Colori, polvere e contrasti... |
Bolivia.
Terra di colori, polvere e contrasti. Tre
parole per definire una nazione.
Bolivia
lucente che confonde il cielo con la terra, senza orizzonte fisico ma con
orizzonti precisi e con qualcuno che tenta di star loro alle calcagna. Isola
sospesa, che langue a quota 4000 metri sopra i cieli, più vicina alle nuvole
che al mare. Altipiani sconfinati, lama, alpaca, lagune e flamenchi di un rosa così acceso da fare invidia alla Barbie.
Bolivia. Dove Vado Putana è solo il nome di un passo di montagna e non il
leitmotiv di una nazione. Bolivia color della terra bruciata, della polvere che
imbratta tutto, dalle persone ai panni stesi.
Orizzonte senza confini |
Flamenco |
Nazione senza età, gonne troppo
larghe e rughe troppo profonde, canyon e quebradas che rompono la terra e
invadono la pelle, sole e freddo che bruciano gli anni. Bolivia che insegue il
mito delle strade asfaltate e scava, scava nella terra in attesa di gettare il
cemento. Bolivia ricca di pubblicità istituzionali che promettono un futuro
diverso per i propri giovani. Bolivia che ora c’è lavoro per tutti, di un Evo
Morales che in miniera ci si va ancora, ma finalmente per scelta e non
obbligata. Bolivia dei bambini tutti a scuola in divisa, per dare un senso di
rigore. Bolivia, che ora c’è una unidad
educativa in ogni pueblo, per ragazzi
e per adulti, e anche un medico! Terra
di alfabetizzazione tardiva. Bolivia del cellulare e di internet per tutti, ma
ancora senza vie di comunicazione. La tecnologia sembra essere arrivata troppo
presto, dal momento che è forse più semplice comunicare wireless che via terra…
pazzia. La stessa pazzia di una La Paz, arrampicata quale edera velenosa o
pianta infestante sui versanti di una vallata che cade a picco dall’altipiano.
Case su case a perdita d’occhio, una addossata all’altra, tutte mattoni e mai
portate a termine, che si confondono tra i vicoli sporchi, tipici della grande
metropoli del terzo mondo. Folle come Potosì, la città più alta del mondo,
costruita a 4000 metri, per sfruttare al meglio le miniere d’argento.
Potosì |
La Paz |
Bolivia
dei cani randagi, che sguazzano tra le strade strette e l’immondizia dei
marciapiedi. Bolivia di colori, ancora, e di bambini portati sulla schiena da
mamme che sembrano nonne. Bolivia del cappello a bombetta in equilibrio sulla
nuca. Bolivia dai capelli neri lucenti, dai grandi occhi scuri e calienti, dalle lunghe trecce. Bolivia
di vita, di speranze, di domani, dove la parola muerte ormai sembra associata
solo alla carretera: da quota 4500 metri a 1500 in 60 km di budello sterrato, a
picco sul mondo, tra le steppe dell’altipiano, le foreste temperate, la foresta
pluviale e le sue colorate cocorite. Bolivia che si vanta di essere la più
grande esportatrice di coca al mondo (bustine di mate di coca) e che in
aeroporto ti ribalta lo zaino per fare i controlli antidroga. Bolivia che
perseguita il narcotraffico, perché con esso non vuole avere nulla a che fare.
Bolivia che non vuole farsi fotografare o che chiede denaro in cambio di uno
scatto.
Bolivia dove anche i bambini hanno imparato che per una foto si può
avere qualcosa in cambio, ma che poi sono sempre bambini, e li compri con un
paio di mollettine colorate per capelli. Bolivia affascinata dall’occidente ma
ancora tanto legata alle tradizioni, alle musiche, ai costumi popolari. Bolivia,
a cavallo tra il vecchio e il nuovo mondo.
Ta'
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