martedì 13 agosto 2013

Bolivia, emozioni in parole


Colori, polvere e contrasti...
Bolivia.

Terra di colori, polvere e contrasti. Tre parole per definire una nazione.

Bolivia lucente che confonde il cielo con la terra, senza orizzonte fisico ma con orizzonti precisi e con qualcuno che tenta di star loro alle calcagna. Isola sospesa, che langue a quota 4000 metri sopra i cieli, più vicina alle nuvole che al mare. Altipiani sconfinati, lama, alpaca, lagune e flamenchi di un rosa così acceso da fare invidia alla Barbie. Bolivia. Dove Vado Putana è solo il nome di un passo di montagna e non il leitmotiv di una nazione. Bolivia color della terra bruciata, della polvere che imbratta tutto, dalle persone ai panni stesi.
 
Orizzonte senza confini

Flamenco

 
Nazione senza età, gonne troppo larghe e rughe troppo profonde, canyon e quebradas che rompono la terra e invadono la pelle, sole e freddo che bruciano gli anni. Bolivia che insegue il mito delle strade asfaltate e scava, scava nella terra in attesa di gettare il cemento. Bolivia ricca di pubblicità istituzionali che promettono un futuro diverso per i propri giovani. Bolivia che ora c’è lavoro per tutti, di un Evo Morales che in miniera ci si va ancora, ma finalmente per scelta e non obbligata. Bolivia dei bambini tutti a scuola in divisa, per dare un senso di rigore. Bolivia, che ora c’è una unidad educativa in ogni pueblo, per ragazzi e per adulti, e anche un  medico! Terra di alfabetizzazione tardiva. Bolivia del cellulare e di internet per tutti, ma ancora senza vie di comunicazione. La tecnologia sembra essere arrivata troppo presto, dal momento che è forse più semplice comunicare wireless che via terra… pazzia. La stessa pazzia di una La Paz, arrampicata quale edera velenosa o pianta infestante sui versanti di una vallata che cade a picco dall’altipiano. Case su case a perdita d’occhio, una addossata all’altra, tutte mattoni e mai portate a termine, che si confondono tra i vicoli sporchi, tipici della grande metropoli del terzo mondo. Folle come Potosì, la città più alta del mondo, costruita a 4000 metri, per sfruttare al meglio le miniere d’argento.
 
Potosì

La Paz
Bolivia dei cani randagi, che sguazzano tra le strade strette e l’immondizia dei marciapiedi. Bolivia di colori, ancora, e di bambini portati sulla schiena da mamme che sembrano nonne. Bolivia del cappello a bombetta in equilibrio sulla nuca. Bolivia dai capelli neri lucenti, dai grandi occhi scuri e calienti, dalle lunghe trecce. Bolivia di vita, di speranze, di domani, dove la parola muerte ormai sembra associata solo alla carretera: da quota 4500 metri a 1500 in 60 km di budello sterrato, a picco sul mondo, tra le steppe dell’altipiano, le foreste temperate, la foresta pluviale e le sue colorate cocorite. Bolivia che si vanta di essere la più grande esportatrice di coca al mondo (bustine di mate di coca) e che in aeroporto ti ribalta lo zaino per fare i controlli antidroga. Bolivia che perseguita il narcotraffico, perché con esso non vuole avere nulla a che fare. Bolivia che non vuole farsi fotografare o che chiede denaro in cambio di uno scatto.
 



 
 
Bolivia dove anche i bambini hanno imparato che per una foto si può avere qualcosa in cambio, ma che poi sono sempre bambini, e li compri con un paio di mollettine colorate per capelli. Bolivia affascinata dall’occidente ma ancora tanto legata alle tradizioni, alle musiche, ai costumi popolari. Bolivia, a cavallo tra il vecchio e il nuovo mondo.
Ta'


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