Giusto Gervasutti
Non si può vivere senza un sogno. Mangi, respiri, cammini. Ma è come se fossi morto.
Dopo una settimana di lavoro intenso, nella quale ti sei fatta in quattro per arrivare dappertutto, senza poi, alla fine, neppure arrivarci, desideri solo un sabato mattina di sonno, intenso almeno quanto la tua settimana.
Ma certo che no, perchè chi ama la montagna ama anche un po' soffrire... per cui la sveglia trilla impietosa alle sei e mezza. Con un occhio chiuso ed uno aperto solo per metà ti avvicini alla finestra, mentre una vocina che viene da dentro ti ripete "magari piove, magari piove...".
L'occhio aperto solo per metà mette a fuoco, l'immagine che ti si presenta penetra la pupilla, risale per il nervo ottico, arriva al cervello (lentamente perchè anche i neuroni stanno ancora dormendo!) e... nuvole grigie, ma non piove (quasi). Ok, in piedi che si va... Ops, sono già in piedi...
Ma la testa continua a dormire, quello che dovrebbe essere il tuo socio continua a rigirarsi nel letto anche mentre tu lotti con il dentifricio, le cose da mangiare rimangono sul tavolo della cucina e, morale della favola, arrivi in Presolana, apri il baule della macchina, e scopri che lo zaino con dentro i ramponi è rimasto nel box, per terra. Me lo immagino, povero zaino, solo e desolato, mentre mi urla di non andarmene così, e io che non sento e mi allontano, con sguardo altero!!!
Però gli scarponi ci sono, come lo zaino di Raffo (e Raffo come appendice dello zaino!!!), con all'interno le ciaspole... che come sempre si portano solo per far peso...
Nuvole dense e basse, qualche fiocco di neve. Il tempo non invita. Partiamo e come ogni volta mi gusto quel tratto che fa da raccordo tra i prati e la roccia nuda della Regina.
Alla baita Cassinelli la neve supera la caviglia e appena oltrepasso la staccionata in legno scopro delle "peste". Qualcuno ci precede. Bello... magari lui il mangiare non l'ha dimenticato sul tavolo della cucina...
Seguo quei passi come un cane da tartufo, gioco a tenere lo stesso passo (e non mi pesa, dunque lui o lei hanno la mia stessa falcata), misuro l'impronta (ha il piede più grande del mio), penso che faccia potrebbe associarsi a questo piede... utopia... immagino un piede con la faccia che sorridente, mi saluta. Fantastico e intanto cammino, quasi dimenticandomi di quel povero grande uomo che mi segue (e che alla fine questa mattina, per farmi felice, si è alzato).
Inutile alzare lo sguardo verso le imponenti pareti, sono coperte da una coltre bianca.
Un rumore sordo, uno scalpiccio dall'alto... è lui!! Il piede misterioso! Scende saltellando, spegnendo in me la speranza di avere qualcosa da mangiare al bivacco. Però cavolo... è già salito e ridisceso!
Lo incrocio, a malapena mi saluta. Continuo a salire e quando la neve inizia a superare la metà del polpaggio, le orme si interrompono.... aahh!! Non voleva annaspare nella neve LUI...
Ad un tratto tutto diventa bianco, di un bianco accecante. Il cielo, la terra, tutto bianco. La neve è consistente sotto, leggera sopra. Pesto con movimenti meccanici e ritmici. Spengo il cervello e lo riaccendo solo a spot, quando per un qualche motivo "sfondo" e allora devo decidere se spostarmi a destra oppure a sinistra. Bello. Bello spegnere la testa, liberare la mente. Il bianco inganna e i miei occhi calcolano male le distanze. Sono convinta di avere il piede a terra e invece manca ancora un pezzetto, e finisco giù nella neve.
Raffo mi dice che con le ciaspole farei meno fatica... ma sono quasi alla fine e poi, le ciaspole, non le so usare e continuerei ad inciampare nei miei stessi piedi.
Vedo il bivacco per metà ricoperto di neve ghiacciata. Tolgo un po' di neve che blocca l'ingresso e mi infilo dentro. Trovo alcune candele, qualche pacchetto di creck, una bottiglia d'acqua, la guida della Presolana e un quadernone lasciato da chissà chi... resti di umanità..
Ta'
Nessun commento:
Posta un commento