Diff: VII (VI eA2 nel caso si affrontino le ultime tre lunghezze) Lungh: 310 mt
Avvicinamento: Lunaria (85 mt, 6a, spit)
Passo, respira, passo, non guardare, passo, carica il piede frontale davanti a te che tiene, passo, calma, passo, ora non posso cadere, passo, sono in apnea, passo, ci sono quasi se non “balto” giù, passo, fessura Dio grazie, metti un friend… Tà urla e butta fuori tuttoooo!!!! Urlo.. Urlo forte. Che bello respiro. Liberazione.
Situata nella parte superiore delle Placche del Giardino, la via fu aperta nel 1977 e a causa delle esigue protezioni e dei tratti improteggibili (stante anche l’assenza di spit lungo la via), risulta essere di notevole impegno psicologico, nonostante difficoltà tecniche moderate.
Situata nella parte superiore delle Placche del Giardino, la via fu aperta nel 1977 e a causa delle esigue protezioni e dei tratti improteggibili (stante anche l’assenza di spit lungo la via), risulta essere di notevole impegno psicologico, nonostante difficoltà tecniche moderate.
Il nome deriva dalla sensazione di dispiacere provata dal Guerini, in un pomeriggio milanese, quando incontrò un gruppo di ragazzine (toccate dalla brutta patologia) che giocavano nel parco di una villa.
Personalmente ho raggiunto l’attacco scalando le placche inferiori, ma vi si può arrivare anche salendo lungo una rampa rocciosa a ainistra della base delle placche.
A parte il primo tiro, che consiste in un diedro-camino un po’ sporco a causa della vegetazione, ampiamente proteggibile a friend e/o nut, il resto della via ha effettivamente lunghi tratti davvero scevri da ogni possibilità di protezione. Per esempio la 4°lungh (secondo la relazione del Gaddi): 45 mt di placca compatta con un chiodo “infilzato” nell’unica fessura posta decisamente nella prima metà del tiro; così come il 5° tiro, caratterizzato da qualche passo duretto iniziale per poi spostarsi verso la cengia erbosa sulla sinistra seguendo le evidenti lavorazioni del granito (non male piazzare un friend lungo la lama a destra della sosta a chodi (per non caricarla in caso di caduta) e un altro quasi a ridosso della cengia erbosa, in modo da continuare a camminare (con attenzione) lungo la stessa e giungere alla bella sosta (sempre a chiodi, ma bella) del corto tiro successivo, completa di anello di calata. Se ci si ferma alla S6 la diff. arriva al massimo al VI grado.
Come la maggior parte dei ripetitori mi sono calata dalla cengia della s6, raggiungendo il canale d’accesso a Patabang, per spostarmi verso l’attacco di Vortice di Fiabe.
A parte il primo tiro, che consiste in un diedro-camino un po’ sporco a causa della vegetazione, ampiamente proteggibile a friend e/o nut, il resto della via ha effettivamente lunghi tratti davvero scevri da ogni possibilità di protezione. Per esempio la 4°lungh (secondo la relazione del Gaddi): 45 mt di placca compatta con un chiodo “infilzato” nell’unica fessura posta decisamente nella prima metà del tiro; così come il 5° tiro, caratterizzato da qualche passo duretto iniziale per poi spostarsi verso la cengia erbosa sulla sinistra seguendo le evidenti lavorazioni del granito (non male piazzare un friend lungo la lama a destra della sosta a chodi (per non caricarla in caso di caduta) e un altro quasi a ridosso della cengia erbosa, in modo da continuare a camminare (con attenzione) lungo la stessa e giungere alla bella sosta (sempre a chiodi, ma bella) del corto tiro successivo, completa di anello di calata. Se ci si ferma alla S6 la diff. arriva al massimo al VI grado.
Come la maggior parte dei ripetitori mi sono calata dalla cengia della s6, raggiungendo il canale d’accesso a Patabang, per spostarmi verso l’attacco di Vortice di Fiabe.
Meritevole!
EH BRAVIIII!!!!
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