STILE ALPINO - LA RIVISTA DEI RAGNI DI LECCO
Quando vedi le foto invernali di Helmcken Fall (Canada), non
puoi che rimanere a bocca aperta e pensare chi mai possa essere in grado di
salire quelle enormi, mostruose stalattiti di ghiaccio che, con fare minaccioso
e fascino indescrivibile, incorniciano l’enorme cono di neve e ghiaccio che si
trova alla base della cascata e dentro il quale l’acqua, cadendo dall’alto, vi
si getta con un fragore assordante. Te lo immagini, quel frastuono, e quasi ti
pare di sentirlo. Le figure di ghiaccio che si formano sulle pareti della
grotta, alta 150 metri, non sono altro che gli spruzzi della cascata che,
complici le rigidissime temperature dell’inverno canadese, solidificano contro
la parete. Una meraviglia della natura e un sogno per i migliori iceclimber.
Pensare poi di intervistare l’altoatesina Angelika Rainer,
prima donna che nel 2014
si è messa alla prova su questo terreno, è estremamente emozionante.
Angelika, se non la conosci, finisci con l’immaginartela
come una donnona grossa e forzuta (come quelle che vedi alle Olimpiadi nel
lancio del peso o del giavellotto) perché, per fare quello che fa, ci vuole
forza.
Poi la vedi e ti accorgi che è esattamente il contrario. Al
nostro incontro si è presentata in pantalone bianco, sandalo non troppo alto e
magliettina nera ricamata. Sul metro e sessantacinque e decisamente magra, mai e poi mai te la
immagineresti appesa nel vuoto, a diversi gradi sotto lo zero, tra colonne di
ghiaccio che potrebbero cadere da un momento all’altro. Questo fino a che non ti
trovi davanti alle fotografie e non ascolti la sua storia. Le si illuminano gli
occhi quando comincia a raccontare , davanti ad un Martini bevuto in Bergamo, della spedizione che a febbraio del 2014 l’ha portata, insieme al
compagno Marco Servalli e al fotografo Klaus Dell’Orto, oltre oceano per
provare la cascata.
Una spedizione da “toccata e fuga”: quattro giorni per
portarsi a casa una via, dopo un volo di venti ore e un viaggio in macchina di dieci
(sotto una nevicata fittissima), per arrivare nella zona delle Rockymountains a nordest di Vancouver (British Columbia).
Il luogo è stato “scoperto” nel 2009 dal canadese Will Gadd
e dall’inglese Tim Emmett che hanno effettuato la prima salita della linea Spry
On, provvisoriamente gradata WI10.
“L’idea di essere la prima donna al mondo a provare queste
vie, una volta viste le immagini e letto i commenti dei due top iceclimbers, mi ha subito
galvanizzata. Il muro della cascata, largo almeno 300 metri, è molto più grande di come lo si possa
immaginare ed ha un potenziale altissimo. Quando parcheggi l’auto su quello che
nel periodo estivo è il belvedere dal quale i turisti si affacciamo ad ammirare
la cascata, non riesci a vederla in tutta la sua maestosità. Da lì cominci a
scendere in un bosco ripido e infine, per ovviare ad un salto, sei costretto ad
una calata di una quindicina
di metri. Insomma, arrivi giù, giri l’angolo e te la trovi davanti. E’
colossale e incute anche un certo timore. Verso mezzogiorno, nella settimana in
cui siamo stati ad Helmcken, la temperatura saliva intorno agli zero gradi e le
stalattiti (le più grosse erano dei veri e propri camion che pendevano dal
soffitto) cominciavano a sciogliersi e a staccarsi”.
Angelika racconta concitata, quasi stesse rivivendo quei
momenti, davanti al bicchiere che rimane pieno. Le parole scorrono come un
fiume in piena e ci spiega che, nel comunicato stampa fatto girare prima della
spedizione (sponsorizzata da Berghaus), annunciava la salita di Wolverine, via
aperta da Emmett insieme allo sloveno Klemen Premrl nel febbraio 2012 e gradata
WI11. Se su questa linea non avesse trovato le condizioni idonee alla salita
avrebbe optato per salire Spray On. Per prepararsi a questa impresa, sempre
insieme a Servalli, si è recata nel dicembre 2013 nella regione di Alberta (sempre in Canada) e ha
scalato Steel Koan nella celeberrima Cineplex Cave, vicino al Lake Luise. (ndr.
Per i non addetti ai lavori Steel Koan è la via di misto più dura del Canada).
ECO DI BERGAMO
Nome: Angelika. Cognome: Rainer. Professione: alpinista,
arrampicatrice, iceclimber. Residenza: sulle carte è ancora altoatesina ma di
fatto si è trasferita, da un paio
d’anni, nel comune di Gandino, in Valle Seriana, dove vive insieme al compagno
Marco Servalli.
Succede qui, in provincia di Bergamo, che vai a fare benzina
oppure la spesa al supermarket e ti ritrovi lei, la campionessa del mondo di
arrampicata su ghiaccio, in coda per pagare alla cassa.
Il suo viso, facendo capolino su siti e riviste di settore,
è ben noto agli appassionati di montagna. Ma se non te ne intendi di queste
cose, e quindi non la conosci, la campionessa potrebbe passare inosservata.
Perché lei, Angelika, è una tipetta semplice e riservata. Parla a bassa voce,
chiede “per favore” e ha il sorriso facile. Veste come qualsiasi altra ragazza e
a tradirla, forse, è solo l’accento piuttosto marcato.
Atleta di fama internazionale, la sua vita si svolge tra
Gandino (dove vive con il compagno Marco), Merano (dove risiede la famiglia d’origine)
e i luoghi magici che fanno da cornice alle sue spedizioni e che spaziano da un
lato all’altro del mondo. Questo non le impedisce di essere attiva anche nel
territorio in cui vive. Ieri sera, per esempio, ha partecipato ad uno speciale
allenamento organizzato dal gruppo di arrampicata sportiva Koren, nella
palestra dell’oratorio di Gandino, mettendosi a disposizione di chiunque
volesse allenarsi insieme a lei. E’ strano pensare che invece, fino ad un paio
di settimane fa, era ad allenarsi in Corea, in vista della Coppa del Mondo di
iceclimbing, e che poi da lì sia volata direttamente in Giappone (a Seoul),
prima di tornare a casa, a Gandino. Tra tre settimane, invece, sarà la volta
degli Usa, in Montana, dove disputerà la prima tappa di Coppa del Mondo di
arrampicata su ghiaccio.
Senza farsi pregare, e con il solito sorriso stampato in
faccia, ci racconta come ha iniziato e quali sono gli intrecci che l’hanno
portata a vivere nel cuore delle Orobie bergamasche.
“Sono nata a Merano nel 1986. Da bambina mia madre mi
portava a fare lunghe passeggiate sulle montagne di casa. Il contatto con la
roccia, sempre grazie a mia madre, è stato amore a prima vista. E’ sempre la
mamma che, assecondando la mia naturale passione, mi iscrive a 12 anni ad un
corso di arrampicata per ragazzi organizzato dalla palestra della mia città. Dopo
pochissimo partecipo alla mia prima gara (peraltro anche la prima competizione
di arrampicata giovanile regionale organizzata in Alto Adige). Arrampicare mi
piace moltissimo, sia sulle pareti artificiali che in ambiente naturale. Nel
2008 realizzo la prima salita femminile della via “Italia 61” in Dolomiti”.
Nonostante i successi su roccia, tuttavia, Angelika si
accorge di desiderare nuove sfide e nel 2005, quasi per caso, partecipa ad una
gara di dry tooling (arrampicata con piccozze su roccia) a Bolzano, vincendola.
E’ la seconda volta che Angelika, nella sua vita, impugna le piccozze. Ed è proprio in questo anno, nel 2005, che la
Rainer arriva per la prima volta a Gandino, per partecipare ad una tappa di
Coppa Italia di boulder e dry tooling. In questa occasione conosce Servalli.
Ognuno tuttavia ha la propria vita privata e i due rimangono semplici
conoscenti per diversi anni. La svolta avviene nel 2009.
“Era il mese di dicembre ed era il mio primo viaggio in
Russia. La gara era vicinissima e non riuscivo a sistemarmi con i vari
permessi. Sapendo che Marco, per lavoro, aveva già avuto a che fare con la
burocrazia russa, ho pensato di contattarlo e di chiedere il suo aiuto. Ecco,
credo sia iniziato tutto quel giorno. Ora Bergamo è la mia casa. I bergamaschi,
in particolare il gruppo di arrampicata Koren, mi hanno accolta come una di
loro, persino lasciandomi mettere, sulla loro struttura artificiale, delle
prese su cui salire con le piccozze”.
Nel 2008 Angelika
conquista la prima vittoria di Coppa del Mondo e
nel 2012 si aggiudica la classifica generale della Coppa del Mondo di
arrampicata su Ghiaccio.
Ha inoltre vinto tre Campionati del Mondo consecutivi nel
2009, 2011 e 2013. In tutte queste imprese il compagno Marco è sempre stato al
suo fianco. Lo scorso inverno è stata la prima donna a scalare una linea di
ghiaccio ad Helmcken Fall (Canada): una cascata alta 150 metri i cui spruzzi,
complici le rigidissime temperature dell’inverno, creano enormi stalattiti di
ghiaccio che pendono dalle pareti della grotta che gli sta alle spalle. Su
queste stalattiti, talvolta alte come dei bus, Angelika è salita con ramponi e
piccozze, a diversi gradi sotto lo zero. Per prepararsi a questa impresa,
sempre insieme a Servalli, si era recata nel dicembre 2013 nella regione di Alberta
(Canada) e aveva scalato Steel Koan nella celeberrima Cineplex Cave (ndr. Per i
non addetti ai lavori Steel Koan è la via di misto più dura del Canada).
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