Run, run, run. Con le molle sotto ai piedi o con le gambe
che pesano come dei macigni, si corre, si suda, si fatica e si sorride. Sempre.
Quello sempre. Il sorriso, quella mezzaluna stampata in viso, non deve mai
mancare, altrimenti è finita. E hanno corso, eccome se lo hanno fatto, gli
oltre mille che questo fine settimana hanno partecipato alla Stralivigno 2015, evento organizzato dalla APT locale in collaborazione con l'Asd Marathon Club Alta Quota.
Gazzelle, come i kenioti, o più simili a foche arenate sulla spiaggia; dai
giovanissimi fino a quelli che li vedi e dici “Ma davvero il nonno corre? Non
mi muore sul sentiero?” (e poi corre e magari ti dà anche la paga…), tutti
orgogliosi del loro pettorale e con il sorriso sulle labbra.
C’ero anche io, ovviamente, ospite della Apt di Livigno e dal suo presidente Luca Moretti, ex azzurro dello sci e instancabile promotore di una Livigno sempre più giovane, più verde, più outdoor. Dico "ovviamente" perché se io non faccio qualcosa
di strano, qualcosa che credo al di fuori della mia portata, non sono felice.
A
dire la verità l’idea di correre non mi aveva neppure sfiorata fino a sabato
mattina quando, salendo sul pullmino che avrebbe portato me e gli altri
giornalisti a Livigno, ho scoperto che i miei colleghi erano quasi tutti dei
super runner e che avrebbero comunque partecipato alla gara. Attimi di panico
il perfetto Tatiana Style. “E ora che faccio? Va bene, ho portato un paio di
pantaloncini e scarpe da corsa (talmente usate da avere le ragnatele)… ma da
qui al fare un mezza maratona! E in montagna, come se non bastasse! Chi ha mai
corso in montagna?”.
La risposta vien da sè: decido di non correre e la risolvo
con un semplice, vero e sincero “Non sono allenata e con 21 km potrei morirvi sul sentiero”.
Poi il destino mi si para davanti nelle vesti di una
leonessa rossa. E’ Manuela. Lei è una “Women in run” (per chi non sapesse di che si
tratta consiglio vivamente di cercare in Google Jennifer Isella e Manuela
Barbieri o su Facebook la pagina dedicata al progetto, in quanto meritevole di
sostegno). Beh, tornando a noi, Manuela è una che corre, ma si è sempre messa alla prova in piano. I suoi occhioni grandi non
lasciano dubbi: il tracciato in montagna spaventa, o se non altro la induce a
pensare che forse è meglio passare un fine settimana da spettatrice. In men che non si dica il team di runner-giornalisti propone
alla leonessa e a me di dividerci il percorso a metà: 10,5 K a testa di
staffetta. Io, per come sono fatta, non ci penso due volte e le dico che per me
va benone. Alla fine dieci chilometri sarebbero una passeggiata, se solo li
dovessi camminare. E’ fatta, due telefonate all’organizzazione e nella lista della staffetta non competitiva compaiono due nomi in più.
Pronteeeeeeeeeeee! |
Siamo accolti dalla APT di Livigno in serata, presso la
Latteria, e prima di un delizioso buffet partecipiamo ad una tavola rotonda
circa il futuro dell’informazione tra testate cartacee, siti, portali, blog e
social. Focus del dibattito è, ovviamente, la corsa. Un tema stimolante, quello tra i vari social influencer, che mi fa riflettere ancora una volta sul
mio CORDADOPPIA e su che direzione potrebbe prendere. Ma non perdiamoci
in queste cose e torniamo al sodo.
Quello che invece vale la pena di raccontare è che ho conosciuto
un’altra di quelle persone che, a pelle, mi trasmettono belle sensazioni. Il
nome non necessita di presentazioni. Marco De Gasperi, campione del mondo di
corsa in montagna e un curriculum da far paura, mi ha subito conquistata con la
sua semplicità e con il suo sguardo pulito. Fortemente coinvolto con l’APT di
Livigno, collabora con questa per numerosi progetti riguardanti l’outdoor che,
qua, è vivibile al 100% e in tutte le stagioni. E' addirittura ideatore della Valtellina Wine Trail, ora gemellata con la Stralivigno, e alla quale spero di partecipare tra qualche mese.
Vabbè...la faccia non necessita di commenti! |
La mattina di sabato, a poche ore dalla gara, Marco ci accompagna (insieme al mitico Franz Rossi: scrittore, giornalista, blogger e runner) a vedere uno dei tratti chiave del persorso. E’ uno strappo di qualche centinaio di metri, dal km 12 al 14, che parte dolce e poi impenna, fino a portare al punto più alto del percorso di gara (oltre i 2000slm). Manuela ed io ci siamo divise la staffetta in modo intelligente: a lei tocca la prima parte, in piano e con salite più lunghe ma più dolci, mentre a me la seconda, che si inerpica tra i boschi di Livigno, con salite più brevi e più intense, e con un discesone spaccagambe finale. Marco ci consiglia dove correre e dove camminare, per non arrivare nell’ultima parte in riserva di energie. Consigli importanti, che io seguirò alla lettera.
Con Marco Dega e Women in run, con alle spalle la mitica Discovery Sport concessa in prova per l'occasione da Land Rover |
Con Franz |
E niente… alle 15 la corsa prende il via. Si parte tutti insieme. I kenioti sono fin da subito in prima fila e… e ora capisco la storia della gazzella e del leone. Mio nonno, quando guardava le Olimpiadi e rimaneva a bocca aperta davanti alle prestazioni di questi mostri di ebano, diceva che loro si alzano la mattina e iniziano a correre, e che pertanto ci sono abituati! Pace all'anima del nonno, ma probabilmente aveva ragione! Scherzi a parte, sono davvero dei razzi. Il primo gradino del podio, sia maschile che femminile, andrà infatti proprio a loro. Io aspetto “la Manu” al cambio, comodamente seduta nel pratone. Guardo i primi che superano il gonfiabile di metà percorso, e passano anche i primi staffettisti. Competit: il compagno sta lì pronto, in posizione leggermente piegata e con le gambe calde, per il cambio di un immaginario testimone e non perdere neanche un secondo. Ci sono poi le coppie di staffettisti, coppie anche nella vita, che si stampano un bacio sulla bocca; e poi ci sono gli amici, che si danno il cambio con un abbraccio volante e una pacca sulla spalla.
Sono ancora lì che me li guardo tutti ‘sti generi umani
quando vedo Manuela, a due passi da me, con il fiatone, che mi dice. “Cosa ci
fai qui seduta? Dai dai che devi correre!”. Scoppio a ridere, mi sono "persa via" a rimirare il mondo e mi sono dimenticata di controllare l’arrivo. Salto in
piedi, la abbraccio perché è stata bravissima, metto la giacca nello zainetto e
me lo metto sulle spalle, la saluto di nuovo e con l’eccitazione nelle gambe
parto. Lo so…non è il migliore dei cambi, e neppure il più atletico, ma io sono
così!!! Parto e rido, per i primi 5 minuti almeno. Gli spettatori che seguono
la gara ai lati del tracciato mi incitano a correre. E’ divertente. Dopo un
chilometro e mezzo inizia la salita, che si fa sempre più tosta. Ma io sono
felice e ho in testa i consigli di Marco. Dove “tira” di più rallento, mani
sulle cosce, busto proteso in avanti e via. Al ristoro, che si trova dopo 5 k,
un gruppo di ragazzi mi offre sali minerali e acqua. Io prendo tutto, come
viene, e se avessero anche un bicchiere di aria…beh anche quella farebbe
comodo. Al ristoro sto ferma una ventina di secondi, respiro, e quando riparto
mi sembra di avere nuova energia. Ancora un tratto in piano e brevi salite,
alcune che affronto a passo sostenuto. E poi, ad un certo punto, un tizio a
lato sentiero urla “Forza che da qua è tutta discesa”. Mi carica. Tre chilometri
alla fine, che si snodano parte su sentiero e parte su asfalto, a ridosso del
traguardo. Freno poco. La falcata si fa lunga lunga e sento che le gambe stanno
spingendo. Non è una cosa pensata, neppure voluta, mi viene da fare così e
basta. Ed è con il sorriso che passo sotto il gonfiabile del traguardo. Sono
felice, anche se vorrei qualcuno con cui condividere questa gioia. Ma al
momento non c'è nessuno. Per fortuna di lì a poco mi ritrovo con gli altri
runner-giornalisti, ognuno con la sua esperienza di gara da raccontare!
Alla fine io ho fermato il cronomentro a 0 58’ e non so
quanti secondi, che non è poi neanche così male!
Sono stata bene, mi sono sentita felice e chissà che questa
esperienza, quella della corsa in montagna, non possa avere un seguito. Grazie a Livigno, alla APT che ha organizzato tutto a pallino, a GreenMediaLab che mi ha permesso di vivere questa esperienza, a Franz, allo splendido Marco e ai miei runneramicicolleghi che mi hanno incitata...e alla Manu, che al cambio ha avuto la pazienza di cercarmi!
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