giovedì 29 dicembre 2011
sabato 10 dicembre 2011
08/12/2011 Sentieri selvaggi, Antimedale (Lc)
Lungh: 220 m
Diff: VI
Grado di affollamento sulle altre vie della parete: Wow!
Grado di apprezzamento: Bleah!
Grado di erbosità: *****
Diff: VI
Grado di affollamento sulle altre vie della parete: Wow!
Grado di apprezzamento: Bleah!
Grado di erbosità: *****
venerdì 9 dicembre 2011
07/12/2011 Via dell'anniversario, Medale (Lc)
Lungh: 320 m
Diff: 6a+ (5b obbl.)
Dopo aver fatto la Bonatti insieme ad Alberto e Fede, il che risale ad un paio di anni fa, su quella parete non ci avevo più messo piede.
Invece mercoledì (anzi Lamponedì, cioè il giorno di vacanza infrasettimanale che il nuovo Governo dovrebbe inserire nella manovra anticrisi...), complice anche il buon Ambrogio (i milanesi sì che se lo sanno scegliere il patrono! Altro che i bergamaschi che hanno scelto come patrono il buon Alessandro, che avrà pure il nome del mio papà, ma si festeggia ad Agosto, quando si è già in vacanza...), c'è stata l'occasione di ritornare.
Una via classica, onestamente spittata anche se a volte un po' lunghetta, quindi (volendo) da integrare con friend/nut/cordini.
L'arrampicata è molto varia perchè alterna tiri di placca lavorata (con qualche singolo di aderenza), a diedri ben ammanettati, così come gli strapiombi e brevi traversi aerei. Quasi sempre esposta, la via permette di godersi appieno la sensazione di vuoto sotto i piedi.
Bellissimi e compatti tutti i tiri iniziali e anche quelli, a mio parere un po' più fisici (vedasi strapiombo della L8, anche in foto), da inserirsi nella seconda metà della via.
Le ultime 3 lunghezze (cioè quelle dalla L10 alla L12), se si passa per la via originaria, come ho fatto io, sono molto erbose e un po' friabili. A saperlo prima avrei deviato, come consiglia anche la relazione, sulla Saronno (a destra).
Ta'
Diff: 6a+ (5b obbl.)
L1, attacco, 6a |
L6, 5c |
L7, 6a+, tiro su placca tecnica e di movimento |
L8, Raffo su uno strapiombo decisamento fisico |
La cordata del Lamponedì |
Dopo aver fatto la Bonatti insieme ad Alberto e Fede, il che risale ad un paio di anni fa, su quella parete non ci avevo più messo piede.
Invece mercoledì (anzi Lamponedì, cioè il giorno di vacanza infrasettimanale che il nuovo Governo dovrebbe inserire nella manovra anticrisi...), complice anche il buon Ambrogio (i milanesi sì che se lo sanno scegliere il patrono! Altro che i bergamaschi che hanno scelto come patrono il buon Alessandro, che avrà pure il nome del mio papà, ma si festeggia ad Agosto, quando si è già in vacanza...), c'è stata l'occasione di ritornare.
Una via classica, onestamente spittata anche se a volte un po' lunghetta, quindi (volendo) da integrare con friend/nut/cordini.
L'arrampicata è molto varia perchè alterna tiri di placca lavorata (con qualche singolo di aderenza), a diedri ben ammanettati, così come gli strapiombi e brevi traversi aerei. Quasi sempre esposta, la via permette di godersi appieno la sensazione di vuoto sotto i piedi.
Bellissimi e compatti tutti i tiri iniziali e anche quelli, a mio parere un po' più fisici (vedasi strapiombo della L8, anche in foto), da inserirsi nella seconda metà della via.
Le ultime 3 lunghezze (cioè quelle dalla L10 alla L12), se si passa per la via originaria, come ho fatto io, sono molto erbose e un po' friabili. A saperlo prima avrei deviato, come consiglia anche la relazione, sulla Saronno (a destra).
Ta'
lunedì 5 dicembre 2011
04/12/2011 Batman in Marmolada, Corna delle Capre (Bs)
Lungh: 100mt
Diff: 6b (6a+ obbl.)
Bella via (anche se cortina, ma nulla vieta di scendere e attaccarne un'altra) su roccia a buchi, molto lavorata, a tratti tagliente, e con passaggi un po' fisici e di resistenza.
La chiodatura è veramente da falesia e le difficoltà sempre abbastanza contenute. Per chi avesse esperienza delle vie storiche della parete basta dire che incocia la più nota Figlio del Nepal.
La parete è "vergognosamente e spudoratamente" a sud e quindi prende sole per l'intera giornata. Adattissima nei mesi invernali. Le doppie, sempre a un metro dalla parete visto il leggero strapiombo, sono davvero divertenti. Soste collegate e con anello di calata.
Segnata con una X... tornare prima della fine dell'Inverno!
Ps: Grandi Riki, patati e bissyyy...
Ta'
Diff: 6b (6a+ obbl.)
La parete vista dal basso |
Raffo se la ride all'attacco |
Riki in partenza sul secondo tiro |
Riki sullo strapiombo del secondo tiro |
Terza lunghezza: placca lavorata da leccarsi i baffi :) |
Una a caso... che tenta di scalare |
La chiodatura è veramente da falesia e le difficoltà sempre abbastanza contenute. Per chi avesse esperienza delle vie storiche della parete basta dire che incocia la più nota Figlio del Nepal.
La parete è "vergognosamente e spudoratamente" a sud e quindi prende sole per l'intera giornata. Adattissima nei mesi invernali. Le doppie, sempre a un metro dalla parete visto il leggero strapiombo, sono davvero divertenti. Soste collegate e con anello di calata.
Segnata con una X... tornare prima della fine dell'Inverno!
Ps: Grandi Riki, patati e bissyyy...
Ta'
03/12/2011 First Snow in Val Porcellizzo (SO)
La prima neve |
Ancora sorrido.. convinta di giungere a destinazione!! :( |
... Ma dove cxxo sono finiti i bolli???... |
La simpatica salamandra a cui ho tagliato la strada!! |
Ta'
giovedì 17 novembre 2011
17/11 Qualche riflessione...
La vita è ricca di incontri. Incontri veri e false conoscenze. Tante anime attraversano la nostra esistenza, senza lasciare traccia alcuna. Di poche rimane l'impronta. E questo accade perchè quelle poche, per poco o lungo tempo che sia, ci regalano qualcosa. Panta rei, tutto scorre. Fugge via l'Esistenza, cambiano le stagioni, sia quelle della vita che quelle del cuore.
Ci sono persone che si appropriano di uno spazio ben preciso del cuore sin dalla nascita, altre che questo spazio se lo conquistano. Se per le prime non vi è rischio di perdere lo ius soli, per le seconde è ben altra questione: l'amico ha un ruolo difficile, in quanto l'amicizia necessita di continue, piccole, impalpabili riconferme. Ma proprio questo rende unici certi rapporti. Ci sono relazioni che superano i preconcetti che a volte impoveriscono la mente umana e che sanno andare oltre. Superano i confini del semplice stare bene insieme, del solo condividere, a volte del rapporto amoroso e si librano nel vento. Relazioni che volano alte e vedono lontano, come le aquile. Relazioni forti e piene di vitalità, che sono, sanno di essere e continueranno ad essere.
Ta'
Ci sono persone che si appropriano di uno spazio ben preciso del cuore sin dalla nascita, altre che questo spazio se lo conquistano. Se per le prime non vi è rischio di perdere lo ius soli, per le seconde è ben altra questione: l'amico ha un ruolo difficile, in quanto l'amicizia necessita di continue, piccole, impalpabili riconferme. Ma proprio questo rende unici certi rapporti. Ci sono relazioni che superano i preconcetti che a volte impoveriscono la mente umana e che sanno andare oltre. Superano i confini del semplice stare bene insieme, del solo condividere, a volte del rapporto amoroso e si librano nel vento. Relazioni che volano alte e vedono lontano, come le aquile. Relazioni forti e piene di vitalità, che sono, sanno di essere e continueranno ad essere.
Ta'
domenica 23 ottobre 2011
22/10/2011 Il lamone e le sue placche + Le risposte di Bakunin - Val di Mello
1) Il lamone e le sue placche, lungh: 260 m, diff: 6a+ (7 lunghezze)
2) Le risposte di Bakunin, lungh: 170m, diff: VII- (il "duro" è sulla prima lunghezza, aggirabile attaccando dal bosco, salendo verso sinistra e superando un muretto e lo spigolo fessurato poco sopra, VI)
"E facciamolo ridere 'sto sole..." E come spesso accade, le circostanze ed il caso fan sì che i programmi cambino all'ultimo. Ed insieme ai programmi anche la prospettiva della giornata.
Sveglia puntata alle 5,50 e partenza prevista per le 6,30... alle 7 si decide all'unanimità di chiamare Paolo (l'autista della giornata) e, con assai poca sorpresa (hihihi!) scopriamo di averlo svegliato. Con un notevole ritardo passiamo a prendere Daniele, reduce da una serata molto lunga, il che implica il vederlo salire in macchina con la copertina di pile sotto braccio e pronto a recuperare il sonno perso durante il viaggio.
Pensa e ripensa, e nella mente si accende una lampadina, che in realtà ha l'effetto di un fulmine a ciel sereno. La relazione di Sole che ride (pag.169 per la precisone) riporta "Il diedro rimane spesso bagnato a lungo dopop le piogge e asciuga lentamente".. urca, questa settimana ha piovuto e non poco.. Mentre qualche altra simpatica relazione accennava a questo famoso diedro che rimane bagnato per lunghi periodi, anche quando non piove. Inoltre il cielo è grigiastro e fa freddino (ma le previsioni non davano bello?)...
BENE, LA GIORNATA SI PREANNUNCIA INTERESSANTE!
La macchina cade in un sonno profondo fino a San Martino (povero Paolo!).
Al Kundaluna il buon Ketty ci aiuta a svegliarci dal torpore con cappucci, caffè doppi e brioches calde al cioccolato... ci guarda pure le previsioni: fa freddo ma dovrebbe arrivare il sole, prima o poi.
1) Abbandonata l'idea del Precipizio (le colate su Sole che ride luccicano) ci dirigiamo verso lo Sperone Mark e attacchiamo Il Lamone. Durante i primi due tiri, belli ed incredibilmente estetici, fa davvero freddo ma grazie ai miei eroici soci (confermo: gli uomini soffrono di meno il freddo rispetto alle donne) si sale. A partire dal terzo tiro, finalmente, arriva il sole (non quello che ride! Battuta pessima...) e comincia a tornare, gradualmente, la sensibilità a piedi e mani. Mi godo la seconda parte della via, che si differenzia nettamente dalla prima, ed è caratterizzata da una serie di belle blacche d'aderenza. Buona la spittatura sul tiro di 6a.
2) Scesi dalla via, ci accorgiamo che è ancora presto e ci incamminiamo verso il Brontosauro, la struttura soprastante lo Sperone degli gnomi, per attaccare Le risposte di Bakunin, bellissima via storica, situata a sinista della più recente e spittata Pipistrello al sole.
Bakunin è una salita (1978, Boscacci, Merizzi) di sole 4 lunghezze, ma ha decisamente un suo perchè. Come credo tanti dei ripetirori ho aggirato la prima lunghezza (VII di aderenza che impenna lungo una pancia a vista decisamente non semplice e non protetta ne' proteggibile) pensando con assoluta sincerità "Complimenti a chi ha il coraggio e non arriva per terra...". La seconda lunghezza è decisamente carina ed è qui presente l'unico chiodo della via. Dalla sosta (in comune con Pipistrello e quindi a spit) ci si sposta verso sinistra andando a prendere una lametta (loco assai accogliente per un friend!!), per poi rimontare su di una "pancetta" e arrivare in aderenza fino alla sosta. Stupendo il quarto tiro: risalire due fessurine oblique spostandosi verso la sinistra della bella placconata. per arrivare ad un alberello e rimontare uno spigolino (passi delicati) fino alla sosta.
Ps: Ieri sera una fonte certa (Maspes) mi ha gentilmente informata di aver toppato in pieno l'attacco. La via (anche la partenza alternativa) partirebbero a sinistra degli spit del Pipistrello al sole... eeehhh! Capita! (Abbiamo aperto una nuova variante??!!)....
Ta'
2) Le risposte di Bakunin, lungh: 170m, diff: VII- (il "duro" è sulla prima lunghezza, aggirabile attaccando dal bosco, salendo verso sinistra e superando un muretto e lo spigolo fessurato poco sopra, VI)
"E facciamolo ridere 'sto sole..." E come spesso accade, le circostanze ed il caso fan sì che i programmi cambino all'ultimo. Ed insieme ai programmi anche la prospettiva della giornata.
Sveglia puntata alle 5,50 e partenza prevista per le 6,30... alle 7 si decide all'unanimità di chiamare Paolo (l'autista della giornata) e, con assai poca sorpresa (hihihi!) scopriamo di averlo svegliato. Con un notevole ritardo passiamo a prendere Daniele, reduce da una serata molto lunga, il che implica il vederlo salire in macchina con la copertina di pile sotto braccio e pronto a recuperare il sonno perso durante il viaggio.
Pensa e ripensa, e nella mente si accende una lampadina, che in realtà ha l'effetto di un fulmine a ciel sereno. La relazione di Sole che ride (pag.169 per la precisone) riporta "Il diedro rimane spesso bagnato a lungo dopop le piogge e asciuga lentamente".. urca, questa settimana ha piovuto e non poco.. Mentre qualche altra simpatica relazione accennava a questo famoso diedro che rimane bagnato per lunghi periodi, anche quando non piove. Inoltre il cielo è grigiastro e fa freddino (ma le previsioni non davano bello?)...
BENE, LA GIORNATA SI PREANNUNCIA INTERESSANTE!
La macchina cade in un sonno profondo fino a San Martino (povero Paolo!).
Al Kundaluna il buon Ketty ci aiuta a svegliarci dal torpore con cappucci, caffè doppi e brioches calde al cioccolato... ci guarda pure le previsioni: fa freddo ma dovrebbe arrivare il sole, prima o poi.
1) Abbandonata l'idea del Precipizio (le colate su Sole che ride luccicano) ci dirigiamo verso lo Sperone Mark e attacchiamo Il Lamone. Durante i primi due tiri, belli ed incredibilmente estetici, fa davvero freddo ma grazie ai miei eroici soci (confermo: gli uomini soffrono di meno il freddo rispetto alle donne) si sale. A partire dal terzo tiro, finalmente, arriva il sole (non quello che ride! Battuta pessima...) e comincia a tornare, gradualmente, la sensibilità a piedi e mani. Mi godo la seconda parte della via, che si differenzia nettamente dalla prima, ed è caratterizzata da una serie di belle blacche d'aderenza. Buona la spittatura sul tiro di 6a.
Paolo sul Lamone, seconda lunghezza |
Raffo, tra le foglie colorate dall'Autunno |
Raffo sulle placche della terza lunghezza |
2) Scesi dalla via, ci accorgiamo che è ancora presto e ci incamminiamo verso il Brontosauro, la struttura soprastante lo Sperone degli gnomi, per attaccare Le risposte di Bakunin, bellissima via storica, situata a sinista della più recente e spittata Pipistrello al sole.
Bakunin è una salita (1978, Boscacci, Merizzi) di sole 4 lunghezze, ma ha decisamente un suo perchè. Come credo tanti dei ripetirori ho aggirato la prima lunghezza (VII di aderenza che impenna lungo una pancia a vista decisamente non semplice e non protetta ne' proteggibile) pensando con assoluta sincerità "Complimenti a chi ha il coraggio e non arriva per terra...". La seconda lunghezza è decisamente carina ed è qui presente l'unico chiodo della via. Dalla sosta (in comune con Pipistrello e quindi a spit) ci si sposta verso sinistra andando a prendere una lametta (loco assai accogliente per un friend!!), per poi rimontare su di una "pancetta" e arrivare in aderenza fino alla sosta. Stupendo il quarto tiro: risalire due fessurine oblique spostandosi verso la sinistra della bella placconata. per arrivare ad un alberello e rimontare uno spigolino (passi delicati) fino alla sosta.
Ps: Ieri sera una fonte certa (Maspes) mi ha gentilmente informata di aver toppato in pieno l'attacco. La via (anche la partenza alternativa) partirebbero a sinistra degli spit del Pipistrello al sole... eeehhh! Capita! (Abbiamo aperto una nuova variante??!!)....
Ta'
2° lungh. |
4° lungh. |
lunedì 10 ottobre 2011
09/10/2011 Via del Missile, Monte Casale, Arco di Trento
Monte Casale, a destra il Missile |
In uscita dalla seconda lunghezza |
Traverso aereo sul terzo tiro |
La fessura camino che sovrasta la testa del Missile |
In uscita dal sestro tiro(?) |
Io, il Missile... e i fungetti :) |
Diff: VI (A0)
Lungh: 400 mt circa
Il missile si staglia, arancione e giallastro, lungo la parete grigia del Casale. La testa che punta verso il cielo terso.
Il tracciato della via si sviluppa lungo una bella serie di diedri, con un bel traverso nel terzo tiro e una bella fessura camino che porta alla cengia che costituisce la testa del missile.
Via dalla linea logica e affascinante, grande esposizione e verticalità.Domenica mattina. Bar delle placche zebrate. L'aria è pungente ma la giornata si preannuncia tiepida. Panino e cappuccio (la barista mi dice che va di moda così...) e si riparte in direzione Sarche.
Si parte già imbragati, niente zaino.
Troviamo subito (o quasi) il sentiero che sale e punta dritto verso la base di quello space shuttle disegnato sulla parete e arrivati sotto ci accorgiamo delle due cordate già in via. Ci prepariamo con grande calma, e si parte. La roccia, fino a metà del secondo tiro, è un po' friabile, ma poi migliora.
Se speravo di poter tirare qualcosa, già dal secondo tiro, intuisco che non è roba per me, non ancora per lo meno (e chissà se lo sarà mai). Il grado è sempre sostenuto ma assolutamente arrampicabile, ma la via è decisamente di stampo alpinistico e con protezioni molto esigue, quindi assolutamente da proteggere.
Il mio socio invece pare non abbia alcun problema e che su questo terreno, a me tanto sconosciuto, si trovi a suo agio: decido quindi di buon grado e con un certo piacere, nonchè sollievo, di fare da seconda tutte le lunghezze. Rimane lo stesso una bellissima via, di soddisfazione, che richiede dimestichezza con il calcare e una buona capacità di lettura.
Ta'
mercoledì 5 ottobre 2011
02/10/2011 Vie Boma + Houston il futuro, Campo Moro; val Malenco
Via Boma - Diff: 5c (3 lunghezze) zona Muro dei Misteri, dopo la diga e prima della galleria
Via Houston il futuro - Diff: 6b max (8 lunghezze) zona Pilastri del Lago, dopo la diga e dopo la galleria
Memore delle belle placche appoggiate e della roccia ruvida, dopo un'intera giornata dedicata alla Mello Valley, con quella famosa via (La Spirale) che non ero riuscita a fare a causa del secondo tiro bagnato e scivoloso, domenica ho fatto l'ultimo giro sopra i 1000 mt prima dell'arrivo del famigerato Autunno.
Le pareti a destra della diga attrezzate a Campo Moro rimangono in ombra per buona parte della mattinata per cui, ascoltando il consiglio del Rampik che ammoniva a prendersela comoda, abbiamo attaccato la prima delle due vie verso mezzogiorno e scalato fino alle 18.00.
Nonostante il sole il clima era freschino e si stava bene con la manica lunga...
La Spirale mi rimarrà ancora sullo stomaco fino al prossimo anno visto che neppure questa volta sono riuscita ad attaccarla (il primo tiro era infatti per metà coperto dalle acque del lago).
Subito prima della galleria posta dopo la diga, sopra la quale sale La Spirale, guardando a destra e salendo dritti nel pratone si trova Boma: una bella, piuttosto semplice e divertente via che, purtroppo, si interrompe dopo tre tiri. Tutta placca ruvida, a risalti, e onestamente spittata.
Dopo la galleria, oltre il bel diedro che caratterizza la partenza di Turbina, vi è un muretto leggermente strapiombante e un po' scivoloso. Il primo tiro, con partenza un po' atletica, è lungo solo 15 mt, in quanto poi, a partire dalla seconda lunghezza, la linea della via piega decisamente a destra per salire su delle belle placche, anch'esse semplici ma non banali. Per salire in maniera agevole, infatti, è a volte necessario spostarsi un po' dalla linea della spittatura, per seguire le "onde" lavorate dall'antico ghiacciaio nella roccia.
Gli ultimi due tiri sono al di sopra di una larga cengia erbosa, sovrastata da un grande masso (vedi foto di gruppo). Lì, a causa dell'apertura di altre vie sulla parete, è facile (soprattutto se, come noi, senza relazioni) prendere l'uscita sbagliata. L'uscita di Houston (che Rampik mi aveva fatto provare durante lo scorso soggiono nella Malenco Valley) è quella più a destra e consiste in un delicato passo chiave di 6b+ in placca.
Questa volta ho preso l'uscita accanto: un'estetica lama di 6a, da percorrere volendo ad incastro di spalla, che ho scoperto poi essere il penultimo tiro della via ViaVai (Rossi, Parolini, 2005).
Il paesaggio, stando su queste placche, è sempre mozzafiato... come si evince anche dalle foto.
Salita divertente e tante risate
Via Houston il futuro - Diff: 6b max (8 lunghezze) zona Pilastri del Lago, dopo la diga e dopo la galleria
Memore delle belle placche appoggiate e della roccia ruvida, dopo un'intera giornata dedicata alla Mello Valley, con quella famosa via (La Spirale) che non ero riuscita a fare a causa del secondo tiro bagnato e scivoloso, domenica ho fatto l'ultimo giro sopra i 1000 mt prima dell'arrivo del famigerato Autunno.
Le pareti a destra della diga attrezzate a Campo Moro rimangono in ombra per buona parte della mattinata per cui, ascoltando il consiglio del Rampik che ammoniva a prendersela comoda, abbiamo attaccato la prima delle due vie verso mezzogiorno e scalato fino alle 18.00.
Nonostante il sole il clima era freschino e si stava bene con la manica lunga...
La Spirale mi rimarrà ancora sullo stomaco fino al prossimo anno visto che neppure questa volta sono riuscita ad attaccarla (il primo tiro era infatti per metà coperto dalle acque del lago).
Subito prima della galleria posta dopo la diga, sopra la quale sale La Spirale, guardando a destra e salendo dritti nel pratone si trova Boma: una bella, piuttosto semplice e divertente via che, purtroppo, si interrompe dopo tre tiri. Tutta placca ruvida, a risalti, e onestamente spittata.
Dopo la galleria, oltre il bel diedro che caratterizza la partenza di Turbina, vi è un muretto leggermente strapiombante e un po' scivoloso. Il primo tiro, con partenza un po' atletica, è lungo solo 15 mt, in quanto poi, a partire dalla seconda lunghezza, la linea della via piega decisamente a destra per salire su delle belle placche, anch'esse semplici ma non banali. Per salire in maniera agevole, infatti, è a volte necessario spostarsi un po' dalla linea della spittatura, per seguire le "onde" lavorate dall'antico ghiacciaio nella roccia.
Gli ultimi due tiri sono al di sopra di una larga cengia erbosa, sovrastata da un grande masso (vedi foto di gruppo). Lì, a causa dell'apertura di altre vie sulla parete, è facile (soprattutto se, come noi, senza relazioni) prendere l'uscita sbagliata. L'uscita di Houston (che Rampik mi aveva fatto provare durante lo scorso soggiono nella Malenco Valley) è quella più a destra e consiste in un delicato passo chiave di 6b+ in placca.
Questa volta ho preso l'uscita accanto: un'estetica lama di 6a, da percorrere volendo ad incastro di spalla, che ho scoperto poi essere il penultimo tiro della via ViaVai (Rossi, Parolini, 2005).
Il paesaggio, stando su queste placche, è sempre mozzafiato... come si evince anche dalle foto.
Salita divertente e tante risate
Boma |
Houston |
Houston |
Marco in un mare di granito |
Raffo sulla penultima lunghezza |
... e Riki sulla stessa, in poisa da Alp Magazine! |
Boma, prima lunghezza |
lunedì 3 ottobre 2011
01/10/2011 Via Vortice di Fiabe, Val di Mello
Diff: VI+
Lungh: 165 mt (se si fa la quarta lunghezza, oggi non più ripetuta, VII)
Via davvero carina e scenografica, molto ripetuta e considerata uno dei classici della valle. Sebbene in origine l'idea del Guerini e soci fosse quella di un quarto tiro di settimo + 30 mt di II/III che portavano fino al canale d'accesso a Patabang, gli odierni ripetitori si fermano a terzo tiro, terminato l'arco.
Caratteristico della via, a chiodi e proteggibile nella terza e spettacolare lunghezza, è proprio questo enorme arco da "tenere" lungo la salita, con piedi in placca.
Ta'
Lungh: 165 mt (se si fa la quarta lunghezza, oggi non più ripetuta, VII)
Via davvero carina e scenografica, molto ripetuta e considerata uno dei classici della valle. Sebbene in origine l'idea del Guerini e soci fosse quella di un quarto tiro di settimo + 30 mt di II/III che portavano fino al canale d'accesso a Patabang, gli odierni ripetitori si fermano a terzo tiro, terminato l'arco.
Caratteristico della via, a chiodi e proteggibile nella terza e spettacolare lunghezza, è proprio questo enorme arco da "tenere" lungo la salita, con piedi in placca.
Ta'
Arco di Vortice di Fiabe, VI |
La cordata |
No comment... |
01/10/2011 Via Il giardino delle bambine Leucemiche + Lunaria, Val di Mello
Diff: VII (VI eA2 nel caso si affrontino le ultime tre lunghezze) Lungh: 310 mt
Avvicinamento: Lunaria (85 mt, 6a, spit)
Passo, respira, passo, non guardare, passo, carica il piede frontale davanti a te che tiene, passo, calma, passo, ora non posso cadere, passo, sono in apnea, passo, ci sono quasi se non “balto” giù, passo, fessura Dio grazie, metti un friend… Tà urla e butta fuori tuttoooo!!!! Urlo.. Urlo forte. Che bello respiro. Liberazione.
Situata nella parte superiore delle Placche del Giardino, la via fu aperta nel 1977 e a causa delle esigue protezioni e dei tratti improteggibili (stante anche l’assenza di spit lungo la via), risulta essere di notevole impegno psicologico, nonostante difficoltà tecniche moderate.
Situata nella parte superiore delle Placche del Giardino, la via fu aperta nel 1977 e a causa delle esigue protezioni e dei tratti improteggibili (stante anche l’assenza di spit lungo la via), risulta essere di notevole impegno psicologico, nonostante difficoltà tecniche moderate.
Il nome deriva dalla sensazione di dispiacere provata dal Guerini, in un pomeriggio milanese, quando incontrò un gruppo di ragazzine (toccate dalla brutta patologia) che giocavano nel parco di una villa.
Personalmente ho raggiunto l’attacco scalando le placche inferiori, ma vi si può arrivare anche salendo lungo una rampa rocciosa a ainistra della base delle placche.
A parte il primo tiro, che consiste in un diedro-camino un po’ sporco a causa della vegetazione, ampiamente proteggibile a friend e/o nut, il resto della via ha effettivamente lunghi tratti davvero scevri da ogni possibilità di protezione. Per esempio la 4°lungh (secondo la relazione del Gaddi): 45 mt di placca compatta con un chiodo “infilzato” nell’unica fessura posta decisamente nella prima metà del tiro; così come il 5° tiro, caratterizzato da qualche passo duretto iniziale per poi spostarsi verso la cengia erbosa sulla sinistra seguendo le evidenti lavorazioni del granito (non male piazzare un friend lungo la lama a destra della sosta a chodi (per non caricarla in caso di caduta) e un altro quasi a ridosso della cengia erbosa, in modo da continuare a camminare (con attenzione) lungo la stessa e giungere alla bella sosta (sempre a chiodi, ma bella) del corto tiro successivo, completa di anello di calata. Se ci si ferma alla S6 la diff. arriva al massimo al VI grado.
Come la maggior parte dei ripetitori mi sono calata dalla cengia della s6, raggiungendo il canale d’accesso a Patabang, per spostarmi verso l’attacco di Vortice di Fiabe.
A parte il primo tiro, che consiste in un diedro-camino un po’ sporco a causa della vegetazione, ampiamente proteggibile a friend e/o nut, il resto della via ha effettivamente lunghi tratti davvero scevri da ogni possibilità di protezione. Per esempio la 4°lungh (secondo la relazione del Gaddi): 45 mt di placca compatta con un chiodo “infilzato” nell’unica fessura posta decisamente nella prima metà del tiro; così come il 5° tiro, caratterizzato da qualche passo duretto iniziale per poi spostarsi verso la cengia erbosa sulla sinistra seguendo le evidenti lavorazioni del granito (non male piazzare un friend lungo la lama a destra della sosta a chodi (per non caricarla in caso di caduta) e un altro quasi a ridosso della cengia erbosa, in modo da continuare a camminare (con attenzione) lungo la stessa e giungere alla bella sosta (sempre a chiodi, ma bella) del corto tiro successivo, completa di anello di calata. Se ci si ferma alla S6 la diff. arriva al massimo al VI grado.
Come la maggior parte dei ripetitori mi sono calata dalla cengia della s6, raggiungendo il canale d’accesso a Patabang, per spostarmi verso l’attacco di Vortice di Fiabe.
Meritevole!
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