lunedì 28 dicembre 2015

26/12/2015 Passo della Presolana - vetta Presolana Occ. (2.521m) - Rif. Olmo - Rif. Albani - Colere

"E fu così che in una fredda (ma doveeee?) giornata d'inverno, baciati dal sol di dicembre, i tre baldi avventurieri conquistarono la vetta della Regina, mettendosi alla prova su ardui passaggi di secondo grado superiore, e valicato il Passo di Pozzera scesero fino al rifugio Olmo per poi risalire l'intera vallata e svalicare, in prossimità dello Scagnello, in direzione Albani. Temendo il ghiaccio (????) e l'imbrunire (ancora più ????) scesero indi verso l'incuneato paesello di Colere. E fu proprio in quel di Colere che la sfida si fece più avvincente: trovare un passaggio verso il calesse, lasciato a Passo della Presolana. Entrò quindi in gioco quella, che dei tre, potremmo definire l'amabil donzella, che raccattò con un sorriso e qualche moina un passaggio da quattro tipi che, provenienti dal lontano Quartoggiaro, erano venuti in villeggiatura nelle Valli Bergamasche. E fu così che Ser Mauro, sfidando la sorte, si addentrò su per la valle coi quattro sconosciuti mentre la donzella e Ser Lorenzo rimasero a Colere a sorseggiare un altro calice di birra, in attesa del ritorno dell'amico fidato".




Super allenamento con Lorenzo e Mauro che (grazie!!) si sono lasciati trascinare su una delle montagne che ho nel cuore e che mai mi stancherò di guardare. Da ogni lato...perchè la Presolana a me piace proprio da ogni lato! Partiti dal Passo della Presolana, abbiamo toccato la Cappella Savina, la grotta dei Pagani, per poi arrivare fino alla croce di vetta.




Sebbene Mauro ci abbia "dato la paga" in salita, precedendoci alla Cappella Savina ("Mauro, ma era per la bionda alla Cappella che sei salito così veloce?!?"), ci siamo rifatti sulle roccette per arrivare in vetta. (Ahahahahahha!).
Una volta scesi, all'altezza della Grotta dei Pagani, abbiamo deviato per il sentiero che taglia alto il ghiaione e porta a Passo di Pozzera. Da lì, nonostante un tentativo di "restare alti" (finalizzato a non dover risalire la Valzurio), siamo comunque finiti fino al Rifugio Olmo. Da qui abbiamo percorso l'inevitabile sentiero in discesa fino ai cartelli che indicano la continuazione per il Periplo della Presolana. 


E una volta giunti qua c'è poco da fare. Da quota 1.600 bigona salire di nuovo, lungo la Valzurio, fino allo Scagnello.




Da lì, fino al Rif. Albani e poi a Colere, è tutta discesa. Grazie ragazzi per avermi fatta anche correre un po' e grazie Lorenzo per aver "Gipiessato" il percorso! La prossima volta si chiude l'anello proseguendo anche per il Passo della Porta!
Consiglio: per il ritorno da Colere al Passo della Presolana, portatevi sempre dietro almeno una ragazza! Serve per adescare qualche driver e scroccare un passaggio fino al Passo. Senza donna al seguito non è detto che vi vada così bene! (e siate fiduciosi: non fate come Mauro che era già andato al ProLoco ad informarsi per gli orari dei pullman!). Io il passaggio l'ho trovato! Il passaggio più improbabile del mondo.... "Di dove siete? Di qua?"...."No, Milano, Quartoggiaro. Siamo venuti a fare un giro in montagna e volevamo salire con la seggiovia, ma ci hanno detto che il rifugio è chiuso". ...."Ehm, va bene, dai Mauro sali te con loro a recuperare la macchina!!! " :P

Alla prossima!
Tia

domenica 20 dicembre 2015

20/12/2015 T.A. d'inCanto: in 142 per il progetto "Grazie Canto"


Centoquarantadue i runner che oggi, complici le temperature decisamente poco invernali, hanno preso parte al trail autogestisto organizzato dall'associazione Carvico Skyrunning e finalizzato a finanziare il progetto "Grazie Canto". Una corsa in compagnia, per alcuni anche solo una camminata, su per i sentieri del promontorio montuoso che fa da sfondo ai comuni di Carvico, Sotto il Monte e Villa d'Adda e che, da qualche anno, rappresenta la palestra d'allenamento di molti skyrunner bergamaschi. Non solo. La corsa, vissuta con spirito assolutamente non competitivo dai partecipanti, è stata anche l'occasione per scambiarsi gli auguri per le imminenti festività, nonchè contribuire all'importante progetto ideato da Chiappa e compagni per la sistemazione, pulizia e manutenzione dei sentieri del Canto. Poco da dire, quando alla base di tutto ci stanno impegno e passione, il risultato non può che essere un successo.


Il percorso, quasi 17 chilometri per un dislivello positivo di circa 500 metri, ha interessato diversi tratti della "Sky del Canto", gara che ogni anno attira sempre più partecipanti.



Le festività natalizie non fermeranno l'entusiasmo dell'associazione che ha già messo in agenda, per il 24 di gennaio, giusto per smaltire le calorie accumulate con panettoni e bicchieri di spumante, la "Scaldagambe", gara di 16 k e 550 D+ le cui iscrizioni sono già aperte.

Ps: Ora mi ritaglio uno spazio un po' meno giornalistico perchè, diciamocelo, questo è il mio blog e ci scrivo quello che mi pare! Oggi correre insieme a voi, che senza conoscermi mi avete fatta sentire parte di un qualcosa, è stato un grande onore, oltre che un piacere! Davvero non so come ringraziarvi perchè, lo dico e ci credo, a volte lo sport (soprattutto se diverso da quello già praticato e nuovo) è davvero capace di salvarti. Con questo, ovviamente, anche le belle persone. Non ho ancora capito se può fare per me, se lo amerò tanto come l'arrampicata, ma so per certo che ce la metterò tutta perchè io, tra 7 mesi, alla partenza del Gto, ci sarò. Con il sorriso sulle labbra. Sempre e nonostante. Buon Natale a tutti! Tia.

sabato 19 dicembre 2015

Novembre 2015 - Pizzo della Presolana Occ. (2521m) #running

Dislivello: 1200D+
Sviluppo: 12K circa
Percorso: Sentiero + ultima parte su facili roccette (II/II+)


E' successo in una bella giornata di novembre. Un novembre che sembrava un dicembre, quando i dicembri (come quest'anno) sembrano primavere e non inverni. Beh, insomma, un vero casino! Per dire che per essere novembre faceva decisamente caldo!

E' stato uno dei miei primi tentativi di running. Il Valtellina Wine Trail mi aveva esaltata un sacco. Sai, quelle cose che le fai e ti gasi per davvero, anche solo per averle fatte. Insomma... gasata com'ero mi sono chiesta quale montagna avessi davvero nel cuore e la risposta è venuta spontanea: nel cuore ho le mie Orobie. Un posticino poi l'ho ritagliato per la Regina-Presolana. Salita in ogni stagione, col caldo e col freddo, da sola o in compagnia, di giorno e di notte. Sulla Presolana sono stata da innamorata felice, da amica fidata e anche da innamorata delusa. La Regina ha assistito silente ai miei sorrisi, alle mie lacrime, a baci rubati e anche a qualcosa di più. E' stata complice della mia prima via lunga. Mi ha vista salire in una fredda notte di San Valentino, tavola in spalla e tre amici single e decisi a ridere alle spalle degli innamorati sbaciucchiosi (e finiti col Finazzi e me dispersi nelle buche di neve). Poi, sempre in pieno inverno, tra le creste sopra il Visolo... e anche quella volta lì finiti a dover scendere verso la Porta, per poi risalire. E poi mi ha vista partire alle 5 dalla macchina, per andare a vedere l'alba. Insomma, Presolana in ogni salsa. Ma mai di corsa, perchè correre per me non aveva alcun senso, almeno fino a qualche mese fa.

Fatto sta che, complice il mitico Mirko, mi sono regalata un mezzo pomeriggio di fatica. Mirko, che dice e si lamenta sempre di non essere in forma, è una guida alpina, e pertanto il suo "non sono in forma" va sempre preso con le pinze. Ha un cuore grande, Mirko. Questo gli va assolutamente riconosciuto.



Fatto sta che in poco meno di tre ore siamo arrivati in vetta e scesi nuovamente alla macchina. La salita, classico, non sono riuscita a correrla... Mentre in discesa abbiamo corso, entrambi, anche perchè avendo assistito al ramonto in vetta e non avendo le frontali, sapevamo già che avremmo dovuto farci il bosco al buio, illuminandolo con la luce del cellulare (si benedica chi ha inventato gli smartphone!!!!).


Consigliata?!? Certo. La Presolana è sempre la Presolana. Una montagna che anche se non l'hai nel cuore, una volta fatta, ti ci entra a forza. Bellissimo il pezzo di roccette finali che, soprattutto se fatto in inverno e con la neve, ha sempre il suo perchè.

Grazie Mirko!



venerdì 4 dicembre 2015

Ciao biondo!!! Il mio ricordo di Armin Holzer

Gazzetta Gold mi commissiona un articolo. Vuole che io parli di slackline. Succede un po' più di un anno fa. Contatto un po' di ragazzi che conosco e poi... poi penso che sarebbe bello intervistare anche un top highliner di questa disciplina. Un nome, oggi leggenda. Lui è Armin. MI chiedo come contattarlo. Uno così si filerà mai la mia intervista? Manco mi conosce!!! Gli scrivo su Facebook, senza nutrire grandi speranze. Sorpresa: Holzer mi risponde prontamente. E' entusiasta. Mi lascia l'indirizzo mail e mi dice di mandargli le domande, e poi di andarlo a trovare. Io quasi non ci credo. Io scrivo, lui risponde. Poi gli prometto che sicuramente andrò a conoscerlo! Ecco... ora non lo posso più fare. Ma quanto sono stata cretina! Ogni occasione è persa. La vita è breve e va vissuta fino in fondo. Mi sembra bello usare il blog per pubblicare la sua intervista, chiedergli scusa e salutarlo. Ciao Armin, e grazie. 



Highline Meeting Monte Piana. Si svolge invece a Misurina, nel cuore delle Dolomiti di Sesto, il raduno più famoso d’Italia. Lo scorso anno l’evento ha registrato più di 200 partecipanti provenienti da 20 Nazioni. Durante i nove giorni di meeting sono state montate spettacolari highline tra le guglie dolomitiche, sono stati organizzati workshop di acroyoga, voli i n parapendio e concerti, ed è infine stato realizzato, grazie alla collaborazione con un’azienda che produce amache in materiale tecnico, il record del “maggior numero di amache” appese ad una slack. Si è arrivati a 22 amache, per un numero totale di 25 persone in contemporanea su una slack.
Il prossimo raduno, alla sua quarta edizione, è programmato tra il 10 e il 15 settembre.

L’intervista


Abbiamo interpellato Armin  Holzer e Alessandro D’Emilia, menti del meeting altoatesino e maestri di sci, che ci hanno raccontato come nasce questa disciplina, i vantaggi che derivano dalla sua pratica e l’idea di realizzare un meeting di highline. Entrambi praticano l’highline, ovvero la forma più estrema della slackline. 
L’highline prevede anche una buona esperienza per quanto riguarda la valutazione dei punti di ancoraggio, la scelta dei materiali e la fase di tensionamento.
Quando e come nasce questa disciplina?
“Lo slacklining nasce nella Yosemite Valley (California) nei primi anni 80, dove si sviluppa specialmente nell'ambiente dell’ arrampicata. Nel 1985 Scott Balcom fu il primo a camminare su un’highline sul Lost Arrow Spire (Yosemite Valley). Questa forma di “giocare con la slack” é poi stata portata dagli scalatori in Europa. Nonostante sia uno sport estremo questa disciplina é sicura, basti pensare che negli ultimi 30 anni è morta una sola persona, a causa di una serie di errori tecnici nel montaggio della highline. Negli ultimi tempi si pratica anche nei parchi cittadini, ed è considerata al contempo un gioco, uno sport e una forma di allenamento per atleti di varie discipline: camminare lungo una fettuccia di queste minute dimensioni sviluppa le doti più primitive dell' equilibrio, aumentando la percezione e il rapporto tra corpo,mente e natura”.


Come vi siete conosciuti?
Entrambi maestri di sci, ci siamo conosciuti ad una gara di freeride, cinque anni fa. In estate ci siamo rivisti al Rifugio Lavaredo (Armin tornava dal montaggio di una highline nei pressi del Monte Paterno e Alessandro dalla salita allo Spigolo Giallo sulla Cima Piccola di Lavaredo insieme ad un amico). Dopo una tranquilla chiacchierata ci siamo accordati per fare un po’ di slackline insieme. Passo dopo passo abbiamo imparato ad avere sempre più confidenza con la slack. Dalla passione comune per questa disciplina è nata anche la nostra grande amicizia. Da allora, insieme, abbiamo attrezzato e percorso più di 70 highline, compiendo traversate da record mai effettuate prima come sulle Tre Cime di Lavaredo, sulla Marmolada, alle torri del Vajolet e in Cina, dove abbiamo stabilito il nostro record personale di camminata a 5000m di quota.
Come nasce il raduno a Monte Piana, sopra Misurina?
Nasce semplicemente dalla nostra amicizia e dalla voglia di trasmettere anche agli altri la nostra stessa passione: per questo sport, ma soprattutto per la montagna. Il Monte Piana, oltre che ad essere un luogo ideale per fare highline, è anche una specie di museo all’aperto, in quanto è stato uno dei più sanguinosi teatri della prima guerra mondiale. Per noi, consapevoli della valenza storica e culturale del posto, rappresenta un luogo di unione e di confronto.
Importantissimo per la realizzazione del meeting è il supporto dell'associazione sportiva "Le Lepri di Misurina"e del comune di Auronzo di Cadore.
Chi sono “Le lepri di Misurina”?
Le Lepri sono, anzi siamo: Alessandro d’Emilia, Niccolò Zarattini, Aldo Valmassoi, Nicolò Cadorin, me e tanti altri. Siamo un gruppo di ragazzi che condividono la passione per la slackline, lo sci e l’arrampicata. Viviamo queste discipline in maniera non competitiva, in un ambiente mozzafiato come le Dolomiti.


Tralasciando quindi la competizione, cosa è per voi l’highline?
Non sport estremo, non una cosa da fare da soli,  ma una forma creativa di socialità. La slackline non è una semplice fettuccia: a noi piace considerarla un ponte tra culture. Nel meeting infatti centinaia di atleti da tutto il mondo condividono la loro passione, naturalmente, ma anche momenti di vita insieme, esperienze, emozioni.
Per noi fare highline è cercare armonia nel movimento, fra mente, corpo e natura, fra essere e non-essere, è continuare a camminare trasformando la paura di cadere in rispetto e positività. La sensazione che provi quando cammini sull’highline, anche se sei da solo, è quella di condividere l’esperienza con tutti gli amici che ti guardano e ti incoraggiano. E’ un ponte tra culture e mentalità diverse: aiuta a incontrare persone nuove e a costruire amicizie. Spesso è proprio la paura del non-essere, ovvero di cadere, ad impedire di trovare l’armonia giusta per poter camminare in tranquillità. Non è da considerarsi una sfida contro se stessi ma con se stessi, un percorso soggettivo allo scopo di conoscersi nel profondo.


Tatiana Bertera