicata sportiva Koren, nella palestra dell’oratorio di Gandino, mettendosi a disposizione di chiunque volesse allenarsi insieme a lei. E’ strano pensare che invece, fino ad un paio di settimane fa, era ad allenarsi in Corea, in vista della Coppa del Mondo di iceclimbing, e che poi da lì sia volata direttamente in Giappone (a Seoul), prima di tornare a casa, a Gandino. Tra tre settimane, invece, sarà la volta degli Usa, in Montana, dove disputerà la prima tappa di Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio.
Senza farsi pregare, e con il solito sorriso stampato in faccia, ci racconta come ha iniziato e quali sono gli intrecci che l’hanno portata a vivere nel cuore delle Orobie bergamasche.
“Sono nata a Merano nel 1986. Da bambina mia madre mi portava a fare lunghe passeggiate sulle montagne di casa. Il contatto con la roccia, sempre grazie a mia madre, è stato amore a prima vista. E’ sempre la mamma che, assecondando la mia naturale passione, mi iscrive a 12 anni ad un corso di arrampicata per ragazzi organizzato dalla palestra della mia città. Dopo pochissimo partecipo alla mia prima gara (peraltro anche la prima competizione di arrampicata giovanile regionale organizzata in Alto Adige). Arrampicare mi piace moltissimo, sia sulle pareti artificiali che in ambiente naturale. Nel 2008 realizzo la prima salita femminile della via “Italia 61” in Dolomiti”.
Nonostante i successi su roccia, tuttavia, Angelika si accorge di desiderare nuove sfide e nel 2005, quasi per caso, partecipa ad una gara di dry tooling (arrampicata con piccozze su roccia) a Bolzano, vincendola. E’ la seconda volta che Angelika, nella sua vita, impugna le piccozze. Ed è  proprio in questo anno, nel 2005, che la Rainer arriva per la prima volta a Gandino, per partecipare ad una tappa di Coppa Italia di boulder e dry tooling. In questa occasione conosce Servalli. Ognuno tuttavia ha la propria vita privata e i due rimangono semplici conoscenti per diversi anni. La svolta avviene nel 2009.
“Era il mese di dicembre ed era il mio primo viaggio in Russia. La gara era vicinissima e non riuscivo a sistemarmi con i vari permessi. Sapendo che Marco, per lavoro, aveva già avuto a che fare con la burocrazia russa, ho pensato di contattarlo e di chiedere il suo aiuto. Ecco, credo sia iniziato tutto quel giorno. Ora Bergamo è la mia casa. I bergamaschi, in particolare il gruppo di arrampicata Koren, mi hanno accolta come una di loro, persino lasciandomi mettere, sulla loro struttura artificiale, delle prese su cui salire con le piccozze”.
Nel 2008 Angelika conquista la prima vittoria di Coppa del Mondo e nel 2012 si aggiudica la classifica generale della Coppa del Mondo di arrampicata su Ghiaccio.
Ha inoltre vinto tre Campionati del Mondo consecutivi nel 2009, 2011 e 2013. In tutte queste imprese il compagno Marco è sempre stato al suo fianco. Lo scorso inverno è stata la prima donna a scalare una linea di ghiaccio ad Helmcken Fall (Canada): una cascata alta 150 metri i cui spruzzi, complici le rigidissime temperature dell’inverno, creano enormi stalattiti di ghiaccio che pendono dalle pareti della grotta che gli sta alle spalle. Su queste stalattiti, talvolta alte come dei bus, Angelika è salita con ramponi e piccozze, a diversi gradi sotto lo zero. Per prepararsi a questa impresa, sempre insieme a Servalli, si era recata nel dicembre 2013 nella regione di Alberta (Canada) e aveva scalato Steel Koan nella celeberrima Cineplex Cave (ndr. Per i non addetti ai lavori Steel Koan è la via di misto più dura del Canada).



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