lunedì 13 aprile 2015

Quattro passi a fil di cielo con... Armin Holzer e Alessandro D'Emilia

 
Dopo aver trovato il giusto e meritato spazio su Gazzetta dello Sport Gold, ecco l'intervista rilasciatami da Armin Holzer, nella quale ci parla anche del mitico meeting di Misurina.
Le foto sono tutte state fornite da Holzer che, tra una sciata e un lancio col parapendio, riesce a trovare anche il tempo per rispondere alle mie domande.
 


Quando e come nasce questa disciplina?

“Lo slacklining nasce nella Yosemite Valley (California) nei primi anni 80, dove si sviluppa specialmente nell'ambiente dell’ arrampicata. Nel 1985 Scott Balcom fu il primo a camminare su un’highline sul Lost Arrow Spire (Yosemite Valley). Questa forma di “giocare con la slack” é poi stata portata dagli scalatori in Europa. Nonostante sia uno sport estremo questa disciplina é sicura, basti pensare che negli ultimi 30 anni è morta una sola persona, a causa di una serie di errori tecnici nel montaggio della highline. Negli ultimi tempi si pratica anche nei parchi cittadini, ed è considerata al contempo un gioco, uno sport e una forma di allenamento per atleti di varie discipline: camminare lungo una fettuccia di queste minute dimensioni sviluppa le doti più primitive dell' equilibrio, aumentando la percezione e il rapporto tra corpo,mente e natura”
 
Come vi siete conosciuti?

Entrambi maestri di sci, ci siamo conosciuti ad una gara di freeride, cinque anni fa. In estate ci siamo rivisti al Rifugio Lavaredo (Armin tornava dal montaggio di una highline nei pressi del Monte Paterno e Alessandro dalla salita allo Spigolo Giallo sulla Cima Piccola di Lavaredo insieme ad un amico). Dopo una tranquilla chiacchierata ci siamo accordati per fare un po’ di slackline insieme. Passo dopo passo abbiamo imparato ad avere sempre più confidenza con la slack. Dalla passione comune per questa disciplina è nata anche la nostra grande amicizia. Da allora, insieme, abbiamo attrezzato e percorso più di 70 highline, compiendo traversate da record mai effettuate prima come sulle Tre Cime di Lavaredo, sulla Marmolada, alle torri del Vajolet e in Cina, dove abbiamo stabilito il nostro record personale di camminata a 5000m di quota.
 

Come nasce il raduno a Monte Piana, sopra Misurina?

Nasce semplicemente dalla nostra amicizia e dalla voglia di trasmettere anche agli altri la nostra stessa passione: per questo sport, ma soprattutto per la montagna. Il Monte Piana, oltre che ad essere un luogo ideale per fare highline, è anche una specie di museo all’aperto, in quanto è stato uno dei più sanguinosi teatri della prima guerra mondiale. Per noi, consapevoli della valenza storica e culturale del posto, rappresenta un luogo di unione e di confronto. Importantissimo per la realizzazione del meeting è il supporto dell'associazione sportiva "Le Lepri di Misurina"e del comune di Auronzo di Cadore.
 

Chi sono “Le lepri di Misurina”?

Le Lepri sono, anzi siamo: Alessandro d’Emilia, Niccolò Zarattini, Aldo Valmassoi, Nicolò Cadorin, me e tanti altri. Siamo un gruppo di ragazzi che condividono la passione per la slackline, lo sci e l’arrampicata. Viviamo queste discipline in maniera non competitiva, in un ambiente mozzafiato come le Dolomiti.
 

Tralasciando quindi la competizione, cosa è per voi l’highline?

Non sport estremo, non una cosa da fare da soli,  ma una forma creativa di socialità. La slackline non è una semplice fettuccia: a noi piace considerarla un ponte tra culture. Nel meeting infatti centinaia di atleti da tutto il mondo condividono la loro passione, naturalmente, ma anche momenti di vita insieme, esperienze, emozioni.

Per noi fare highline è cercare armonia nel movimento, fra mente, corpo e natura, fra essere e non-essere, è continuare a camminare trasformando la paura di cadere in rispetto e positività. La sensazione che provi quando cammini sull’highline, anche se sei da solo, è quella di condividere l’esperienza con tutti gli amici che ti guardano e ti incoraggiano. E’ un ponte tra culture e mentalità diverse: aiuta a incontrare persone nuove e a costruire amicizie. Spesso è proprio la paura del non-essere, ovvero di cadere, ad impedire di trovare l’armonia giusta per poter camminare in tranquillità. Non è da considerarsi una sfida contro se stessi ma con se stessi, un percorso soggettivo allo scopo di conoscersi nel profondo.

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